L'inchiesta
Antonio Bellocco
Le curve degli stadi in mano alla delinquenza. Persino dei boss o dei loro più stretti parenti. E' quello che sta emergendo giorno dopo giorno dopo l'intensificarsi delle indagini innescate dalla morte di Antonio Bellocco, uno dei capi ultras della tifoseria dell'Inter, ma soprattutto rampollo dell'omonima cosca calabrese, originaria di Rosarno. Bellocco è morto il 4 settembre dopo lo scontro con Andrea Beretta, 49 anni, storico capo ultrà. Ma chi era Bellocco. Nato nel 1988, sposato, due figli. Il padre era Giulio Bellocco, morto all'inizio dell'anno nel carcere di Opera. Ma Antonio Bellocco era soprattutto il nipote di Umberto, capobastone della cosca. Pluripregiudicato, era stato già condannato a nove anni per i suoi intensi legami con la criminalità organizzata. E' deceduto dopo una lite con Beretta. Stando alle ricostruzioni sarebbe stato proprio Bellocco a sparare per primo, per poi essere accoltellato alla gola. Scene da Far West a Cernusco sul Naviglio, nell’hinterland Est di Milano. Il tutto sarebbe avvenuto addirittura in una Smart, parcheggiata davanti ad una palestra. Berretta quella mattina se l'è cavata. E' stato medicato e poi condotto in carcere, dove è rinchiuso e vive nella paura di una vendetta della 'ndrangheta.
Gli inquirenti hanno lavorato alacremente dopo l'omicidio per far cadere i veli del mondo ultras e nei giorni scorsi sono terminati gli interrogatori di garanzia degli arrestati nell'ambito dell'inchiesta che ha letteralmente azzerato i vertici delle curve di Inter e Milan, indagini che hanno evidenziato ulteriormente i legami con i clan calabresi. In diversi sono stati interrogati direttamente nel carcere Opera. In cinque si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Un sesto ha ammesso alcuni addebiti in merito a una presunta intestazione fittizia con tanto di aggravante di agevolazione mafiosa.
L'inchiesta ha fatto emergere particolari ancora più inquetanti, in particolare dalle intercettazioni effettuate poche ore dopo la morte di Bellocco. La sete di vendetta del clan era pazzesca. La suocera parlando al fratello minore della vittima non usava certo giri di parole: "...non ti rassegnare...E dove ti rassegni, e dove?... che ho la rabbia per davvero, ti giuro...devi andare a combinare lo sai che?...devi combinare una strage, ce l'ha tolto davanti un giovane di figlio senza un perché...senza un perché". Parole che dipingono scenari che nulla hanno a che vedere con le vere tifoserie organizzate.
Da parte sua Berretta nell'interrogatorio dopo l'arresto per l'omicidio ha riferito che da giorni riceveva minacce da parte di Bellocco che insieme ad altri ultras gli avevano detto di volersi appropriare del merchandisingh della Curva Nord, fonte di reddito per lo stesso Berretta. Soldi, vendette, affari, omicidi, arresti. Un mondo complesso che purtroppo nasconde ancora tanto. Se ne tornerà a parlare stasera in tv, martedì 7 ottobre, nel corso della trasmissione Lo Stato delle Cose, condotta da Massimo Giletti su Rai 3.
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