POLITICA
Ci sono immagini che raccontano. E che spiegano perché il governo Meloni ha ancora tanto consenso. Certo, con tutte le cautele del caso, ma il centrodestra al governo dell’Italia sembra possedere l’elisir di lunga vita. E molti dicono soprattutto per una sinistra piena di figure straordinariamente inutili alla lotta politica. L’assicurazione “sulla lunga vita del Governo Meloni!!”, con tanto di un ironico “Grazie di esistere” l’ha effigiata su Facebook Franco Zaffini, umbro di sapiente ironia e in rapporto di amicizia e stima con la premier.
Zaffini ha saputo individuare i compagni di strada della sinistra più invisi al popolo italiano e li ha messi in fila come alfieri della guerra persa di Elly Schlein e soci.
A partire dall’eroina del momento, quella Francesca Albanese a cui non si può nemmeno chiedere se Hamas sia o meno un’organizzazione terroristica che se la prende subito a male. Quasi quasi sembra dispiacerle che Trump sia riuscito ad ottenere i primi e tanti sì al suo piano di pace. Ma non voleva la fine dei bombardamenti di Israele, la signora?
In seconda posizione c’è la paladina dell’illegalità. Per Ilaria Salis non ci dovrebbero essere reati né prigioni, le case dovrebbero essere tutte date al popolo e altre amenità (pericolose) per tutti. Meno male, per lei ma non per noi, che nessuno vuole l’abolizione del Parlamento europeo, altrimenti come farebbe a farla franca del processo in Ungheria?
Idealmente, nel gruppone di testa che regala la gloria a Giorgia Meloni c’è Greta Thumberg, la vispa ragazzina (crescerà mai?) che da sognatrice di un ambiente migliore, si è trasformata in combattente per Gaza. Si è imbarcata con altri disperati sulla Flotilla per tentare invano di invadere le spiagge di Gaza. È finita con una figuraccia colossale, due strilli a bordo da parte dei soldati israeliani e più o meno tutti a casa, a studiare come si fa per davvero la rivoluzione. La ricerca di notorietà espone a figuracce colossali davanti al mondo.
Poi c’è lui, il destinato a Palazzo Chigi che non riesce a realizzare il suo sogno di tornarci con qualunque governo ci sia. Giuseppe Conte, lo avevamo conosciuto come persona a modo, e in privato lo è, ma è impressionante come il capo dei Cinque stelle si trasformi in piazza o davanti ad una selva di microfoni e taccuini. A furia di competere con la Schlein per la premiership del centrosinistra, inanella frasi terribili contro la Meloni non accorgendosi di quanta solidarietà offre gratuitamente alla presidente del consiglio. Perché il tempo delle urla ossessive è finito. I cittadini vogliono fatti concreti e non schiamazzi. Ha ragione Zaffini: con avversari così…
Stavamo dimenticando l’ultimo della galleria del senatore di Fdi a garanzia della durata del centrodestra al governo dell’Italia. È Aboubakar Soumahoro il pezzo pregiato, quello dell’immigrazione un tanto al chilo, il difensore degli ultimi della terra che doveva però salvare da mamma e suocera, ma non se ne è accorto.
Lui sta incredibilmente ancora in Parlamento, dove è stato portato da Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni (esattamente come la Salis e forse anche per la Albanese) che poi ha dovuto lasciare dopo l’inchiesta che ha colpito la sua famiglia e per sua fortuna non lui. C’è davvero da chiedersi con che faccia varchi ogni giorno il portone di Montecitorio.
Ovviamente, i nemici comodi di Giorgia Meloni non finiscono qui, se ne potrebbero aggiungere tanti altri – come dimenticare mai le mille gesta di Laura Boldrini o lo stesso protagonismo dei centri sociali di mezza Italia – ma alla fine sono i prescelti dell’opposizione per rappresentarsi di fronte alla pubblica opinione. Solo nel caso di Soumahoro hanno finto di distinguersi, ma tutti gli altri sono bandiere, bandierine, banderuole di un modello di politica ai confini della realtà.
È l’illusione di una o più battaglie politiche spacciate come roba seria e che invece annoiano terribilmente la pubblica opinione. Ogni volta vanno a scontrarsi con il mondo che esiste e non con quello che sognano, sembra passata un’eternità dai recenti referendum snobbati dalla grande maggioranza del popolo italiano.
Ovviamente, da parte sua il centrodestra non deve illudersi sulla pacchia di minoranze rappresentate in questo modo e i cui “capi” sono in perenne conflitto tra loro. Ma certo è che un quadro del genere vede l’opposizione ancora più debole di quando, nel 2022, si divise in tre. Allora favorì l’ascesa della Meloni, ora ne garantisce la permanenza al potere.
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