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POLITICA

Referendum giustizia, ora pronti al big match

Si voterà sulla riforma: non ci sarà spazio per le astensioni

22 Novembre 2025, 19:56

Referendum giustizia, ora pronti al big match
Prepariamoci a vivere una stagione politica a tutto tondo nella prossima primavera anche in Umbria.
Si voterà per il referendum confermativo sulla riforma della giustizia e non ci sarà spazio né per pigrizie né per astensionismi. La consultazione è infatti di natura costituzionale e quindi non ci sarà quorum: vince chi vota.
Il popolo andrà alle urne per dare un segnale di cambiamento alla giustizia, separando le carriere di pm e giudici. Nell’Italia di Garlasco, c’è bisogno di recuperare serietà e fiducia da parte della magistratura.
Si eleggeranno due CSM, ciascuno per le due funzioni delle toghe.
Man mano che si procederà verso le urne, si approfondiranno pregi e difetti della riforma. Quel che ci preme più importante da sottolineare fin da ora è la fine del correntismo, sigillata dal sorteggio per la nomina dei magistrati negli organi di autogoverno.
E’ una rivoluzione, perché per essere eletti non si deve più passare per quel metodo che lede per davvero l’indipendenza dei magistrati, nonostante la costituzione vigente da decenni.
E non è casuale il commento della premier Giorgia Meloni all’approvazione della riforma da parte del Senato, nella sua ultima lettura: "Oggi compiamo un passo importante verso un sistema più efficiente, equilibrato e vicino ai cittadini. Un traguardo storico e un impegno concreto mantenuto a favore degli italiani. Governo e Parlamento hanno fatto la loro parte, lavorando con serietà e visione. L'Italia prosegue il suo cammino di rinnovamento, per il bene della Nazione e dei suoi cittadini. Perché un'Italia più giusta è anche un'Italia più forte".
Scatenata la parte maggioritaria dell’opposizione, che nel frattempo ha perso per strada Italia Viva di Renzi - astenuta - e Azione di Carlo Calenda - contraria - con una spaccatura clamorosa.
In sostanza il no è sostenuto da una coalizione estremista, come quella composta da Cinque stelle, Avs, e quel Pd in cui convivono favorevoli e contrari.
Proprio il voto del Nazareno stupisce non poco, dal momento che più volte si era avvertita una voce riformista e garantista nel Pd. Invece si va dritti dritti verso una posizione giustizialista che non si spiega davvero.
Pazienza, ma questo spiega anche il largo favore che la riforma sembra scuotere tra gli elettori stando ai più recenti sondaggi.
La maggioranza parlamentare punterà al più forte consenso alle tesi del “sì” con iniziative in tutta Italia, anche, pare, attraverso testimonial di spessore a rappresentare soprattutto troppe vittime di malagiustizia.
Poi, certo, non ci si dovrà fermare qui, perché sullo sfondo resta anche il tema, irrisolto, della responsabilità civile dei giudici.
Il principio del chi sbaglia paga prima o poi dovrà valere anche per loro.
Sarà un referendum sul governo? Difficile dirlo, anche alla luce delle divisioni nella minoranza parlamentare e all’interno del Pd.
La stessa Meloni non intende certo farsi fregare come capitò a Renzi nel “suo” referendum costituzionale in cui annunciò il ritiro dalla politica in caso di sconfitta e che puntualmente non mantenne.
Indubbiamente, c’è anche uno snodo politico di non poco conto per tutti gli schieramenti: la consultazione sulla giustizia cadrà nel 2026, alla vigilia delle elezioni politiche e il risultato - se non influirà sulla sorti dell’esecutivo - darà comunque una spinta a chi vincerà.
A rischiare sarà soprattutto la credibilità dell’associazione magistrati. L’Anm si è infatti schierata alla stregua di un partito di opposizione contro il governo e la sua riforma.
Nel mirino un obiettivo che nella legge sottoposta al referendum non esiste: l’assoggettamento dei pm all’esecutivo.
Ma la Costituzione già ne stabilisce l’indipendenza e la nuova riforma non mina affatto il principio.
Solo propaganda, sul fronte del no, per orientare l’elettorato con argomenti fasulli.
Comunque, tutto starà al dibattito che i vari soggetti in campo saranno capaci di mettere sul tavolo della decisione popolare. I dibattiti saranno tanti e tanti saranno convegni e comizi per convincere gli elettori.
Nelle prossime settimane non si parlerà d’altro, almeno quanto a spazi e tempi. Tutti avranno interesse a parlare dei referendum per portare l’opinione pubblica sulle proprie posizioni. Stando ai sondaggi la partita potrebbe essere già sostanzialmente decisa. Ma poi il risultato - come sempre - lo fanno i giocatori in campo che in questo caso saranno gli italiani. Che, contrariamente a quello che abbiamo visto negli ultimi tempi, stavolta non rinunceranno a farsi sentire nel nome della giustizia giusta.
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