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L'esibizionismo a scuola si paga l'anno successivo

Occhio alla scena muta all'esame di maturità, il ministro Valditara: "Bocciatura"

11 Agosto 2025, 12:09

L'esibizionismo a scuola si paga l'anno successivo

Ma che moda è quella di rifiutarsi di sostenere gli esami orali per la maturità? Una rivoluzione smart? Il contrappasso con la lezione da impartire ai docenti? Non passa giorno senza una novità, anche triste.

Anche se finora in numeri limitati, fa riflettere questa specie di sollevazione studentesca contro le regole del gioco: siccome mi garantisce la valutazione raggiunta nell’esame scritto, vengo a quello orale e vi sbeffeggio rifiutandomi di sostenere la prova.

E se il ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, mostra di non voler assecondare la modalità scelta dai “ribelli” della maturità, fioccano le proteste. Il rappresentante del governo annuncia che chi fa scena muta agli orali merita la bocciatura, ed ecco i soloni progressisti che protestano.

Non sono normali, direi.

E in Umbria ha fatto sentire la sua voce a sostegno del ministro il senatore Franco Zaffini, di Fratelli d’Italia, con un post lapidario su Facebook: “Bravo Ministro Valditara. La scuola deve formare, anche, alla vita e al rispetto!”.

"Tra le riforme che noi stiamo per varare", ha spiegato Valditara dopo quanto accaduto, "oltre a quella sui programmi scolastici necessaria per potenziare l'italiano e la matematica, c'è anche una riforma della maturità. Comportamenti di questo tipo non saranno più possibili". "Se un ragazzo non si presenta all'orale, oppure volontariamente decide di non rispondere alle domande dei suoi docenti non perchè non e' preparato, cosa che può capitare, ma perchè vuole 'non collaborare' e quindi 'boicottare' l'esame, dovrà ripetere l'anno".

Se vuoi fare la rivoluzione, sappi che ci sarà la sanzione che meriti, è la sostanza.

È anche una questione di rispetto – al fondo del ragionamento del ministro - verso i docenti, che sono lì a lavorare, verso i compagni che hanno studiato e verso la scuola. Insomma, niente più pagliacciate, la scuola è una cosa seria.

E a ben vedere, la riflessione di Valditara è assolutamente sensata. Perché senza regole – e soprattutto senza rispettarle – il precipizio della società è sempre più vicino. Non può esserci alcun giustificazionismo.

Sacrosante anche le parole di un’educatrice conosciuta da molti anche grazie al piccolo schermo, come suor Monia Alfieri: ''Temo fortemente che si stia innescando una moda tra i giovani che sostengono il colloquio all'Esame di Stato, ossia quella di presentarsi al colloquio e di fare scena muta. Quando la cronaca non riferisce di un solo episodio ma di un episodio ripetuto, ciò significa che il meccanismo dell'emulazione è scattato: come sappiamo, si tratta sempre di un'emulazione in negativo, non in positivo. Francamente non condivido neanche le ragioni che stanno dietro a questi comportamenti, anche perché non compete agli studenti sindacare e condannare senza appello la valutazione dei loro docenti''.

Vogliamo sperare che non si ripetano altri episodi del genere, che certo non aiutano la formazione degli studenti. Quello che suor Monia teme come tentativo di emulazione, sarebbe soltanto un pessimo esempio da parte delle giovani generazioni, una forma di condotta protestataria senza sbocco.

La reazione immediata del ministro Valditara lascia la speranza che il sistema dell’istruzione non sia così fragile da cadere nell’impianto delle sue regole per provocazioni assolutamente puerili. E l’annuncio di regole più severe ed efficaci – ripetere l’anno – può rappresentare il deterrente migliore.

La sanzione, in questo caso, non va mischiata con le misure di “repressione del dissenso”, come va cianciando qualcuno. Ma va ribadita come pretesa di serietà rispetto ad un momento formativo che non a caso è indicato come esame di maturità.

Da giovani ci spiegavano che con esso arrivava il momento dell’accesso alla società, ciascuno con le sue competenze e le qualità che era stato capace di mostrare. Se tutto questo deve ridursi in burletta è evidente che non può passare una specie di principio bancomat: per cui se mi va bene un esame – lo scritto – decido che l’orale non serve.

Se poi si arriva a sostituire motu proprio la prova con un discorso alla commissione, siamo oltre ogni limite: a scuola non dovrebbe esserci spazio per comizi al momento dell’esame. Eppure anche questo è accaduto, con tanto di pubblicità sui giornali per i protagonisti di scene del genere. Ma non è così che migliora la scuola, perché si pretende di togliere ogni valore al giudizio sullo studente. Che se la svigna buttandola in polemica. Ma per favore…

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