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POLITICA

Primi arresti, la guerra produce effetti rischiosi nelle menti più esaltate

Le operazioni di polizia che a Perugia hanno portato al fermo di potenziali terroristi suona come un allarme

11 Agosto 2025, 11:53

Riccardo Augusto Marchetti

Riccardo Augusto Marchetti, segretario regionale della Lega Umbria

Preoccupa la guerra, eccome se preoccupa. Ma non è l’unico pericolo che corre il mondo libero, che è il grande luogo dove si potrebbe scatenare anche un altro tipo di rappresaglia.
Per ora chi ha il compito di mantenere la guardia alta afferma che è presto per parlarne, ma il rischio concreto dell’incubo terrorismo potrebbe affacciarsi anche da noi. Segnali di vario tipo destano preoccupazioni, anche se non siamo ancora precipitati in una spirale sanguinosa. Ma come interpretare in senso positivo la serie di arresti – qui e là – che ogni tanto vedono finire dietro le sbarre i seguaci del jihadismo?
Anche in Umbria ne abbiamo trovato traccia in questi giorni ed è un bene che lo si sia saputo, anche perché può servire a far capire ai malintenzionati che c’è un apparato di sicurezza assolutamente efficiente. Ma non si sa mai.
E possiamo dire che va colta positivamente una dichiarazione diffusa da Riccardo Marchetti, deputato e segretario della Lega umbra, che non ha voluto sottovalutare quanto accaduto: “L’arresto a Perugia di un ventenne di origini marocchine, accusato di aver diffuso materiale di propaganda jihadista attraverso i social, rappresenta un episodio gravissimo”.
Per questo, ha aggiunto l’esponente del Carroccio, “abbiamo approvato il nuovo Decreto Sicurezza, fortemente voluto dalla Lega, dal ministro Matteo Piantedosi e dal sottosegretario Nicola Molteni, che introduce misure più efficaci per contrastare il terrorismo, le occupazioni abusive e la violenza urbana”.
E ha tenuto a ringraziare i Carabinieri del Ros di Perugia “per la tempestività e l’efficacia dell’operazione che hanno condotto. La Lega continuerà a battersi senza resa per contribuire a garantire la sicurezza degli italiani”.
Va anche detto che per ora si tratta di episodi ancora limitati quelli che si apprendono su sospetti casi di radicalizzazione o attività terroristiche anche in Umbria, che intanto ci rassicurano sull’efficacia del sistema sicurezza e di monitoraggio. Ma non vanno sminuiti.
Nel marzo scorso un primo campanello d’allarme: Marzo 2025, quando la Procura di Perugia ha coordinato un’indagine su un 46enne residente in provincia di Brescia, attivo in gruppi Whatsapp riconducibili all’Isis. L’uomo era accusato di:
• inneggiare al martirio e alla guerra santa,
• possedere manoscritti con istruzioni per fabbricazione di armi artigianali,
• cercare online materiale jihadista.
Altro episodio a maggio, il giorno 26: quel giorno la Digos di Perugia (in collaborazione con l’Fbi e la Procura Dda) ha arrestato un giovane di 24 anni originario dell’Umbria. Era sospettato di:
auto-addestramento terroristico,
• possesso di migliaia di file digitali su esplosivi e armi,
• possibili legami con ideologie suprematiste bianche e jihadiste online.
Indagini mirate da parte di Digos, Polizia Postale, con supporto di intelligence (anche estera, come Fbi) portano ad arresti preventivi, che servono a scansare pericoli in Umbria.
L’Umbria resta una regione a rischio basso, ma queste operazioni dimostrano un sistema di prevenzione efficace.
Poi, l’ultimo episodio di quest’anno, quello riferito da Marchetti.
Anche in questo caso si è trattato di un ulteriore episodio preventivo, basato sul monitoraggio online e ancor prima dell’azione concreta.
In sostanza la Digos e la Polizia Postale hanno sorvegliato siti e piattaforme, individuando soggetti ritenuti a rischio di radicalizzazione.
L’arresto rientra nel quadro normativo rafforzato dopo il Decreto Sicurezza, che ha introdotto misure contro la detenzione e diffusione di materiale terroristico.
È un’azione di bonifica necessaria che serve a tutelare il territorio nazionale – e anche l’Umbria – da colpi di testa da parte di esaltati che potrebbero far male.
Le tensioni internazionali si riverberano ovunque e il rischio di tentativi di vendetta contro l’Occidente non vanno affatto sottovalutati. Fonti dell’intelligence non trascurano di riferire che si è ad un livello molto diverso rispetto alle prime grandi manifestazioni legate alla questione palestinese: anche se si registravano limitati episodi di violenza, erano tutto sommato gestibili.
Il terrorismo sarebbe altra cosa e il web va monitorato con il massimo dell’attenzione proprio per evitare gesti davvero non controllabili. Ancora pochi arresti non significa che ci siano pochi soggetti pericolosi in circolazione. Semplicemente si ammanettano quelli più inclini ad operazioni devastanti. Poi ci sono tutti gli altri sotto osservazione. La guardia alta va mantenuta eccome.

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