UMBRIA
Giuseppe Conte a Cinque minuti da Bruno Vespa
Dagli scricchiolii alla frattura vera e propria il passo è stato brevissimo. E la battuta di Maurizio Gasparri lo sintetizza con sarcasmo pungente: più che un campo largo, quello in Umbria ormai somiglia a un campo santo. Non tanto per il tono spirituale che Stefania Proietti ha voluto dare alla campagna elettorale con la sua candidatura nel centrosinistra, ispirandosi al Cantico di San Francesco, quanto per le prime vittime politiche che si cominciano a contare tra coloro che avrebbero dovuto sostenere, compatti e inossidabili, la sua corsa verso l’appuntamento del 17 e 18 novembre.
Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, in prima serata televisiva durante la trasmissione Cinque Minuti di Bruno Vespa, ha annunciato la sepoltura definitiva del campo largo.
Colpa di Matteo Renzi, sostiene Conte, un distruttore e lobbista che in alleanza con il centrosinistra non potrebbe fare altro che danni. Anzi, lo definisce una vera e propria bomba a orologeria. Meglio, allora, disinnescarla subito: nessun patto con Renzi e, di conseguenza, nessun accordo con Italia Viva. Ma così facendo, una bomba è comunque esplosa. E, al di là di ciò che dicono alcuni grillini umbri e quelli del centrosinistra che provano a gettare acqua sul fuoco, si tratta di un ordigno incendiario.
Non colpisce direttamente i politici locali dell’alleanza, che ora si affannano a mostrare un fronte denso anche senza i (pochi) renziani umbri, pronti comunque a mantenersi dentro una lista indipendente (senza simbolo di Iv) , ma di sostegno. Ma brucia le speranze di quei sostenitori che sognavano un campo largo coeso, determinato e lanciato come un ariete verso la conquista di Palazzo Donini a Perugia e, perché no, magari in futuro anche di Palazzo Chigi a Roma. E tra quei sostenitori - lo rilevano i sondaggi da tempo - c’è ancora chi sta meditando se tornare o meno alle urne.
Insomma, per il centrosinistra umbro e nazionale questa uscita di Conte arriva proprio al momento meno opportuno. E non è la prima volta, come Conte non è l’unico a strappare una tela patchwork faticosamente imbastita.
Il campo largo è così ampio da non riuscire mai a durare più della speranza che genera.
Il miglior regalo per il centrodestra, alla vigilia delle elezioni.
Ora, se il campo santo vuole rifiorire, ha bisogno di una benedizione. Anzi, no. Forse di un esorcista. San Francesco permettendo...
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