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Gubbio

Madonna del melograno, ecco dove era nascosta e chi la deteneva senza saperlo

Luca Mercadini

11 Dicembre 2024, 15:01

Il nascondiglio sottorraneo della Madonna del Melograno

Il nascondiglio sottorraneo della Madonna del Melograno a Imola

La Madonna del Melograno è tornata a Gubbio, nella sua sede naturale della Pinacoteca di palazzo dei Consoli. Dall’audace furto acrobatico del 1979 a oggi il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale ha posto in essere una incessante attività di ricerca finalizzata al rintraccio della pregevole opera d’arte, inizialmente accostata alla scuola di Filippo Lippi e poi attribuita al suo seguace Pier Francesco Fiorentino che per i colori, il disegno e l’espressione dei volti è considerata di inestimabile valore artistico. In questi anni, i Carabinieri del TPC hanno divulgato la notizia della scomparsa del dipinto al fine di rintracciarlo e consegnarlo al luogo d’origine. Nel tempo, la tavola a tempera è stata cercata dai Carabinieri TPC in modo assiduo e continuo, perfino oltre i confini nazionali, avvalendosi anche della divulgazione di informazioni sui mass media nazionali e programmi televisivi, come ad esempio “Maurizio Costanzo Show” e “Chi L’ha Visto?”.

Il possessore ignaro

Grazie al prolungato lavoro di ricerca e di divulgazione posto in essere l’attuale possessore ignaro della reale importanza dell’opera, appena avuta la disponibilità del dipinto, ponendo fiducia nell’istituzione, contattava il Nucleo TPC di Bologna ai fini di ottenere maggiori informazioni sul manufatto detenuto.

Il ritrovamento

L’effige fotografica dell’opera asportata era stata inserita all’epoca del furto nellaBanca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti gestita dal Comando TPC e nel Bollettino delle ricerche delle opere d’arte trafugate n. 9 anno 1982, e, proprio dai preliminari accertamenti condotti, i Carabinieri TPC potevano rilevare che la foto del bene culturale presentava notevoli analogie con quella trafugata nel 1979 dalla Pinacoteca di Gubbio.

Il confronto

Per l’esito positivo della vicenda sono infine risultate importanti: gli accertamenti investigativi che consentivano di appurare come la tavola asportata era stata nascosta e custodita, per qualche tempo, in un magazzino sotterraneo nella città di Imola (BO), per poi essere rinvenuta durante uno sgombero su di una mensola e successivamente ceduta - qualche giorno prima del sequestro operato d’iniziativa dai Carabinieri TPC - al possessore ritenuto in buona fede; l’esame autoptico condotto dai funzionari della Pinacoteca del Comune di Gubbio, che dopo attenta visione della tavola la riconoscevano senza alcun dubbio come l’opera d’arte asportata nella notte tra il 18 ed il 19 marzo del 1979 ai danni del Comune di Gubbio e nel contempo individuavano un ulteriore elemento irripetibile, ovvero due fori di chiodi localizzati sulla cornice in basso a sinistra che in origine assicuravano la targhetta con il numero di inventario dell’Ente proprietario. A conclusione delle indagini condotte dai Carabinieri dell’Arte, il Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bologna, che ha coordinato e diretto le attività investigative, disponeva la riconsegna della pregevole tavola quattrocentesca al Museo civico del Comune di Gubbio, proprietario dell’opera, consentendo di poterla restituire alla comunità eugubina e quindi all’intera collettività, celebrando così il ritorno del dipinto trafugato come un doppio dono alla comunità: un simbolo di fede cristiana, che si rinnova a ridosso dell’avvenuta celebrazione dell’Immacolata, e nel contempo un richiamo al legame con la natura e le sue luci, che si accende insieme all’albero di natale più grande del mondo.

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