Perugia
"Mi hanno tolto un rene che non andava tolto, condannandomi a vivere con una insufficienza renale e per questo voglio che sia fatta giustizia”. A denunciare quanto accaduto in un ospedale della provincia di Perugia è un cinquantenne residente nella zona dell’assisano a cui, a novembre del 2023, è stato asportato un rene. Del resto, che la richiesta di giustizia abbia motivo di esistere, lo confermano anche i periti del pm negli atti dell’inchiesta aperta dalla procura di Spoleto: “Il paziente - scrivono in una relazione medico legale -venne sottoposto a una nefrectomia in assenza di una necessaria diagnosi di malattia, causando un indebolimento della funzione emuntoria. Questo (l’asportazione del rene, ndr) senza che fosse stata prima più correttamente eseguita una biopsia che avrebbe potuto portare alla diagnosi di linfoma B di basso grado così evitando la perdita dell’organo, al più - spiegano i tre periti medico legali - asportabile in mancanza di risposta alla chemioterapia e alla immunoterapia”. Il caso che, suo malgrado, vede protagonista il cinquantenne di Assisi - assistito dall’avvocato Saschia Soli - coinvolge diversi medici, in quanto, come viene rilevato pacificamente anche dai periti, “per tre mesi nessuno ha sospettato che quella massa di 12 centimetri fosse tumorale e non di natura traumatica, come ipotizzato dalla maggior parte degli esperti che trattarono il suo caso”.
Ad ogni modo, per quei camici bianchi che, pur “non avendo approfondito le condizioni a dovere secondo le linee guida”, di fatto scambiando un linfoma per un ematoma, la procura di Spoleto ha chiesto l’archiviazione. Secondo i periti infatti (i dottori Brunero Begliomini, Michele Citone e Francesco Di Costanzo) “il ritardo diagnostico di circa 3 mesi non ha avuto alcuna valenza aggravante in termini prognostici”. Ma parallelamente alla richiesta di archiviazione avanzata dal pm Vincenzo Ferrigno - a cui il paziente ha fatto opposizione -, c’è l’apertura di un altro fascicolo per lesioni gravissime, al momento contro ignoti, in cui ben presto potrebbero finire iscritti gli altri specialisti intervenuti. Il caso infatti, reso noto dallo stesso paziente che vuol “denunciare la malasanità” di cui è stato “vittima”, ha già avuto diversi sviluppi giudiziari. Il cinquantenne, il cui linfoma è ormai fortunatamente in remissione ma resta sempre a rischio dialisi in caso di patologie legate all’unico rene rimasto, aveva sporto denuncia all’inizio di dicembre del 2023.
L'articolo completo nell'edizione del Corriere dell'Umbria del 26 febbraio
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