Attualità
L’Umbria non è un’isola immune dal virus della delinquenza e quindi può accogliere con speranza il decreto sicurezza tanto (e incredibilmente) criticato a sinistra. La decisione del governo sull’inasprimento delle sanzioni per chi delinque è sacrosanta. Ma si punta a criticare singole misure per contestare l’intero pacchetto. Si può forse negare - alla luce dei dati - che anche in Umbria cresca la criminalità? Ovviamente, si punta ad attaccare il governo su singole norme pur di non prendere atto della realtà esistente. Parlano i numeri del 2024. Nel corso dell’anno, in Umbria sono stati accertati 22.074 reati. Questo dato rappresenta un aumento rispetto all’anno precedente, indicando una crescita costante degli atti criminali nella regione. Poi ci sono le varie tipologie di reati commessi: delitti contro la libertà individuale: +510; Reati informatici: +397%; Reati ambientali +1.051%; Omicidi tentati: +100%.
C’è da restare indubbiamente impressionati.
Eppure si polemizza. Si polemizza su altro per non parlare di fenomeni che dovrebbero registrare atteggiamenti unanimi di condanna. No, si punta sulle “manifestazioni vietate” e “sull’emergenza abitativa”.
Allibiti è la postura giusta di fronte a certe espressioni polemiche.
Il decreto sicurezza introduce pene più severe per chi partecipa a manifestazioni non autorizzate, trasformando il blocco stradale da illecito amministrativo a reato penale, con pene fino a due anni di reclusione se commesso da più persone riunite. Questa misura ha generato preoccupazioni tra studenti e attivisti umbri, che temono una limitazione del diritto alla protesta pacifica.
Questo vuol dire che sono vietate le manifestazioni di dissenso? Tutt’altro, semplicemente devono essere comunicate come avviene anche oggi e non improvvisate per prendere di sorpresa le forze dell’ordine. Si rischiano problemi e danni a persone e cose. Invece dicono che c’è repressione, roba da pazzi.
E ancora: le nuove norme prevedono pene da due a sette anni per l’occupazione arbitraria di immobili destinati a domicilio altrui. In Umbria, dove esistono situazioni di disagio abitativo, - si arriva a dire da sinistra che questa parte del decreto potrebbe colpire duramente le persone in condizioni di vulnerabilità. Cioè, tradotto per i più, chi occupa le case di altri deve essere lasciato in pace.
Il solleone colpisce duramente. E lo si è visto anche dalle cronache politiche locali, come a Perugia, dove il centro sinistra ha criticato il governo e la consigliera di FdI Scoccia ha risposto che “senza sicurezza non c’è libertà”. Una frase che dovrebbe essere pronunciata da chiunque ma evidentemente di questi tempi c’è chi non ci riesce… Proprio sulle manifestazioni non ce la fanno a comprendere che le regole sono essenziali in una democrazia. Ogni manifestazione deve seguire regole come preavviso, autorizzazioni, rispetto della sicurezza pubblica. E siccome il nuovo decreto, trasforma alcune condotte (come blocchi stradali che frenano anche il diritto al lavoro per chi deve recarsi nella propria azienda) in reati penali, ecco che scatta la protesta. Come a dire che siccome ci sono pene, non si potranno più fare manifestazioni. Basterebbe rispettare le leggi, tutto qui.
Idem sulla casa. Dicono i contestatori che bisogna darne a chi non ne ha. Ma occupare una casa altrui non può diventare la soluzione al disagio abitativo. È illegale e crea un danno a chi quella casa la possiede, anche se inutilizzata.
Eppure pare faticoso condividere un ragionamento assolutamente corretto ed equilibrato sul piano dei principi: regole e legalità vanno rispettate. Ma chi contesta queste norme lo fa temendo che l’equilibrio tra diritti e repressione si stia spostando troppo verso quest’ultima. Nascondendo invece quello che è successo da troppo tempo a questa parte dove è invece prosperato il lassismo.
Il vero nodo è: come conciliare ordine e giustizia sociale.
Certo è che non può esserci un alibi alle continue aggressioni a chi difende la legge, come le forze dell’ordine e tanti altri esempi che si possono fare scorrendo le tanto contestate norme volute dal governo.
Al fondo, su tutto campeggia la questione dei diritti praticamente a tutto.
Ma è giusto o no avviare anche la stagione dei doveri? Il problema della sicurezza in Italia sta anzitutto qui. E anche in Umbria bisognerà capirlo prima o poi. La “pretesa” di uno Stato che faccia lo Stato dovrebbe essere patrimonio comune e non solo di una parte politica. Ma se si preferisce l’ostruzionismo in Parlamento.
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