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CRONACA

Zona rossa vuol dire stop alla libertà di delinquere

Il caso di Fontivegge a Perugia: la sicurezza non deve diventare un optional ma un obiettivo su cui puntare con efficacia

11 Agosto 2025, 11:34

Zona rossa a Fontivegge, ecco quando scatta. L'ordinanza avrà la durata di tre mesi

Piazza del Bacio a Fontivegge, Perugia

Basta con i delinquenti, non può esserci una zona franca a Perugia. Così come in nessuna parte d’Italia, la sicurezza non deve diventare un optional ma un obiettivo su cui puntare con politiche efficaci.
Il segnale di Fontivegge - con le decisioni che sono state assunte in questi giorni - va colto nel messaggio che invia ai cittadini perbene: lo Stato è indisponibile a lasciarvi soli in balia di chi pensa di essere sopra della legge. Una pattuglia in più, per dire, è una preoccupazione in meno per i cittadini.
E per questo è profondamente vero e ragionevole quanto ha scritto Marco Squarta su Fb. Per l’eurodeputato di FdI, zona rossa significa “più controlli; più forze dell’ordine sul territorio; più prevenzione e monitoraggio; più sicurezza per residenti e lavoratori, studenti e turisti”. Ed è anche significativo constatare che questo tipo di provvedimenti rientrano esattamente in ciò che il centrodestra aveva promesso ai suoi elettori nelle elezioni politiche del 2022: lotta alla delinquenza come caposaldo ineliminabile.
Basta una fotografia del territorio interessato. Microcriminalità, spaccio di droga, immigrazione clandestina: messi in fila danno l’idea di quello che succedeva a Fontivegge e perché ora è diventato “zona rossa”. Bivacchi e degrado hanno fatto da micidiale contorno al menu di Fontivegge. Sembrava davvero una porzione della città trasformata in zona franca, altro che rossa, da chi campa fregandosene delle norme vigenti, a partire persino da risse devastanti.
L’istituzione della zona rossa - proposta per Perugia dal sottosegretario Emanuele Prisco - partirà dai prossimi giorni. Infatti la sua istituzione ha giugno 2025 come data di partenza: inizialmente andrà avanti per quattro mesi. Un esperimento da proseguire se sarà ancora necessario, ma anche monito a smetterla di pensare di poter farla franca impunemente.
Ovviamente, la misura non riguarda solo una zona di Perugia.
La battaglia di legalità condotta in prima persona dal ministro dell’interno Matteo Piantedosi si sta via via estendendo a diverse città italiane, c’è infatti un contesto di misure più ampie volute proprio dal Viminale. Il caso Caivano ne è stato l’esempio più eloquente in un territorio dove ha prosperato per troppo tempo incontrollato la malavita.
E se si decide di ampliare la battaglia per la legalità anche altrove è anche a scopo preventivo: perché criminalità e degrado urbano stanno turbando la vita di troppe città ed è un bene che lo Stato faccia sentire la sua presenza con un’ampia mobilitazione delle sue strutture di prevenzione e repressione. Abbiamo ottime professionalità tra le nostre forze dell’ordine e vanno utilizzate al meglio delle loro potenzialità.
La sicurezza e l’ordine pubblico vanno garantiti con una seria strategia di pianificazione dei controlli. E con le zone rosse si può raggiungere l’obiettivo di togliere territorio alle varie bande, che infestano le città.
Ovviamente, l’azione del ministro dell’interno ha provocato il solito dibattito, suscitato anzitutto dai soliti profeti di lassismo che appena sentono parlare di Viminale drizzano le orecchie per lanciare allarmi immotivati per la gente perbene.
Da una parte c’è chi dice apertamente di vedere nelle zone rosse uso strumento efficace proprio per migliorare la sicurezza, altri - per non contestarle apertamente - si trincerano dietro l’ipocrita preoccupazione riguardo all’impatto sulle risorse delle forze di polizia e sull’effettiva utilità della misura. Meglio il dolce far niente? Certo che no e fa bene il governo a non fermarsi.
Il fronte dei contrari farebbe meglio ad ammettere semplicemente che, nel caso di Fontivegge, la decisione è motivata dalla necessità di affrontare situazioni di degrado e criminalità nel quartiere, attraverso un’intensificazione delle misure di sicurezza e un coordinamento tra le istituzioni locali e nazionali.
Ed è il senso della circolare emanata da Piantedosi alla vigilia dell’adozione dello strumento nelle varie zone d’Italia in cui si è reso necessario.
In buona sostanza la “zona rossa” è concepita come un’area ad alta sorveglianza, finalizzata a intensificare la presenza delle forze dell’ordine e a implementare misure di sicurezza più stringenti. Nel caso di specie, l’obiettivo è anche quello di supportare il Comune di Perugia nell’applicazione degli strumenti normativi previsti dal Decreto Sicurezza, in particolare per quanto riguarda il monitoraggio, la prevenzione e la riqualificazione urbana.
Meglio applausi che borbottii..., meglio zona rossa che zona franca.

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