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POLITICA

Manovra di bilancio, litigano e urlano ma le tasse al ceto medio calano. E i numeri lo dimostrano

22 Novembre 2025, 20:03

Manovra di bilancio, litigano e urlano ma le tasse al ceto medio calano. E i numeri lo dimostrano

Francamente non si comprendono gli strepiti attorno alla legge di bilancio varata dal governo Meloni. Se ne sentono davvero di tutti i colori, ma sono rumori per farsi notare. Sono stati presentati migliaia di emendamenti al Senato, tra maggioranza e minoranze, ma sono solo bandiere.

Da domani si segnaleranno le 400 proposte di modifica “vere” tra quelle depositati dai gruppi parlamentari e comincerà la discussione parlamentare vera e propria. Aspettiamoci le consuete contumelie, occupazioni di aule parlamentari, conferenze stampa bollenti, ma poi ognuno penserà a come e dove trascorrere le feste natalizie con la propria famiglia. La speranza è che il documento di bilancio – il penultimo di legislatura – ha come biglietto da visita anzitutto il taglio delle tasse al ceto medio.

Ma a sentire alcuni dell’opposizione e del sindacato pare che non sia vero… Eppure le cifre sono lì: aliquote Irpef ridotte a tre e due punti percentuali di fisco in meno, ma non va mai bene all’armata degli incontentabili. Quando i conti calano in Parlamento per l’approvazione della manovra, non si può certo prescindere dal mondo attorno a noi. Questa dovrebbe essere la regola numero uno per chiunque si trovi a governare, ma anche per chi è stato mandato dagli elettori in castigo all’opposizione. E le guerre incidono sull’economia. Non si può negare pure questo.

Di fronte a ciò che succede, la prima cosa da fare è mettere i conti dello Stato in ordine. Chi può smentire che è ciò che si sta facendo con grande serietà? A confermarlo sono le agenzie internazionali, il rating dell’Italia migliora, lo spread è ai minimi termini, ma occhi e orecchie restano mal funzionanti. Abbiamo ascoltato lamentele sulle cifre: “È una manovra piccola”, come si è tentato di ridicolizzare sui circa 18 miliardi investiti. E questa è faziosità all’ennesima potenza, perché il governo ha voluto rifiutare di applicare la solita logica del debito per ingrassare la legge di bilancio. E colpisce quanto ha detto la Meloni, puntando il dito su Giuseppe Conte: “Abbiamo sulle spalle 40 miliardi di superbonus”. In effetti… Le tasse si abbassano e non è vero che è un favore dei ricchi, a meno di considerare tale il ceto medio italiano. Chi porta a casa duemila o tremila euro al mese non può essere spacciato per Paperon de’ Paperoni. Tanto più che diventa strutturale quel taglio del cuneo fiscale per i lavoratori che negli anni passati sembrava un miraggio: invece il governo Meloni lo ha trasformato in realtà. Andando anche oltre le richieste dei sindacati che chiedevano una riduzione del 5 percento delle tasse in busta paga e si sono visti concedere il 7%.

Ci vuole davvero faccia tosta, se non malafede, per non accorgersi dei risultati positivi del triennio di governo del centrodestra. Così come è fondamentale quanto sta accadendo in materia contrattuale nei vari comparti, dagli enti locali al pubblico impiego. In più, ci sono interventi settoriali, pensiamo alla nuova disciplina fiscale in materia di lavoro straordinario o festivo, più incentivi alle imprese.

Del resto, chi protesta di più sono quelli della patrimoniale, con cui davvero sgozzerebbero l’economia italiana. Maurizio Landini, capo di una CGIL ormai in sciopero permanente, la vorrebbe applicata a ben 500.000 italiani. Straparla di 25 miliardi da sfilare ai contribuenti. Roba da pazzi. Di fronte a una prospettiva come quella sognata dal gran capo della CGIL, aspirante leader della sinistra di tasse e di governo, chi ha soldi li porterebbe all’estero. In uno Stato col grimaldello fiscale non conviene restare. Anche perché la tassa patrimoniale sarebbe una tassa pagata due volte, perché la prima sarebbe quella che colpisce ogni reddito.

Certo, non ci si può lamentare per le contorsioni del fronte degli insoddisfatti, ma è difficile proseguire col solito mantra anti manovra. Un esempio: gli interventi sulla sanitàsette miliardi in più – arrivano anche grazie al copioso contributo di banche e assicurazioni. Altrimenti ci sarebbero stati diversi miliardi in più da cercare, magari nelle tasche dei contribuenti. Però bisogna per forza strillare, magari dimenticando la stagione degli anni della sinistra al potere, con ben 37 miliardi di tagli sulla salute.

Così come non va sottovalutata la rottamazione delle cartelle esattoriali per 16 milioni di italiani. Accederà al provvedimento solo chi le tasse le paga e non chi le evade, ed entreranno quattrini utili per l’erario. Vietato voltarsi dall’altra parte

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