POLITICA
Raffaele Nevi non ha avuto timori e sui referendum di giugno è stato assolutamente chiaro: Forza Italia sceglie di invitare gli elettori a non votare. “Su materie così complesse non si fanno referendum”, è la strada indicata dagli azzurri con il suo portavoce. Obiettivo: non far raggiungere il quorum del 50 per cento alla consultazione e farla naufragare.
Una posizione – quella del portavoce del partito di Tajani - indubbiamente coraggiosa che ha scatenato le polemiche dell’opposizione di sinistra e che poi ha visto via via schierarsi praticamente tutta la maggioranza di governo proprio come Nevi. Se la Cgil ci vuole fare una battaglia politica sopra, perché dovrebbe accettarla chi poi la subirebbe nel caso di prevalenza dei sì?
La Lega ha fatto riferimento alla stessa posizione con il suo vicesegretario Andrea Crippa; e poi è sceso in campo persino il presidente del Senato, Ignazio La Russa, a cui la sinistra non par vero di poter rimproverare qualunque cosa dovesse dire. Un atteggiamento assolutamente irrispettoso verso la seconda carica dello Stato, ma tant’è: questa è l’opposizione che c’è in Italia.
Eppure, sui referendum – quattro sul lavoro e uno persino per la riduzione dei tempi per ottenere la cittadinanza italiana – quella espressa inizialmente dal deputato umbro è assolutamente nel solco della Costituzione. Come Nevi, nel passato, si schierarono uomini della sinistra come Napolitano, Craxi, Fassino e altri ancora.
È la Costituzione a fissare la validità dei referendum se ad essi partecipa almeno il 50 per cento degli elettori italiani. Il che sta a rappresentare una scelta iniziale ben precisa: è giusto votare solo perché una minoranza ha promosso la consultazione? È un diritto anche non farlo, altrimenti non si comprenderebbe il senso dell’articolo 75 della Costituzione: “La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi”.
Due condizioni dunque: deve avere votato almeno la metà degli elettori e devono raggiungere la maggioranza dei voti espressi. Se un elettore non è d’accordo con i quesiti e teme che a votare vadano in pochi perché deve aiutare i promotori – in questo caso Cgil e +Europa – a raggiungere il quorum per far passare tesi che non condivide? È quello che è accaduto molte altre volte in passato, soprattutto per un motivo: i cittadini eleggono il Parlamento. Se su materie come la disciplina delle norme sul lavoro o quelle sulla cittadinanza non legiferano le Camere ci deve pensare il popolo? Del resto è così da sempre e non sarà un caso se la gran parte dei referendum naufragano da decenni. E ora si fa baccano perché li vuole appoggiare la sinistra.
E dopo Nevi si accaniscono contro La Russa balbettando sui doveri della seconda carica dello Stato. Ma se il presidente del Senato avesse detto “andate a votare” non sarebbe incorso egualmente in un atto improprio, visto che lo definiscono così? Proprio la presenza del quorum sottrae le cariche istituzionali all’imparzialità del momento elettorale. Perché non entrano nel merito dei quesiti, ma non è il percorso referendario a diventare di per sé un obbligo costituzionale. È un diritto, non un dovere.
Se non ci fosse la previsione del numero di elettori a stabilire la validità dei referendum, certo sarebbe inutile intervenire sulla presenza alle urne, che non a caso si invoca per le elezioni politiche e non certo con successo, perché significherebbe entrare poi nel merito dei “si” o dei “no” nelle singole domande rivolte agli elettori ai seggi.
Insomma, la solita manfrina di parte per attaccare chi la pensa in maniera differente rispetto ai promotori. Anche perché tutti già sanno – a partire dai sondaggi – che il quorum non ci sarà. E bisogna subito individuare i “colpevoli”.
Basti pensare a quello che succede nel Pd, stando ai si dice. Per la Schlein pare che l’affluenza – che anche lei dà per impossibile – non sia più il fattore che determinerà la vittoria o la sconfitta. A lei basterebbe che il computo dei sì nella consultazione inutile superi i numeri della maggioranza alle politiche del 2022. Inguaribile sognatrice…
(E sembra davvero incredibile che debba passare quasi sotto silenzio il fatto che il Pd a favore dei referendum sul lavoro sia il Pd che votò a favore delle leggi che ora vuole abrogare).
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy