LETTERE AL DIRETTORE
La situazione in in Via Isonzo a Foligno. Fotografia di ieri, mercoledì 25 giugno
- Gentile Direttore, questa è la domanda di un bimbo, figlio di una coppia di turisti a spasso per le strade del centro storico di Perugia: "Mamma, perché in questa città lasciano i sacchetti dei rifiuti davanti ai portoni?"
Domanda innocente quanto acuta. Ricordo ancora l'avvio della campagna sulla raccolta differenziata da parte di Gesenu e le file per ritirare i 3 mastelli. All'epoca feci una battuta all'addetto alla consegna: "Voi pensate di essere in Norvegia?"
A distanza di tanti anni e di classifiche sui comuni "ricicloni", quello a cui assistiamo tutti (ma se ne accorgono solo i bambini) è lo spettacolo indegno dei sacchetti di rifiuti che "decorano" le strade di Perugia e che viene riproposto giornalmente, con numerose repliche nei weekend. È di questi giorni l'intervista ad uno degli amministratori comunali, pubblicata sul suo Corriere dell’Umbria, in cui si fa riferimento a volantini bilingue, in collaborazione con Gesenu, per spiegare in modo semplice le regole della raccolta differenziata. Tutto quello che può far migliorare la situazione è benvenuto. Tuttavia, credo sia urgente che il Comune chieda a Gesenu di risolvere il problema dei rifiuti abbandonati fuori dai mastelli, fuori dagli orari e fuori da ogni più elementare regola civica. Non si può penalizzare il cittadino che rispetta le regole ma, più in generale, l'immagine della Città tutta, lasciando per giorni e giorni i rifiuti abbandonati per strada solo perché non è il giorno o l'orario previsto per la raccolta di quella tipologia di rifiuto. A giorni avrà inizio Umbria Jazz: che immagine della città vogliamo lasciare ai tanti turisti che decideranno di trascorrere qualche giorno a Perugia? La teoria delle "broken windows" funziona se tutte le finestre sono integre tranne una. A Perugia ormai le finestre rotte sono più numerose di quelle integre.
Ultima considerazione: ormai i cestini per i rifiuti disponibili per strada sono più unici che rari e i meno sensibili dal punto di vista civico, non perdono tempo a cercarli e lasciano i rifiuti ovunque.
Cordialmente,
Carlo Bonini,
da Perugia
Caro Carlo,
ti do del tu non per mancanza di rispetto, ma perché tra chi ama davvero questa terra, indignarsi insieme è quasi un dovere morale, e la complicità nella rabbia giusta si esprime meglio senza formalismi.
Condivido ogni riga della tua lettera. Ogni singola parola. Perché quello che descrivi non è uno scempio al quale si assiste solo a Perugia, ma una fotografia sempre più nitida di ciò che accade in moltissime città umbre e italiane.
Una mostra permanente dell'inciviltà, una vergogna a cielo aperto che ci accompagna quotidianamente e che, come hai giustamente detto, notano soprattutto i bambini. Quelli sì che vedono davvero. Noi adulti abbiamo imparato - o forse scelto - troppo spesso di girare lo sguardo.
E tu, a quella domanda del bambino, avresti potuto rispondere con un’altra domanda, magari rivolta alla sua mamma, perché lui non avrebbe ancora capito: "Perché in questo Paese l'educazione civica è diventata una favola, e il senso del bene comune un optional?"
Il problema dei sacchetti dei rifiuti abbandonati non è solo un fallimento organizzativo, ma culturale.
E purtroppo la colpa è anche nostra. Di noi cittadini. Perché non è sempre "colpa degli altri". Quelli che li abbandonano di notte, nei vicoli, lontano da casa loro, siamo sempre "noi". Quelli che pensano che rispettare le regole sia una gentile concessione, non un obbligo di civiltà.
Hai citato Perugia? Ecco, guarda questa foto che allego: Foligno, via Isonzo, ieri mattina.
La situazione in in Via Isonzo a Foligno. Fotografia di ieri, mercoledì 25 giugno
Sacchetti accatastati, ogni giorno, in attesa di essere rimossi. Restano lì per giorni ed è così da mesi.
I residenti protestano, un cartelli ammonisce, ma la montagna è sempre lì. Se si porta via, immediatamente torna a crescere.
E intanto, col caldo, il tanfo entra nei polmoni e il rischio sanitario non è più una minaccia, è un presente maleodorante.
Anche lì, in via Isonzo di Foligno, come altrove, c’è chi fa la differenziata con rigore svizzero e chi, invece, pensa che l'angolo di una strada sia il posto perfetto per lasciare la propria inciviltà ben visibile.
Hai perfettamente ragione anche sulla responsabilità delle istituzioni.
I Comuni devono fare molto di più. Devono pretendere da chi gestisce la raccolta efficienza e flessibilità. E magari sistemi di raccolta migliori, perché comunque anche in Umbria e anche nel resto d'Italia abbiamo tanti esempi di città e vie perfettamente pulite, senza spettacoli indegni di sacchetti abbandonati o in attesa di essere raccolti,
Non si può lasciare un sacco per giorni perché "non è il turno giusto": in quel momento è l'immagine della città a marcire insieme a quei rifiuti. E chi rispetta le regole non può tenersi la monnezza per giorni in casa in attesa dell’orario e del giorno giusto.
Ma devono anche tornare a controllare.
A sanzionare. A vigilare. E a farlo davvero, non a parole. Perché, diciamolo: senza deterrente, l’inciviltà si sente libera.
E i cittadini corretti si sentono, giustamente, presi in giro.
Hai citato Umbria Jazz? Ottimo esempio. Milioni di euro spesi in eventi e promozione turistica. Ma cosa vedrà il turista appena uscito dal B&B del centro di Perugia? Una vetrina elegante o un bidone a cielo aperto?
Hai evocato la teoria delle "broken windows": perfetta. A Perugia, a Foligno e l'elenco è lungo, ormai le finestre rotte sono così tante che la casa sembra più una discarica che un condominio.
E i cestini spariti? Sono la beffa.
Perché neanche chi vorrebbe comportarsi bene trova gli strumenti per farlo.
Così, si molla tutto per terra. E il resto lo fanno i piccioni e il vento.
Allora, cosa fare?
Tutto quello che hai detto tu: campagne informative (bene), ma anche multe salate (meglio), controlli veri (urgenti), e una seria presa di coscienza collettiva (indispensabile).
Perché finché considereremo il nostro sacchetto "un problema di qualcun altro", continueremo a vivere tra la spazzatura e a stupirci che i bambini facciano domande intelligenti.
Ti ringrazio per la tua lettera. È un pugno allo stomaco della nostra civiltà. Ma a volte è solo con un pugno che ci si sveglia davvero.
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