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Economia

Umbria, manifattura in crisi: cassa integrazione in aumento del 30%. Nel 2024 autorizzate 6,5 milioni di ore

Le difficoltà dell'automotive e i rincari energetici spingono sempre più aziende a ricorrere agli ammortizzatori sociali

Catia Turrioni

03 Febbraio 2025, 14:52

In aumento le ore di cassa integrazione

In Umbria aumentano le aziende che ricorrono alla cassa integrazione

Nel 2024, l'Umbria registra un significativo incremento delle ore di cassa integrazione autorizzate dall'Inps, che toccano la cifra di 6.450.551, con un balzo del 30% rispetto all'anno precedente, in cui il totale era stato inferiore ai 5 milioni (4.982.609). Questo dato, proveniente dall'Osservatorio dell'Istituto nazionale di previdenza sociale, desta particolare preoccupazione, soprattutto perché l'incremento maggiore riguarda la cassa integrazione straordinaria, destinata alle crisi di lungo termine, che ha visto un aumento dell'87%. Al contrario, la cassa integrazione ordinaria, riferibile a crisi aziendali transitorie, ha registrato un incremento del 16%. Tra le cause principali di tale situazione figurano l'aumento dei costi energetici, la crisi del settore manifatturiero, in particolare dell'automotive, e le tensioni geopolitiche a livello internazionale.

A livello nazionale, tuttavia, si osserva una tendenza opposta, con una diminuzione delle ore di cassa integrazione straordinaria richieste, passate da 96 milioni a 70 milioni. I rappresentanti delle organizzazioni sindacali, tra cui Cgil, Cisl e Uil, hanno manifestato la loro preoccupazione e hanno già avviato un tavolo di confronto con la Regione Umbria, rilevando una notevole disponibilità al dialogo da parte dell'assessore regionale allo Sviluppo economico e alle Politiche del lavoro, Francesco De Rebotti. Maria Rita Paggio, segretaria generale della Cgil Umbria, ha dichiarato: "I dati sono il riflesso della crisi della produzione manifatturiera che sta investendo l’intero Paese e anche l’Umbria. Una condizione di difficoltà che noi denunciamo da tempo, con un'occupazione sempre più precaria e una popolazione lavorativa prevalentemente over 50, salari inferiori alla media nazionale e un taglio del cuneo contributivo che comporta, nelle fasce più basse, una perdita netta di 1.500 euro l’anno. Il quadro, nel suo complesso, desta grande apprensione, soprattutto in considerazione degli ulteriori tagli al welfare previsti nella Finanziaria". Maurizio Molinari, segretario generale della Uil Umbria, condivide queste preoccupazioni, sottolineando che "l'incremento della cassa integrazione è un segnale evidente delle difficoltà del sistema economico regionale. Le cause sono molteplici, prima fra tutte il caro energia. Non possiamo permettere che le nostre aziende paghino tre-quattro volte di più rispetto ai paesi confinanti. A questo si aggiunge un'incertezza globale che frena gli investimenti e di riflesso la contrattazione integrativa. Le imprese ricorrono sempre più spesso agli interinali, rendendo il lavoro sempre più incerto e precario. Una situazione sempre più insostenibile. Abbiamo avuto venerdì un primo confronto con l’assessore regionale De Rebotti per affrontare insieme le varie questioni e cercare di salvaguardare il salvabile".

Angelo Manzotti, segretario generale della Cisl Umbria, evidenzia che il settore automobilistico è tra i più colpiti, con circa settemila addetti tra diretti e indiretti. "A far riflettere – evidenzia – c’è anche il fatto che ora molte realtà stanno esaurendo gli ammortizzatori sociali tradizionali come la cassa integrazione ordinaria e straordinaria, per cui si dovranno trovare strumenti in deroga per trattenere i lavoratori nelle aziende. La crisi dell’automotive è determinata dalla forte accelerazione che si è voluta dare al passaggio all’elettrico in un’Europa che invece non era assolutamente pronta a questo salto, per cui bisognerà ragionare anche in termini di riqualificazione e formazione del personale. Da un mio approfondimento – spiega Manzotti – è emerso che la maggior parte delle aziende in difficoltà sono di piccole e medie dimensioni. Sono loro che maggiormente risentono di questa situazione e sono anche le imprese più a rischio perché usufruiscono di ammortizzatori limitati. I tassi di interesse ancora elevati e l’instabilità internazionale aggravano ulteriormente il contesto".

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