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Elezioni Usa, la sfida tra Trump e Harris. Al voto di martedì: le ragioni, le curiosità (perché c'entrano le messe, le carrozze e gli animali)

I motivi storici e culturali dell'election day più atteso nel mondo: in gioco c'è la Casa Bianca, il luogo più potente del globo

Alfredo Doni

05 Novembre 2024, 12:47

Elezioni Usa, la sfida tra Trump e Harris. Al voto di martedì: le ragioni, le curiosità (perché c'entrano le messe, le carrozze e gli animali)

La Casa Bianca

Negli Stati Uniti oggi, martedì 5 novembre, si vota per eleggere il nuovo presidente. Donald Trump o Kamala Harris? Chi vincerà? Ma la domanda è anche un'altra: perché negli Usa si vota di martedì? Ebbene, c'è una spiegazione storica a questo quesito. 

L’origine di questa scelta risale al 1845, quando il Congresso decise che le elezioni si sarebbero svolte il primo martedì dopo il primo lunedì di novembre, per diversi motivi:

1. Stagione agricola: novembre era un periodo in cui la maggior parte dei raccolti era completata, quindi i contadini, che costituivano gran parte della popolazione, avevano meno impegni e potevano permettersi di viaggiare per votare.
2. Questione del giorno della settimana: la domenica era considerata un giorno sacro e di riposo, quindi inaccettabile per le attività come il voto. Lunedì, invece, era spesso dedicato al viaggio, poiché le persone nelle aree rurali potevano dover percorrere lunghe distanze per raggiungere i seggi. Di conseguenza, il martedì era il giorno più pratico.
3. Mercati settimanali: in molte città, i mercati settimanali si tenevano il mercoledì. Votare di martedì permetteva ai contadini di viaggiare, votare e tornare a casa in tempo per partecipare ai mercati.

Il sistema elettorale degli Stati Uniti, poi, è anche piuttosto complesso. Vediamo di capire come funziona:

Intanto si distingue nettamente dai sistemi elettorali europei, in particolare per il ruolo del Collegio Elettorale, per una struttura che influenza direttamente il processo con cui il presidente e il vicepresidente degli Stati Uniti vengono eletti.

Negli Stati Uniti, le elezioni presidenziali si svolgono ogni quattro anni. Tuttavia, il presidente non viene scelto direttamente dagli elettori, ma da un gruppo di elettori noti come “grandi elettori”, membri del Collegio Elettorale. Ogni Stato ha un numero di grandi elettori pari alla somma dei suoi rappresentanti alla Camera dei Rappresentanti e al Senato. Questo porta a una distribuzione che varia in base alla popolazione di ogni stato, dando maggiore peso agli stati più popolosi.

L’assegnazione dei grandi elettori avviene in base a un principio maggioritario per Stato: nella maggior parte dei casi, il candidato che ottiene la maggioranza dei voti popolari in uno stato si aggiudica tutti i grandi elettori di quello Stato. Questo sistema si chiama “winner-takes-all” (il vincitore prende tutto) ed è adottato in 48 dei 50 stati, con l’eccezione del Nebraska e del Maine, che usano un sistema proporzionale. Il numero totale di grandi elettori è 538, e un candidato ha bisogno di almeno 270 voti elettorali per vincere la presidenza.

Il sistema del Collegio Elettorale è spesso oggetto di dibattito. Da un lato, i sostenitori affermano che garantisce rappresentanza agli Stati meno popolosi, evitando che siano ignorati in favore delle aree urbane con più abitanti. Dall’altro, i critici sostengono che questo sistema può portare a una discrepanza tra il voto popolare e il risultato elettorale. In effetti, può succedere che un candidato vinca la presidenza senza ottenere la maggioranza del voto popolare. Questo è accaduto in diverse elezioni, tra cui quelle del 2000 e del 2016, suscitando critiche e richieste di riforma.

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