La struttura
Francesca Di Maolo
Davide (i nomi sono di fantasia per la privacy) è entrato all’Istituto Serafico di Assisi all’età di tre anni dopo un incidente nel quale sono morti i suoi genitori, incidente che gli ha provocato gravi lesioni al cervello. Era in stato vegetativo, i suoi occhi erano vuoti, non coglieva nulla di quello che gli succedeva intorno. Ma un giorno qualcosa è cambiato. Steso su un pianoforte a coda, mentre la terapista suonava Mozart e il suo corpicino veniva massaggiato, il suo sguardo è tornato vigile ed ha iniziato a riconoscere le persone. “Provai un’emozione fortissima”, racconta la presidente Francesca Di Maolo, “a stento ho trattenuto lacrime di commozione”. Sempre lei, mentre era in gita in Kosovo ha trovato Richard di 5 anni in gravi condizioni: non poteva né camminare, né parlare né comunicare. La famiglia aveva grandi difficoltà a prendersi cura di lui e ad accettare la sua condizione di disabilità. Una volta tornata ad Assisi ha trovato per lui una famiglia affidataria umbra e da allora per cinque giorni alla settimana all’Istituto si prendono cura di lui. Ora Richard comprende e sorride.
Scienza e cuore, questo il grande segreto del Serafico, fondato 153 anni fa dal frate francescano Ludovico da Casoria che sentì il dovere di realizzare un’opera di carità ad Assisi dove ci si occupasse dell’educazione e dell’istruzione dei bambini ciechi e sordi. Quando, in seguito, la scuola pubblica ha aperto loro le porte ed è quindi cessata la necessità di un Istituto prevalentemente educativo questo si è rivolto verso i bisogni sanitari dei bambini con gravi disabilità plurime e complesse, con disturbi neuropsichiatrici e del neurosviluppo. Oggi il Serafico ha 86 posti residenziali, 30 in regime semiresidenziale, ogni giorno si occupa di 130-150 ragazzi provenienti da tutta Italia, esegue in un anno 19 mila trattamenti riabilitativi e 22 mila trattamenti educativi. Nel 2023 ha dato 200 mila euro di prestazioni gratuite attraverso il Progetto #inAiuto, un “fondo sospeso” pronto ad intervenire tempestivamente non solo per quanto riguarda le povertà economiche o sociali ma anche per tutte quelle emergenze che pesano sulle spalle delle persone con disabilità e delle loro famiglie.
Il Serafico ha 186 dipendenti e recentemente, il 6 maggio, ha aperto un nuovo centro di riabilitazione che ospita servizi di rieducazione fisica e psicologica con tecnologie all’avanguardia, ed ha inaugurato alcuni nuovi ambulatori specialistici, aperti a tutti, soprattutto per evitare di portare negli ospedali i “suoi” ragazzi da visitare, un fatto che per loro è molto traumatico.
Questi nuovi ambulatori si vanno ad aggiungere a quelli già esistenti di fisiatria e neuropsichiatria infantile “Sono molto tecnologici, compreso quello oculistico e odontoiatrico” spiega la presidente. “Abbiamo introdotto anche l’Intelligenza artificiale, straordinaria per la diagnosi e la riabilitazione. E’ una sorta di tapis roulant con una telecamera e un solo sensore che individua i punti di forza e quelli di debolezza di una persona, ricostruisce la colonna vertebrale, dice se hai necessità di ausili e questo ci permette di valutare l’efficacia degli interventi evitando,in alcuni casi, indagini più invasive come la Tac e la Risonanza Magnetica. Abbiamo dedicato anche grande attenzione anche ai colori delle pareti e degli arredi”.
I corridoi sono ampi e luminosi impreziositi da grandi piante, le pareti dai colori pastello sono rallegrate da una miriade di dipinti, disegni, acquarelli tutti realizzati dai suoi ospiti, grandi e piccoli. Ci sono laboratori di musicaterapia, di arteterapia, di ortoterapia, di grafica e persino una radio e un teatro dove si mettono in scena spettacoli. “Il Serafico vuole proporre un modello di cura che inizi dal basso, dalla conoscenza della persona , dai suoi bisogni e dai sui talenti. Partendo proprio da “The Economy of Francesco”, incontro voluto da Papa Francesco che ha riunito qui ad Assisi i giovani economisti under 35, change-makers e imprenditori per rifondare l’economia, sarebbe bello che Assisi diventasse il luogo di partenza di un nuovo umanesimo, una città importante non solo per la pace e per la Basilica, ma anche come luogo di cura, di ricerca e di innovazione nel campo della disabilità. E io credo che il prossimo G7 potrà contribuire a questo. Lo sviluppo di un’intera comunità parte dalla capacità di potersi prendere in carico e far crescere le persone più fragili. Non stiamo parlando di assistenzialismo ma di ricerca, di innovazione, di politica di servizio perché siamo un crocevia per tanti genitori, per tante famiglie. Dobbiamo migliorare la vita dei più fragili perché la fragilità è una condizione dell’uomo e noi la possiamo guardare in faccia senza paura”.
Il 70% del bilancio del Serafico è pubblico, proviene dalle Asl, il 30% da entrate private che vengono intercettate attraverso un apposito settore interno che organizza campagne di raccolta fondi, circa 14 l’anno, basate su dei progetti specifici.
“Questo ci permette di accogliere bambini e ragazzi disabili anche a titolo gratuito. Ci sono delle mamme stremate che possiamo sostenere, farle respirare prendendo noi in carico i loro figli per alcuni giorni. Una madre mi ha chiamato recentemente dicendo che dopo tanto tempo era riuscita ad andare a teatro con il marito e a mangiare un piatto di spaghetti a mezzanotte. Nel corso degli anni abbiamo imparato una verità fondamentale: il prendersi cura non ha niente a che fare con la guarigione: inguaribile non vuol dire incurabile. Anche una persona con i maggiori limiti può essere accompagnato a vivere una vita piena. Ed è questo il nostro obiettivo principale”.
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