Attualità
Il XXI secolo si avvicina al giro di boa del suo primo quarto. Ed eccoci qui, nel tanto atteso 2025. Un numero che suona quasi come una promessa. Un nuovo inizio. Un capitolo da scrivere. Siamo tutti sull’uscio della porta di questo anno, con una valigia carica di desideri, aspettative; e sì, anche un pizzico di quella sana ingenuità che ci fa credere che il domani sarà diverso. Migliore.
Speranza è la parola più gettonata in questi giorni e fa bene al cuore sentirla pronunciata ancora, dopo un quarto di secolo che ci ha preso a schiaffi con crisi economiche che perdurano da quasi due decenni, una pandemia globale, sanguinosi atti terroristici e conflitti che sembrano usciti da un romanzo troppo crudele per essere vero. Ma diciamolo chiaro: di promesse non mantenute ne abbiamo piene le tasche.
Ogni inizio anno si presenta con la stessa vecchia routine. “Quest’anno cambieremo tutto”, dicono certi leader. E aggiungono la solita promessa: “Sarà l’anno della rinascita”. Parole che suonano dolci come una melodia natalizia, ma che spesso finiscono per essere interrotte dal solito disco rotto della realtà: inflazione, disuguaglianze, instabilità. E non è un problema solo italiano.
Non è un segreto che il mondo entri in questo 2025 con più dubbi che certezze.
C’è chi sogna un’Europa capace di fare finalmente l’Europa, unita e solidale, e non la somma delle sue piccole rivalità da cortile. C’è chi guarda a Est e al vicino Oriente, sperando che la parola pace rimpiazzi finalmente guerra e attende i primi passi del rieletto Donald Trump come fossero quelli di un nuovo messia.
Poi, c’è chi si affida alla scienza, alla tecnologia, alla sostenibilità, aspettandosi miracoli da intelligenze artificiali che, per ora, seminano più incognite che certezze per il futuro.
Ma la domanda vera, quella che nessuno osa porre, è questa: siamo davvero pronti a cambiare?
Il problema non è mai stato l’anno nuovo, ma il vecchio modo di pensare e di fare che ci trasciniamo dietro.
Cambiare richiede coraggio, visione e, soprattutto, responsabilità. E su quest’ultimo punto, siamo ancora al primo capitolo di un manuale mai aperto.
Quindi sì, entriamo nel 2025 con tutte le nostre speranze in bella mostra, come fossero fuochi d’artificio. Ma attenzione: perché se tutti noi non accenderemo la miccia giusta, rischieremo di passare un altro anno a fissare il cielo, aspettando un lampo che non arriva mai.
Come Corriere, intanto, più che alle speranze, guardiamo ai fatti.
Il 2024 lo abbiamo chiuso in forte crescita, soprattutto per l’edizione cartacea del Corriere dell’Umbria, ma anche per tutti i nostri siti internet, aggiornati nell’aspetto e arricchiti nei contenuti e per la neonata Radio Corriere dell’Umbria.
Nel 2025 questa crescita la vogliamo proseguire e consolidare.
Altre novità, a breve, non mancheranno perché abbiamo un unico obiettivo: mantenere quell’unica promessa che vi abbiamo fatto già un paio di anni fa; darvi, ogni giorno, almeno una ragione per sceglierci - su carta, su web o via etere - come la vostra fonte di informazione privilegiata. E permetteteci di osservare che, se i numeri continuano a crescere, significa che, almeno la nostra, non è una promessa vana.
Buon anno a tutti.
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