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Le opere del Pnrr a rischio ingorgo nei primi mesi 2026: stato di avanzamento più basso della media nazionale

Nel primo semestre 2026 c'è il pericolo intasamento

Redazione Web

28 Novembre 2025, 17:14

Le opere del Pnrr a rischio ingorgo nei primi mesi 2026: stato di avanzamento più basso della media nazionale

“Una pluralità di interventi, progetti, azioni da portare a termine nella prima metà del 2026, un semestre in cui è forte il rischio di ‘ingorgo’ attuativo, amministrativo e dei complessi adempimenti connessi con tale fase”: ecco sintetizzato il quadro sui progetti Pnrr in Umbria. Il virgolettato è preso pari pari dall’ultimo Documento di economia e finanza regionale (Defr).

La fotografia dei numeri è mostruosa. Complessivamente, il Piano nazionale di ripresa e resilienza in Umbria conta 4.802 interventi per un importo finanziato di circa 2,30 miliardi di euro, che raggiunge i 2,95 miliardi di euro considerando anche gli ulteriori finanziamenti complementari al Pnrr. Fonte, ancora una volta, Defr.

Gli enti assegnatari vanno dai ministeri ai Comuni: enti locali, società in house, grandi operatori privati di rilievo nazionale, ordini professionali, istituti scolastici, organismi di formazione, fondazioni e altri attori del partenariato istituzionale ed economico.

La Regione Umbria è titolare di oltre 700 progetti Pnrr, Pnc, Pnc-Sisma per un importo totale finanziato - comprensivo anche di altri finanziamenti - pari a circa 623 milioni di euro. Dal punto di vista della dimensione finanziaria, il progetto più rilevante è quello relativo all’ammodernamento infrastrutturale e tecnologico della linea ferroviaria ex-Fcu. Il termine ultimo per rendicontare le opere, lo ricordiamo, è il 30 giugno 2026. Al giugno di questo anno, stando al report Ance, lo stato di avanzamento della spesa era al 23,15%, rispetto ad un valore medio nazionale di 32,63%.

“L’Umbria - commenta l’assessore regionale all’Agricoltura e al Pnrr, Simona Meloni - rischia di perdere una grande occasione. Questo è il più grande intervento dopo il piano Marshall nel dopoguerra. Non ci sono stati progetti innovativi, nella nostra regione. Da una parte i quattro anni concessi dall’Europa non bastano, dall’altra ci siamo forse accontentati di quello che c’era”. Il riferimento è alla precedente amministrazione. “Il Pnrr - continua Meloni - non cambierà il volto dell’Umbria. Se non sulla missione 6 della sanità e sulla coesione e la rigenerazione. Io ho trovato tutti i progetti già fatti, con un tasso di innovazione basso, ridotto al lumicino. E non abbiamo potuto metterci bocca. Parliamo della Fcu, che collega solo un pezzo di territorio? Abbiamo attivato il monitoraggio, con la verifica dei cruscotti. Quando ci siamo insediati i cruscotti erano tutti verdi: non era vero, in realtà per la maggior parte erano rossi”.

In attesa del responso del consiglio europeo sulla modifica del piano, richiesta dal governo “con l’obiettivo di assicurare la piena attuazione dello stesso attraverso una definitiva revisione degli investimenti e delle riforme previste”, la Regione dovrà portare avanti i suoi progetti e supportare gli enti locali e tutti i soggetti titolari di progetti finanziati sul territorio regionale con risorse Pnrr.

In questo senso sarà “essenziale - è scritto nel Defr - presidiare con grande attenzione le diverse attività e l’avanzamento delle stesse, continuando a supportare e a coordinare l’azione delle strutture regionali responsabili dei singoli progetti, anche ottimizzando l’attività di assistenza tecnica assicurata dal progetto 1000 Esperti, finanziato sempre nell’ambito del Pnrr. Si tratta della possibilità di avvalersi del supporto di professionisti esperti che contribuiscono alla semplificazione e velocizzazione di procedure amministrative complesse che possono anche impattare sulla velocità di attuazione del Pnrr e che collaborano nell’attuazione di specifici progetti Pnrr che si caratterizzano per la particolare complessità”.

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