Foligno, il 17enne fermato per l'omicidio di Postiglione e quel segreto: "Non te lo posso dire, mi vergogno". Poi il delitto

Un pianto liberatorio dopo un periodo in cui si comportava in maniera strana. Frasi smozzicate in mezzo a tanta inquietudine e altrettanta rabbia. “Non te lo posso dire cosa mi è successo, me ne vergogno” ha confessato pochi giorni fa a una persona a lui molto vicina il 17enne in stato di fermo con l’accusa di aver ammazzato Salvatore Postiglione.

In casa aveva le scarpe sporche di sangue. Tradito dai vestiti il 17enne fermato per l'omicidio di Postiglione

Ed è proprio quella cosa, senza ombra di dubbio collegata in qualche modo al capomastro ucciso, che nessuno con certezza sa se non lui, il verosimile movente dell’omicidio del muratore, ferito a morte a coltellate all’alba di giovedì 7 novembre nel parcheggio di via La Louviére. A chiarirlo potrebbe essere lo stesso minorenne quando, nei prossimi giorni, verrà interrogato dagli inquirenti.

Fino adesso non è stato possibile perché è stato ricoverato da sabato pomeriggio dopo aver tentato gesti autolesionistici e aver dato in escandescenze senza apparente motivo in casa sua. Probabilmente il carico mentale era troppo forte dopo quello che aveva fatto. E quello che, dicono le persone a lui vicine sentite in queste ore dagli agenti della squadra mobile, aveva negli ultimi tempi, da quando aveva presto a lavorare in quella impresa di cui Postiglione era capomastro. Anche la madre sapeva che qualcosa in quel cantiere non andava con quell'uomo di 56 anni tanto che anche lei stessa gli aveva detto di lasciare il lavoro, come poi il 17enne aveva fatto.

Servizio completo nel Corriere dell'Umbria di martedì 12 novembre.