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L'intervista

L'Umbria che Spacca, Fulminacci in concerto. L'intervista: "Non andare di moda è una cosa giusta"

Il cantautore romano a Perugia per la seconda data del tour estivo Infinito +1

Gabriele Burini

04 Luglio 2024, 00:05

Fulminacci

Fulminacci in uno dei concerti invernali (foto Panucci)

Filippo Uttinacci, per tutti Fulminacci, ha 26 anni e le idee già chiare in testa. Stasera il cantautore romano sarà sul palco dell’undicesima edizione de L’Umbria che Spacca, ai giardini del Frontone di Perugia, per la seconda serata del festival che coincide anche con il secondo concerto del suo tour estivo, al via ieri sera da San Mauro Pascoli (in provincia di Forlì-Cesena).

- Cosa si aspetta da questa tappa perugina, ma in generale da questo tour estivo?
L’Umbria che Spacca è un festival importante che sento raccontare, sono molto curioso e non vedo l’ora di respirare questa atmosfera. L’Umbria è bella, mi piace, sono fan della regione e in generale il tour estivo credo sarà molto divertente. E’ stato già divertente quello invernale, abbiamo fatto delle piccole modifiche anche per gli stoici che sono già venuti a vederci nei club.
- Quali modifiche apporterà?
Essendo un tour all’aperto ho la necessità di cambiare qualcosa. Ho pensato anche a qualcosa di diverso esteticamente che possa rendere lo spettacolo più adatto al contesto esterno. Poi ci sono delle piccole modifiche di scaletta, con dei brani che non facevamo prima. Può essere divertente anche per chi suona avere un leggero cambio di repertorio per rendere tutto più vario, ma anche per il pubblico appunto.
- Questo è il suo terzo album, che dà anche il nome al tour: ma cosa significa in realtà Infinito +1?
Significa due cose. Il significato vero, quello serio, è che noi esseri umani abbiamo bisogno di creare delle regole, mettere dei confini e dei recinti anche dove non ci sono, perché la libertà, quella vera, sconfinata, in realtà non è una cosa che ci piace. L’altra parte della derivazione del titolo viene da un gioco che io facevo da bambino, che era la gara a chi diceva il numero più grande. Vinceva chi diceva infinito più uno, e quindi è una formula matematica irrazionale, ma molto rassicurante.

- Come e in cosa è cambiato Fulminacci da La vita veramente, primo album uscito nel 2019, a oggi?
Quel disco lì l’ho scritto senza sapere se sarebbe diventato un disco, senza sapere che l’avrebbero ascoltato delle persone e che sarebbe stato cantato addirittura in un palazzetto. Aveva una spontaneità che sicuramente non ci sarà mai più. Ciò chiaramente non vuol dire che quello che viene dopo sia meno onesto, però sicuramente lì, nel primo disco, c’è qualcosa che non ci può più essere, cioè l’incertezza di sapere se avrei fatto questo lavoro oppure no. Nei dischi successivi bisogna lavorare sulla ricerca di questa ingenuità.
- In questo lasso di tempo c’è stata anche la parentesi al Festival di Sanremo. Ci tornerebbe?
Io sono andato a Sanremo l’anno in cui il Festival è cambiato senza che io lo sapessi, portando una canzone, Santa Marinella, che ritenevo Sanremese nell’accezione che ormai non c’è più, mentre in realtà stavo andando in controtendenza. Ma è una cosa che mi è piaciuta, mi è piaciuto trovarmi lì con un brano che non avesse proprio nulla a che vedere con il periodo storico che stavamo vivendo. Mi piace non seguire le tendenze perché so che le cose che non seguono le tendenze vengono valutate in base alla loro qualità. Credo che non andare di moda sia una cosa giusta, almeno per come sono fatto io, per com’è il mio carattere, perché almeno uno può fare sempre quello che esattamente vuole a prescindere dal periodo storico. Tornando alla domanda, ci tornerei sicuramente perché è una cosa che mi piace, sono un fan di Sanremo, lo guardo da quando sono bambino ed è bello poi andarci e sentirsi parte di una manifestazione così sentita.

- Tanti l’hanno definita come il nuovo Daniele Silvestri, a cui ha sempre detto di ispirarsi: ci ha scritto una canzone, L’uomo nello specchio, ed è nato anche un rapporto personale. Questo paragone le pesa o è un onore?
E’ veramente divertente affrontare ogni volta questo tema, ma la verità è che sono stato fortunato, ho trovato in lui una persona che oltre che stimarmi mi riempie di gioia. Ci vogliamo bene ed è una cosa bella questa, perché poteva anche essere che ci stavamo antipatici. E’ bellissimo imparare da un maestro che ti tratta alla pari anche se non siamo alla pari per niente. Il paragone per me è sempre stato un motivo di orgoglio, non mi ha mai dato fastidio, anzi, sono sempre stato molto contento di questa cosa.
- Quindi L’uomo nello specchio è Fulminacci?
Lui a quanto pare dice un po’ questo, l’abbiamo scritta senza neanche dircela troppo questa cosa, aveva già in mente la frase su quel giro di accordi e poi piano piano, mentre scrivevamo, io ho capito di cosa stavamo parlando. Forse è un fatto di rivedersi non so quanto, magari parzialmente, nella sua versione più giovane, anche se poi ognuno è un singolo individuo con le sue peculiarità. Però sentirsi dire queste cose da lui è una cosa pazzesca, un’emozione enorme.

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