G7 INCLUSIONE E DISABILITÀ
Cosa resterà di questi tre giorni speciali vissuti in Umbria? Resteranno i sorrisi, la gioia, l’entusiasmo, la forza e l’energia di chiunque, fin dal primo appuntamento di lunedì ad Assisi, ha preso parte, come protagonista o testimone, ai lavori di un G7 che verrà ricordato nei libri di storia: il primo al mondo dedicato all’inclusione e alla disabilità. Ma ciò che più di tutto resterà sarà l’impegno concreto dei sette Paesi ritenuti i più potenti della Terra, che hanno deciso di intraprendere una strada comune prendendo formalmente l’impegno di rendere il mondo accessibile a tutti. Al centro delle future politiche di Italia, Stati Uniti, Canada, Francia, Gran Bretagna, Germania e anche dell’Unione Europea che ha voluto aggiungere anche la sua firma, ci sarà una nuova priorità: l’attenzione alle persone per una società più equa e solidale. Tutte le persone, senza eccezioni, inclusi coloro che vivono con una disabilità. L’obiettivo è ambizioso: un mondo senza differenze, ostacoli o discriminazioni per chi, fino a oggi, è stato considerato da molti come diverso, perfino incapace, solo per la sua condizione. Può sembrare un’utopia? Forse. Ma la Carta di Solfagnano, che prende il nome dall’antico castello umbro, rappresenta una pietra miliare nella storia dell’umanità. Otto punti chiari e concreti che non chiudono il discorso con la fine di questi tre giorni umbri, ma lo aprono. Un primo, grande passo verso un futuro che già prevede ulteriori impegni. Questa mattina, una copia della Carta, firmata dai sette ministri con penne realizzate da ragazzi con disabilità, viene consegnata a Papa Francesco, in Vaticano, come gesto simbolico. Ma il suo cammino non si ferma qui: l’anno prossimo verrà portata al G20, in Sudafrica, per sottoporla all’attenzione degli altri tredici grandi del pianeta. La Carta di Solfagnano non è solo parole. Presto, grazie al confronto e all’esempio dei Paesi più virtuosi, si trasformerà in azioni concrete. Ci saranno altri G7 dedicati all’inclusione e alle disabilità. Ma questo, il primo, ha segnato l’inizio di una storia nuova, di cui l’Italia e l’Umbria possono andare fieri. E il merito va al governo, in particolare all’impegno di un ministro, Alessandra Locatelli, che con un’infaticabile squadra, ha messo anima e corpo per organizzare queste tre giornate umbre. Senza risparmiare energie, ha saputo convincere gli altri Paesi che il momento di affrontare insieme i temi della disabilità e dell’inclusione era giunto. Ed è un impegno che va riconosciuto, oltre le bandiere di partito e le logiche elettorali. Una scelta coraggiosa, in cui nulla è stato lasciato al caso, a partire dalla scelta del luogo: l’Umbria, terra di spiritualità e accoglienza, che alla vigilia poteva sembrare impreparata ad affrontare un evento di tale portata. Eppure, non solo ha retto la sfida, ma ne è uscita vincitrice, regalando un appuntamento che resterà nella memoria per la partecipazione, l’entusiasmo e, soprattutto, il successo ottenuto.
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