ECONOMIA
Il contributo dei comuni umbri alla lotta all'evasione fiscale resta minimo. Gli accertamenti dell'Agenzia delle Entrate avviati su segnalazione degli enti locali - grazie alle informazioni su utenze, iscrizioni anagrafiche, dati catastali, contratti di locazione e licenze commerciali - registrano numeri pressoché nulli. Tanto che, nel 2024, lo Stato ha erogato ai comuni dell'Umbria appena 38.112 euro come incentivo per l'attività di recupero dell'evasione. Una somma che, in un'intera regione, basterebbe a malapena per asfaltare un vialetto.
La normativa attuale prevede che alle amministrazioni locali che segnalano situazioni di infedeltà fiscale venga riconosciuto il 50% dell'importo effettivamente accertato e riscosso. A beneficiarne, però, sono stati soltanto quattro comuni su novantadue. A tenere in piedi il dato, quasi da soli, tre piccoli municipi della provincia di Perugia: Monte Santa Maria Tiberina (18.955 euro), Citerna (15.301) e San Giustino (3.235). In provincia di Terni, l'unico comune a comparire è Narni, con un contributo di appena 620 euro. Tutti gli altri assenti all'appello.
"Numeri francamente imbarazzanti", commenta senza giri di parole Luciano Marini, segretario generale della Uilca Umbria, che parla di un'occasione mancata per dare respiro alle casse comunali e, soprattutto, per rendere più equa la distribuzione del carico fiscale. "In un momento in cui si continua a lamentare la mancanza di risorse per finanziare i servizi essenziali - scuole, sanità, trasporti - non si può restare fermi di fronte a una tale inerzia".
Secondo la Uilca, le ragioni di questo fallimento sono molteplici. In primo luogo, lo Stato ha dimezzato gli incentivi destinati ai comuni: se prima potevano trattenere il 100% del maggior gettito recuperato, oggi la quota è scesa al 50%. Una scelta che ha inevitabilmente raffreddato l'interesse di molte amministrazioni. Ma il problema non è solo economico: pesano anche le carenze di personale formato, la scarsità di risorse e, forse, una certa reticenza politica ad avviare controlli considerati impopolari.
Il quadro nazionale, del resto, non appare molto diverso. A beneficiare dei contributi sono soprattutto alcune grandi città del Nord. Milano guida la classifica, seguita - a grande distanza - da Genova, Torino e Prato. Al contrario, molte realtà che avrebbero un forte interesse a contrastare l'evasione ricevono briciole o nulla: Roma incassa appena 3.570 euro, Napoli 773 euro, Palermo 1.373 euro. Catania, Cagliari, Caltanissetta e Trapani non registrano un solo euro.
La frattura Nord-Sud è clamorosa anche sul piano regionale: la Lombardia supera 1,24 milioni di euro, mentre l'intera Sicilia si ferma poco sopra gli 8 mila, la Campania a 6.820 e la Calabria a 70.509 euro. Il problema, però, non è solo geografico: le somme erogate stanno diminuendo quasi ovunque. Genova scende in un anno da 863.459 a 381.871 euro, Roma da 18.277 a 3.570, Firenze da 60.175 a 47.886.
I pochi spiccioli dell'Umbria, insomma, non sono un'eccezione ma parte di un trend nazionale in calo.
Per Marini, la ricetta è chiara: ripristinare l'incentivo pieno, investire nella formazione continua degli operatori, favorire collaborazioni tra comuni, premiare le amministrazioni più virtuose e, soprattutto, rendere obbligatoria un'attività che oggi è lasciata alla libera iniziativa dei sindaci. "Così com'è, il sistema non funziona. E chi ci rimette - conclude - sono sempre i cittadini onesti, che continuano a pagare anche per chi evade".
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy