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Verso il G7 sulle disabilità, Giovanni Marino (Angsa): "Autismo, con Progetto di vita spazzate via tutte le criticità"

24 Agosto 2024, 19:04

Giovanni Marino

Giovanni Marino, presidente Angsa

Tra le disabilità del neurosviluppo l’autismo è quello che richiede maggiori bisogni di supporto. Rappresenta, infatti, oltre il 95% di tutte le altre condizioni di disabilità messe assieme. La crescita di prevalenza è passata da 1 su 10.000 nati negli anni ‘80 ad 1 su 47 nati di oggi. In tutti i paesi del mondo. La necessità di servizi sanitari molto specialistici, ha inconsapevolmente caratterizzato l’autismo lontano dai processi e dai diritti delle persone con disabilità. Anche la scuola, ad esempio, continua a misurare l’inclusione monitorando principalmente la questione dell’accessibilità e delle barriere architettoniche. Le persone con autismo e le Associazioni delle famiglie che li rappresentano hanno dovuto aspettare la legge 227/2021 ed i recenti decreti attuativi per vedere riconosciuti i loro diritti in condizioni di pari opportunità. Però ad una facile erogazione dell’indennità per la non autosufficienza, si contrappone, per l’autismo, una difficile esigibilità dei servizi sanitari e socio sanitari sul territorio. Il decreto legislativo nr 62/24, attuativo della legge 227, definisce le regole del Progetto di vita e prevede, per il 2025, un periodo di sperimentazione includendo l’autismo. Angsa è soddisfatta di questa scelta perché riteniamo che emergeranno, e saranno risolte, tutte quelle criticità che abbiamo sempre segnalato, a partire da una disomogenea disponibilità nei territori di Unità di valutazione multidisciplinare per il Progetto di vita e da vincolanti autonomie di bilancio da parte delle Aziende Sanitarie. Quando, nel 2026, il Decreto 62 andrà a regime anche i diritti delle persone con autismo saranno resi parimenti esigibili, ma l’autismo richiede prima di tutto servizi sanitari con adeguato numero di Operatori specializzati, che possono erogare diagnosi precoci, tempestivi ed appropriati interventi abilitativi (basati sull’evidenza scientifica) nonché una presa in carico dell’adulto, mentre non sono da trascurare adeguate risorse per la ricerca scientifica di base per scongiurare “l’epidemia” in atto. Tutti gli adulti con autismo, a prescindere dal loro livello di gravità, devono potere sperimentare percorsi di inclusione lavorativa poiché il lavoro è un potente strumento di emancipazione e di autonomia, come dimostrato dalle molte realtà esistenti messe in campo dalle famiglie, che la legislazione deve riconoscere e quindi rendere accessibile.

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