Cronaca
Condannato a 24 anni e 1 mese di reclusione Erjon Behari, il 44enne albanese che poco più di un anno fa ha ucciso con una coltellata al costato il 28enne spoletino Stefano Bartoli. Questa la sentenza emessa ieri pomeriggio dalla Corte d’Assise di Terni che lo ha giudicato colpevole sia dell’omicidio volontario che del porto di armi o oggetti atti a offendere, riconoscendo la continuazione dei reati, ma anche le attenuanti generiche equivalenti all'aggravante dei futili motivi e alla recidiva contestata.
Per Behari, invece, il pm della Procura di Spoleto, Alessandro Tana, aveva chiesto l’ergastolo, ricostruendo fatti e responsabilità di quel 20 luglio 2024, quando Bartoli si è prima accasciato in via Due Giugno ed è poi morto in Pronto soccorso pochi minuti dopo il trasferimento in ambulanza. Alla richiesta dell’ergastolo si è associato anche l’avvocato di parte civile Andrea Bellingacci, che rappresenta la mamma e i fratelli di Bartoli, mentre l'avvocato difensore, Maria Donatella Aiello, ha chiesto la cancellazione dell'aggravante dei futili motivi, l'assoluzione per l'accusa del porto di armi e la riqualificazione dell'omicidio da volontario in preterintenzionale.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate in 45 giorni, ma intanto col dispositivo letto ieri in aula dalla presidente Simona Tordelli sono state anche riconosciute provvisionali ai familiari di Bartoli quantificate in 50 mila euro in favore della mamma e 25 mila per ciascuno dei fratelli.
La mamma del 28enne ucciso anche ieri era in tribunale, come accaduto per ogni udienza del processo, sempre affiancata dall’avvocato Andrea Bellingacci che dopo la decisione della Corte ha detto: “È una sentenza che rende giustizia a Stefano e ai suoi familiari, ma di certo non può mitigare il dolore della mamma e dei fratelli per la perdita”. La difesa, rappresentata dall'avvocato Maria Donatella Aiello, ha invece annunciato fin da ora sia il “ricorso in appello” che la volontà “di reiterare nel processo di secondo grado la richiesta di una nuova perizia psichiatrica” per Behari. Prima della discussione di ieri, infatti, le parti e alla Corte hanno sentito altri due psichiatri, Massimiliano Matteucci e Franco Simonucci, quest'ultimo in particolare aveva in altro procedimento considerato Behari incapace di intendere e di volere. In questo quadro, la difesa anche ieri è tornata nuovamente a sollecitare la disposizione di un’ulteriore perizia sul 44enne, ma dopo una breve camera di consiglio, la richiesta è stata respinta dalla Corte, che aveva comunque in mano la perizia del prof Stefano Ferracuti, disposta dal gip Maria Silvia Festa in sede di indagini preliminari, secondo la quale il 44enne, nonostante alcuni deficit, è capace di intendere e di volere. In aula prima della discussione Behari ha anche rilasciato brevi dichiarazioni spontanee, affermando che Bartoli si era presentato a casa sua per recuperare un cellulare, lo stesso di cui aveva già parlato in aula la fidanzata della vittima, e di aver preso il coltello da cucina perché si era spaventato. L’imputato, infine, è tornato a sostenere quanto ha sempre detto in questi mesi, ovvero di non aver sferrato la coltellata con l'intento di uccidere Bartoli, che purtroppo invece ha perso la vita poco dopo in Pronto soccorso.
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