L'analisi
Qualità eccellente per l'olio evo
Sarà una stagione da ricordare quella del 2024 per l’olio. Produzione in ripresa ma rese scarse, la qualità però sarà eccellente, probabilmente una delle migliori di sempre. I prezzi si mantengono alti, tra i 13 e i 18 euro al litro per colpa dei costi esorbitanti che devono affrontare gli agricoltori tra raccolto, molitura e imbottigliamento.
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“Quest’anno la produzione di olio in Umbria si avvia registrare valori vicino alla norma in netta ripresa quindi rispetto al calo dello scorso anno di oltre il 50% rispetto alle medie - spiega Giulio Mannelli, presidente Aprol Umbria e vicepresidente Coldiretti Perugia L’olivo, la pianta che da secoli disegna i paesaggi collinari dell’Umbria, è stato in grado di resistere alla siccità di quest’estate. Non solo, il caldo estivo è stato un vantaggio perché ha tenuto lontana la temutissima mosca. Una combinazione che incide positivamente su qualità e quantità del prodotto”.
Per Fabio Rossi, presidente Confagricoltura Umbria, quest’anno si registra una resa più bassa di circa il 40% ma - evidenzia - le piogge degli ultimi mesi, quando le olive erano in fase di maturazione e di ingrossamento, ha avuto un effetto assolutamente positivo che combinato all’assenza di patologie come la mosca rende la qualità dell’olio molto buona.
Parla di annata quasi eccezionale per quanto riguarda la qualità delle olive, Giuseppe Bibiani, responsabile regionale del settore olio di Cia Agricoltura, che quest’anno, con una produzione che rispetto al 2023 fa registrare un incremento che si aggira intorno al 50%, un 20-30% in più rispetto a una media annata.
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“Le rese purtroppo hanno un calo netto e piuttosto brusco - puntualizza però Bibiani - ai primi di novembre viaggiamo in una media di circa il 10-11% sia nella provincia di Perugia che in quella di Terni ma siamo partiti da numeri bassissime tra il 6 e 7%. Tutto ciò, però, porta a una qualità del prodotto eccezionale perché in un’estate molto siccitosa seguita da un settembre e ottobre molto piovosi non si è verificato l’attacco della moscsa e pertanto abbiamo un olio di qualità eccezionale”. Bibiani si sofferma anche sul prezzo di vendita al pubblico: “Si viaggia da un minimo di 13 a un massimo di 18 euro al litro in base alla qualità del prodotto, per esempio se bio - evidenzia - Quest’anno contiamo di avere una forte richiesta perché veniamo da una passata stagione carente per cui le famiglie stanno cercando di fare una scorta di un buon prodotto a prezzo decente in modo da avere per tutto l’anno la copertura dell’olio”. Gli agricoltori, però, hanno poco da sorridere in quanto costretti a fare i conti con costi esorbitanti che gli si riversano addosso: “Servono dai 50 ai 60 euro a quintale per la raccolta, dai 17 ai 30 euro per la molitura al frantoio per quintale. Se anche il prezzo delle olive sia leggermente aumentato ai primi di novembre - evidenzia Bibiani - quello che resta agli agricoltori è poca cosa e questo rischia di spingere a lasciare intere piantagioni in disuso se non si riesce avere un prezzo corretto per continuare questa importante tradizione”. I dati della produzione olearia regionale parlano chiaro. “In Umbria secondo elaborazioni Coldiretti, si trovano quasi 7,5 milioni di piante di olivo che coprono circa 30.000 ettari e permettono di produrre mediamente circa 65.000 quintali di olio l’anno”.
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Oggi in Umbria - dati Coldiretti - sono cinque le zone produttive che dal 1997 hanno ottenuto il prestigioso riconoscimento Dop per l’olio. Si tratta dei colli tra Assisi e Spoleto, con la varietà principe: il Moraiolo; dei colli Martani dove si trova la varietà di antica ascendenza monastica, il San Felice, selezionato dai monaci dell’abbazia omonima; dei colli amerini, nel ternano, che danno vita a una varietà d’olio più delicata; dei colli del Trasimeno con la Dolce di Agogia e, infine, dei colli dell’Orvietano con un olio dal sapore più delicato. Circa 200 i frantoi, che, con una presenza così capillare sul territorio, permettono la frangitura immediata delle olive, senza che queste si deteriorino per una presenza troppo lunga in magazzino prima della lavorazione, come evidenzia Mannelli.
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