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I dazi Usa si bevono il vino umbro: l'allarme del produttore Marco Caprai

Effetti più impattanti sul settore a livello regionale, a rischio il dimezzamento dell'export, pari a 20 milioni l'anno

Alessandro Antonini

19 Luglio 2025, 12:27

I dazi Usa si bevono il vino umbro: l'allarme di Caprai

Marco Caprai

I super dazi di Trump potrebbero bersi in un solo sorso il vino umbro. Che subirà effetti più pesanti rispetto al settore a livello nazionale. Settore che ha già lanciato l’allarme. Nel cuore verde si rischia il dimezzamento dell’export. È quanto teme Marco Caprai, storico produttore di Montefalco. “I dazi al 30% per l’Umbria e per tutta l’Italia del vino saranno un disastro. Come dice Frescobaldi dell’Unione italiana vini (Uiv) una misura di questo genere equivale a un embargo. Per noi che produciamo vini da invecchiamento – evidenzia Caprai - questo sarà ancora più duro perché in cantina, con questa vendemmia che arriverà, avremo 4 o 5 annate di cui mediamente da un 20 a un 30% finivano negli Stati Uniti e domani dovranno trovare un altro mercato”.

Con gli effetti moltiplicatori i numeri potranno arrivare “a più che dimezzare l’export del vino umbro” assicura l’imprenditore di Montefalco che con le sue produzioni ha portato l’eccellenza vitivinicola umbra, il Sagrantino, sul tetto del mondo. In numeri assoluti parliamo di circa 20 milioni l’anno. Secondo Marco Caprai “il vero problema per le aziende non è tanto il calo dell’export Umbria verso gli Usa ma l’effetto di rimbalzo su quanta perdita dai 2 miliardi di export italiano di vino negli Stati Uniti del 2024 pari a circa il 25% del totale dell’export del settore vino. Se si dovesse dimezzare, perché il 30% vuol dire almeno questo tra effetti diretti e indiretti, ci sarebbe almeno un miliardo di euro di vino che dovrà trovare un nuovo mercato e tutte le aziende dovranno riprogrammarsi per il prossimo futuro con la vendemmia 2025 che è alle porte”. Paradosso, gli americani non producono vino a sufficienza: 14 milioni di ettolitri l’anno, che equivalgono alla produzione di una regione come il Veneto. I dazi appaiono più come una ritorsione, non sono interventi finalizzati a sviluppare un’industria del vino che possa soddisfare il mercato degli Usa.

“Servono anni per piantare le viti e portare l’uva a maturazione, è chiaro che non riuscirebbero a colmare il fabbisogno nel giro di poco tempo”, ha spiegato Caprai al Corriere dell’Umbria. Di contro qui il settore rischia di essere letteralmente “bevuto” da un mix di interventi micidiale. I dazi si sommano alla campagna “anti vino” a più riprese stigmatizzata dai produttori. “Lo diciamo da molto - ribadisce Caprai - il vino è sotto attacco, dai temi salutistici alle ‘punizioni’ sul fronte codice della strada, e ora ai dazi: una miscela che potrebbe cancellare la nostra storia, la nostra identità e le nostre imprese lasciando i territori sempre più vuoti”.

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