ELEZIONI REGIONALI
Il ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara
A Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito, abbiamo posto alcune domande in vista delle elezioni regionali in Umbria e sui temi dell’insegnamento e della formazione.
- Ministro Giuseppe Valditara, l’Umbria tra pochi giorni sarà chiamata alle elezioni regionali. Un giudizio sull’operato di Donatella Tesei, ricandidata del centrodestra, la guida proprio di questa regione.
La sua è stata un’azione molto incisiva e proficua anche per quello che, insieme con la sua squadra, Donatella Tesei ha fatto per il mondo della scuola. L’Umbria può vantare per esempio una formazione professionale di alto profilo e ottimi Its. Per parte nostra abbiamo investito sulla scuola umbra oltre 315 milioni di euro.
- La diminuzione delle nascite, in Umbria come in tutte le altre regioni italiane, si ripercuote inevitabilmente nei numeri della popolazione scolastica. Una situazione che deve preoccupare?
Certamente la situazione preoccupa e non a caso, nella nuova legge di bilancio, il governo ha varato norme a sostegno delle famiglie e a sostegno della natalità che sono state giudicate peraltro molto positivamente da un sindacato sempre attento a queste tematiche come la Cisl.
- Nei giorni scorsi ha concluso il suo viaggio in Brasile per il G20. Cosa è emerso?
Innanzitutto la centralità di una istruzione sempre più attenta a inserire i giovani nel mondo del lavoro e, quindi, un legame sempre più stretto tra scuola e mondo del lavoro, tra scuola e impresa, esattamente ciò che facciamo con la riforma del 4 più 2 che si è avviata quest’anno anche in Umbria. Anzi, rilevo che vi sono sempre più scuole intenzionate ad avviare questa sperimentazione perché consente ai giovani di entrare più rapidamente nel mondo del lavoro, di accedere più rapidamente al sistema degli Its o delle università. Gli studenti hanno a disposizione quattro anni da affrontare con programmi completamente diversi, che puntano sulla qualità e non sulla quantità, programmi che sono fortemente in linea con le nuove esigenze della società e del mondo produttivo e che al tempo stesso potenziano le competenze in italiano, matematica e inglese. In questa sperimentazione la riforma del 4 più 2 consentirà di colmare anche quel disallineamento - che anche in Umbria è particolarmente sentito- fra la domanda di lavoro proveniente dalle imprese e l’offerta che il sistema scolastico non è in grado di offrire. A livello nazionale si prevede che nel 2027, secondo dati Unioncamere, il 47 per cento dei posti di lavoro richiesti non sarà coperto perché la scuola non è in grado di offrire qualifiche corrispondenti. La sinistra - Pd, Avs, Movimento 5 Stelle, Cgil - osteggiando questa riforma guarda verso il passato e dimostra di non essere attenta alle reali esigenze dei giovani e alle esigenze di competitività del sistema produttivo. I nostri giovani vogliono trovare rapidamente un posto di lavoro soddisfacente, ben retribuito, che consenta di fare carriera. E le imprese hanno bisogno di personale qualificato. Non a caso, quindi, abbiamo deciso di inviare, nei prossimi giorni, una lettera a tutte le famiglie per indicare, con il contributo delle associazioni datoriali, quelli che sono i profili più richiesti. Siamo convinti che l’orientamento sia decisivo per fare scelte giuste che non danneggino in prospettiva i nostri giovani.
- In Umbria abbiamo un’eccellenza rappresentata dagli Its. Chi segue questi corsi ha una probabilità elevatissima di trovare lavoro. Quella degli Its è una formula da potenziare?
E’ vero: chi segue questi corsi ha una elevata probabilità di trovare lavoro. E proprio in Umbria, per il sistema Its, abbiamo assegnato 20 milioni di euro. Gli Its devono far parte di una filiera capace di creare un collegamento fra l’istruzione su base professionale e il mondo del lavoro. In Umbria, Donatella Tesei e la sua giunta hanno posto molta attenzione anche alla formazione professionale. La riforma del 4+2, tra l’altro, è destinata proprio a valorizzare fortemente la formazione regionale, perché consente a chi proviene dalla formazione quadriennale, certificata e di qualità, l’accesso diretto alla maturità, ovvero di iscriversi agli Its ovvero, ancora, al percorso universitario. C’è, dunque, una forte valorizzazione della formazione professionale regionale. E non è tutto. C’è un’altra innovazione che abbiamo deciso di lanciare anche in Umbria. Quella dei campus, per i quali abbiamo già stanziato 100 milioni di euro complessivamente. Anche in Umbria ci sarà un campus che metterà insieme l’istruzione tecnico-professionale, la formazione professionale, le aziende, le università ed eventualmente anche i licei. L’obiettivo è di creare un dialogo fra privato e pubblico e fra le varie filiere formative che possano utilizzare le distinte esperienze, i laboratori, la didattica con un fattore comune alla base, quello delle competenze e delle esperienze dell’impresa, dell’università, degli Its, dell’istituzione tecnica, dell’istruzione e della formazione professionale. Sarà un’esperienza molto innovativa, per certi aspetti rivoluzionaria e siamo convinti possa essere di straordinaria utilità per lo sviluppo economico del territorio.
- Negli ultimi giorni le cronache italiane hanno registrato numerosi casi di episodi di violenza con protagonisti dei minori, alcuni di particolarità gravità perfino negli istituti scolastici. Voto in condotta, avvocatura di Stato , rapporto scuola famiglie: il ministero cosa sta facendo?
Innanzitutto abbiamo rimesso al centro l’importanza della condotta. I giovani devono essere motivati, incoraggiati a trovare un percorso coerente con i propri talenti, con scuole capaci di individuare e valorizzare i talenti di ciascuno. Da qui, la riforma del docente tutor, del docente orientatore. Il modello del 4 più 2 va in questa direzione: intende appassionare il giovane, valorizzare i suoi talenti per creare quell’ambiente positivo che è il primo antidoto contro il bullismo e contro la dispersione scolastica. Ma se poi c’è chi aggredisce o offende un docente, o se c’è chi aggredisce un compagno, deve entrare in gioco il principio della responsabilità individuale. Anche in questo caso mi dispiace che ci sia una certa sinistra, insieme alla Cgil, che considera questa posizione autoritaria, liberticida, addirittura come una forma di militarizzazione della scuola: è invece importante sottolineare, anche nel mondo della scuola, che chi sbaglia deve pagare e chi rompe, distruggendo per esempio beni pubblici, deve pagare. Significa dare valore alla responsabilità individuale. Non può esserci solo una responsabilità della società: troppo comodo dire che è colpa della società. Chi persevera nel bullismo, nella violenza deve essere sanzionato. Da qui la nuova rilevanza della condotta. Da qui la trasformazione delle sospensioni che non comporteranno più un semplice stare a casa con la Playstation in mano o a chattare sui social. In caso di sospensione si dovrà, invece, stare ancora di più a scuola e si dovranno compiere attività di cittadinanza solidale. Proprio per questo ci saranno delle convenzioni con case di riposo, ospedali, con mense per poveri e, quindi, chi verrà sospeso andrà a lavorare concretamente, a operare per la società, per comprendere cos’è la solidarietà e qual è il suo valore. Ho testimonianze bellissime da questo punto di vista di ragazzi che sono cambiati radicalmente facendo esperienze di questo tipo. La legge sulla condotta contiene anche sanzioni a carico di chi aggredisce un docente, un dirigente scolastico o qualsiasi altra figura professionale impiegata nelle scuole: da 500 a 10.000 euro nei confronti di chi mette le mani addosso o picchia un dipendente della scuola. Poi, c’è la novità che con il 6 in condotta si è rimandati a settembre. Con il 5 si è bocciati. La condotta avrà efficacia anche sui crediti per la maturità; la condotta farà media anche nelle scuole medie e, quindi, in casi gravi di violenza si potrà essere bocciati. Episodi come quelli di quella ragazzina che ha accoltellato un suo compagno non devono più accadere nelle scuole italiane. Dobbiamo anche lanciare un segnale chiaro affinché tutti usino un linguaggio appropriato, perché nelle scuole si insegni la cultura del rispetto, la cultura della non violenza, dell’amicizia, del sorriso.
- Edilizia scolastica e asili nido. Recentemente ha annunciato forti investimenti. Come verranno utilizzati e a cosa serviranno? E l’impiego dei fondi del Pnrr darà frutti? E quali?
Abbiamo deciso di unire ai soldi del Pnrr nostre risorse aggiuntive perché l’inflazione ha incrementato i costi rispetto alle previsioni iniziali. Per l’edilizia scolastica umbra abbiamo speso 213 milioni e mezzo. Per gli asili nido e le scuole dell’infanzia dell’Umbria stiamo invece investendo 48 milioni e mezzo di euro. Così come - sempre per quanto riguarda questa regione - abbiamo destinato 8 milioni di euro per le nuove palestre e la messa in sicurezza di quelle esistenti. Poi, sempre in Umbria, attuiamo due progetti che portiamo avanti anche a livello nazionale. Da una parte c’è il piano estate con quasi 5 milioni di euro spesi la scorsa estate per ben 88 progetti in scuole umbre. Il piano estate vuole aiutare giovani e famiglie, perché sappiamo che quando arrivano le vacanze ci sono genitori, che lavorano, che entrano in crisi perché non sanno a chi lasciare i loro figli. Con il piano estate, quindi, puntiamo a offrire nelle nostre scuole, nei momenti di vacanza, attività sportive, ricreative, ludiche, attività teatrali, ma anche attività di recupero e di potenziamento. Anche in Umbria abbiamo poi avviato il progetto Agenda Nord, che riprende l’esperienza di successo di Agenda Sud. Per l’Umbria è una novità assoluta perché il progetto intende combattere la dispersione scolastica. Agenda Nord per l’Umbria prevede lo stanziamento di oltre 7 milioni di euro e il coinvolgimento di ben 101 scuole, 24 delle quali beneficeranno di ben 10 punti di intervento. Questi ultimi si traducono in più docenti, in particolare di italiano, matematica e inglese e in una formazione specialistica per questi docenti, in attività di teatro, in scuole aperte al territorio, scuole aperte di pomeriggio, estensione del tempo pieno, attività di tutoraggio per gli studenti. Insomma, in 10 azioni di potenziamento per consentire ai nostri giovani di poter vincere la sfida educativa.
-Intelligenza artificiale. Potrà mai sostituire un docente? E c’è il rischio che renda pigri gli studenti di domani?
L’intelligenza artificiale non dovrà mai sostituire un docente, tant’è vero che noi riteniamo che la scuola debba essere veramente una comunità educante, dove il docente svolga un ruolo fondamentale. Il docente deve essere ovviamente formato all’utilizzo di questi assistenti virtuali. E, in tal senso, abbiamo avviato una sperimentazione in alcune scuole d’Italia sapendo che, sperimentazioni analoghe, in altri Paesi dell’estremo Oriente, come la Corea del Sud, hanno già dato ottimi risultati. L’intelligenza artificiale e gli assistenti virtuali possono personalizzare la didattica modellandola sempre più sulle esigenze, sui talenti del giovane, servono anche allo studente per capire quali esercizi fare, come studiare meglio, come potenziare il suo percorso di apprendimento. L’intelligenza artificiale, dunque, può rendere il giovane sempre più protagonista. Sarà per lui uno stimolo.
- E dell’uso del cellulare cosa dice?
I giovani non devono stare tutto il giorno soli con il cellulare in mano. E lo devono capire anche le famiglie, quelle famiglie che oggi lasciano i bambini di 7, 8, 9 anni, a digitare con il cellulare senza alcun controllo. La polizia postale ci rammenta di quanti rischi corrano i più giovani lasciati soli a navigare sul web. E sono sempre più convinto che abbiamo fatto bene a vietare nelle scuole l’uso del cellulare agli studenti fino a 14 anni. E’ un intervento che serve a tutelare i nostri giovani, a tutelare la loro fantasia, la loro creatività, la loro capacità di concentrazione, la loro capacità di memorizzazione. Di quel divieto ce n’era veramente bisogno.
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