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E Ilaria Salis rischia il ritorno in Ungheria

Se il Parlamento europeo voterà per la revoca dell'immunità

11 Agosto 2025, 11:45

E Ilaria Salis rischia il ritorno in Ungheria

Occhio, che in qualunque città o paesello dell’Umbria la legge potrebbe non valere più. Anzi no, mica solo in Umbria, bensì in tutta Italia.
E in tutta Europa. È la pretesa di Ilaria Salis.
La virgulta dell’estrema sinistra – al di là delle condannucce già collezionate in Patria – ha decretato che se il Parlamento europeo dovesse revocarle l’immunità parlamentare “la democrazia in Europa” sarebbe in pericolo.
E questo perché è accusata dall’Ungheria di aver fatto un viaggetto da quelle parti a sprangare avversari politici. Un reato grave, dal quale vorrebbe sfangarla col voto dell’assemblea di Strasburgo.
Ne parlano in pochi per ora (la decisione è prevista entro fine mese) ed è grave. Perché davanti a noi c’è la pretesa di non farsi giudicare e che quindi l’Europarlamento deve dire no a chi dovrà stabilire se è innocente o colpevole.
Più silenzio c’è su questa vicenda e più c’è il rischio di accordi sottobanco in sede parlamentare. “Io salvo il tuo e tu salvi il mio”, pare essere diventata la regola in un luogo dove ormai non passa mese senza accuse ai vari onorevoli.
Ma il caso Salis non può non scuotere tutti gli italiani, perché è il caso di una minoranza che pretende di non far giudicare su un reato grave con la rivendicazione tracotante di aver fatto eleggere la signora proprio per sottrarla alla giustizia.
Si arriva a Strasburgo per scappare.
L’immunità che per molti rappresentava un privilegio da contrastare diventa la scappatoia per non rispondere delle azioni contestate.
Mi faccio eleggere e chi se ne frega dei giudici. È normale tutto questo?
Certo, c’è il rischio di ritrovarsi di fronte ai magistrati e addirittura quello di finire di nuovo in carcere. Se Ilaria Salis si sottrae al processo con l’immunità, succederà che qualunque cittadino umbro, italiano, europeo potrebbe vantare lo stesso “diritto”. Paradosso, certo, ma se un atteggiamento è contro la legge chi lo deve stabilire, un tribunale o il Parlamento, soprattutto quando si parla di violenza, di reati comuni, che comunque sono commessi da cittadini e non da parlamentari?
Non bisogna mai dimenticare che cosa è accaduto:
Ilaria Salis fu arrestata a Budapest nel febbraio 2023 con l’accusa di aggressione nei confronti di militanti di destra durante una manifestazione.
Il suo caso diventò clamoroso per via delle sue immagini durante il processo in cui appariva ammanettata in aula destando indubbiamente indignazione internazionale.
La sinistra italiana colse la palla al balzo. I più lesti furono Bonelli e Fratoianni di Avs che la candidarono e a giugno 2024 la Salis è stata eletta europarlamentare — più di 170.000 preferenze in più circoscrizioni — ottenendo l’immunità che le ha permesso di lasciare gli arresti domiciliari e tornare in Italia.
Attraverso il privilegio, ha evitato per ora il processo in Ungheria che richiedeva fino a 11-24 anni di reclusione, a seconda delle imputazioni poi da valutare nel dibattimento.
Il paese magiaro, ovviamente, non ci sta a vedersi sottrarre un’imputata ormai eccellente alla sua macchina giudiziaria e a 2024, il partito Fidesz (governo Orban) ha formalmente richiesto la revoca della sua immunità per far ripartire le indagini.
In Parlamento europeo l’iter per la “pratica” è cominciata nello scorso mese di gennaio: nel Consiglio Legale il relatore — non un politico di sinistra — ha evidenziato che i fatti risalgono a prima della sua elezione, quindi potrebbero non rientrare nel concetto di immunità.
Apriti cielo…
Ma al di là delle lacrime dell’estremismo di sinistra, ci sono vari scenari da analizzare.
Il primo è il più immorale: se il Parlamento europeo voterà contro la revoca, Salis manterrebbe l’immunità e resterebbe libera in Italia.
Nel caso contrario, ad immunità revocata, le autorità ungheresi potrebbero richiederne l’estradizione o il ritorno volontario. Non verrebbe espulsa immediatamente, ma il rischio concreto di un suo rientro in Ungheria e persino in carcere sarebbe molto alto.
La fine dell’iter è prevista entro fine giugno, compreso il voto dell’assemblea parlamentare nel caso di accoglimento in commissione della richiesta ungherese. A meno di qualche intoppo sempre possibile in questi casi.
Comunque, prima o poi a Strasburgo bisognerà decidere. In quel luogo Orban si è fatto molti nemici.
Ma è certo che sarà poi difficile sostenere le accuse di violazione dello Stato di diritto da parte di Budapest se il Parlamento europeo dovesse ostacolare il corso della giustizia.
Sarebbe evidente la speculazione di questi anni contro una democrazia che non merita demonizzazioni. La legge deve rispettare la democrazia e non oltraggiarla.

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