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MONTEFALCO

Naf - Nose Art Festival: quando l'olfatto diventa arte, linguaggio e memoria

Sergio Casagrande

24 Giugno 2025, 11:49

Naf - Nose Art Festival: quando l'olfatto diventa arte, linguaggio e memoria
Che il profumo potesse diventare cultura lo sospettavano in pochi. Che potesse anche trasformarsi in esperienza artistica, educativa, teatrale e persino gastronomica, lo ha dimostrato - e con i fatti - la prima edizione del NAF - Nose Art Festival, andata in scena il 21 e 22 giugno 2025 nella storica Cantina Scacciadiavoli di Montefalco.
Una scommessa? Sì. Vinta? Più che vinta.
Il NAF, ideato da Liù Pambuffetti con la collaborazione del padre Amilcare e del fratello Jacopo, ha portato per la prima volta in Italia un festival interamente dedicato al senso dell’olfatto. Non come curiosità da laboratorio, ma come vero linguaggio culturale. Il tutto, non a caso, sotto l’ala autorevole del Festival dei Due Mondi di Spoleto, che ha voluto il NAF tra i suoi progetti speciali del cartellone “Vivi il Festival”.
Due giorni tra vigne, cantine, chiese sconsacrate e sinapsi riattivate, dove si è capito (e annusato) che i profumi non sono solo un piacere: sono una chiave per ricordare, emozionarsi, scoprire.
Il pubblico? Numeroso, curioso e soddisfatto. E le esperienze? Tante.
In particolare una passeggiata sensoriale tra le vigne: uno spettatore alla volta, bendato, guidato da attori in un viaggio sensoriale unico. Altro che spettacoli interattivi: qui si è entrati in contatto col paesaggio, col silenzio e con se stessi.
Poi anche una Scent Symphony (che detta così sembra una trovata pubblicitaria, ma è stata un capolavoro): profumi e musica fusi insieme nella penombra di una chiesa sconsacrata. Merito di Erich Berghammer noto anche come Aroma Jockey ODO7.
Poi conferenze di alto livello, con nomi come Anna D’Errico, Ilja Croijmans e Francesca Faruolo, che hanno spiegato (senza annoiare) perché l’olfatto non è il fratello minore della vista, ma forse il più potente tra i sensi.
Interessanti anche le installazioni sensoriali: dalle Stanze Immaginolfattive alla Mappa Olfattiva, passando per l’ironica Guess the Smell di Joe Rehmer. Esperienze tra il gioco e la poesia.
Tutto, insomma, rigorosamente con il naso al centro della scena.
Ciliegina sul naso (non sulla torta): il Pranzo Profumato firmato dallo chef Cesare Bazzucchi, due menù diversi per celebrare i profumi della terra umbra, e gli aperitivi sensoriali del tramonto - uno al buio, l’altro con la musica profumata di ODO7 - che hanno chiuso le serate tra note e aromi.
Il verdetto?
Un festival riuscito. Particolare, coraggioso, colto ma non elitario. Con qualche dettaglio da limare, certo, ma con una forza evocativa e partecipativa rara.
Il NAF non è solo da ripetere: è da far crescere. Perché in un mondo che urla e lampeggia, tornare a sentire con il naso è il gesto più rivoluzionario che possiamo fare.
E Montefalco lo ha fatto. Con eleganza. Con passione. Con un profumo che resterà.
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