GUBBIO
Fiammetta Modena, Vittorio Fiorucci, Stefania Craxi e Sergio Casagrande a Palazzo Pretorio per la presentazione di All’ombra della storia (PhotoStudio)
I ricordi di una figlia che non dimentica. Che non può dimenticare l’eredità di un pensiero e di una cultura politica. All’ombra della storia è il libro che Stefania Craxi ha presentato giovedì sera nell’affollata sala Trecentesca di Palazzo Pretorio a Gubbio. Con lei il direttore del Corriere dell’Umbria e del Gruppo Corriere Sergio Casagrande e Fiammetta Modena, già senatrice e attuale segretaria provinciale di Forza Italia Perugia e capo della segreteria tecnica del viceministro della Giustizia Francesco Sisto.
Il sindaco di Gubbio Vittorio Fiorucci, in apertura dei lavori, non si è limitato ai saluti istituzionali. Ha parlato di “libro coraggioso” invitando tutti a una lettura “con occhi diversi” della stagione politica craxiana. Ha poi ricordato l’arrivo a Gubbio dell’allora premier nel maggio del 1998 e il discorso in piazza Oderisi: “Già a quei tempi parlava della necessità di riformare lo Stato, di proteggere lavoro e democrazia di fronte alle concentrazioni economiche. Aveva visto lungo, aveva previsto l’arrivo della globalizzazione che avrebbe distrutto la piccola e media impresa”.
Fiorucci ha chiuso il suo intervento con uno sguardo nostalgico alla politica che “si faceva domande e sapeva dare risposte, al contrario di oggi dove ha smesso di ascoltare”. Sergio Casagrande, Fiammetta Modena e Stefania Craxi hanno proseguito la serata ripercorrendo alcuni passi salienti del libro. Dal Craxi “statista e uomo d’altri tempi” che “parlava – ha detto Casagrande – un linguaggio diverso dagli altri politici e sapeva rivolgersi in maniera diretta ai giovani”. “Uomo dagli ideali risorgimentali, contemporaneamente con uno sguardo sul futuro – ha ricordato Stefania Craxi -, un leader forte ma della Prima Repubblica, quando si parlava sempre in senso collettivo”.
Inevitabilmente il dibattito è poi scivolato sulla vicenda Sigonella: “Chi governa ha il dovere di fare scelte, ovvio anche difficili. La sua fu una decisione mirata a salvare la vita degli ostaggi nel rispetto delle leggi e del diritto internazionale. Non è mai stata una sfida agli Stati Uniti, cosa che ha sempre riconosciuto anche Reagan”. Gli argomenti incalzano tambureggianti: “Tangentopoli ha decretato la fine della vita politica di Craxi – ha proseguito l’autrice del libro -, ma anche quella del Paese. E’ stato lo scontro tra potere e grande finanza con la politica che ne è uscita sconfitta. Craxi difendeva il primato della politica e chiedeva una riforma già dal 1978. I magistrati sono stati un mezzo per raggiungere lo scopo”.
Ma oggi il leader socialista sarebbe stato di centro destra? “Sicuramente le idee di Bettino – continua Stefania – non erano di sinistra. Forza Italia ha dato agibilità politica ai socialisti della Seconda Repubblica”. Inevitabile anche il passaggio sulla politica internazionale e il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo sempre sostenuto con forza da Craxi: “Non accadeva cosa in quell’area che non lo sapesse – dice ancora Stefania -, basta vedere come sono andate le cose in Libia dopo la sua uscita di scena. Oggi il problema non riguarda più un singolo Stato ma è l’Europa nella sua interezza che deve esercitare questo ruolo e la mancanza di unità di idee è purtroppo determinante. Ma certo questo non lo si può imputare al governo che, al contrario, si dà una gran da fare in questa direzione”. E il “chi è senza peccato scagli la prima pietra”, senso del famoso discorso di Craxi in Parlamento? “A quelle parole è seguito un vile silenzio – incalza la senatrice – e la scelta dell’esilio dolorosissimo è stata fatta per difendere le sue idee, sapendo benissimo che sarebbe morto lontano da casa e senza possibilità di curarsi”.
Fiammetta Modena ha invece voluto sottolineare il “senso di comunità” di quegli anni che “oggi – ha risposto l’autrice di All’ombra della storia – non vedo più. C’era un pensiero e cambiare partito era quasi impossibile”. I ricordi vanno, poi, agli anni universitari di Bettino: “Era naturale, allora, il passaggio dall’università alla politica. Cosa che non c’è più, perché oggi non vedo nei giovani né afflato né interesse. Si iniziava in una piccola sezione di partito un lungo percorso che formava l’uomo politico, senza alcun tipo di scorciatoia”. Ma qualcuno le ha mai chiesto scusa dopo tanti anni? ha chiosato Casagrande: “Il presidente del Senato La Russa è venuto a omaggiare la tomba di Craxi. Se non è chiedere scusa… Certamente da sinistra, però, nessuno lo ha fatto”.
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