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Non lasciare alla vittima di femminicidio il cognome del suo assassino

Arriva la proposta di legge Polidori, deputata che guida anche Azzurro donna e che ha una grande sensibilità sul tema

06 Aprile 2025, 18:01

Non lasciare alla vittima di femminicidio il cognome del suo assassino

No, l’assassino e la sua vittima non possono convivere in una tomba per l’eternità. C’è bisogno di rispetto per la sofferenza di chi piange una tragedia che aumenta a dismisura ogni volta che si porta un fiore a chi non può sbarazzarsi del cognome di chi ha infierito.

Ed arriva la proposta di legge Polidori. La parlamentare di Forza Italia, che guida anche Azzurro donna, ha una grandissima sensibilità verso le vittime di femminicidio e ha trovato un buco nell’ordinamento: ad esempio, se i cognomi di carnefice e vittima coincidono non è certo chi è stato ammazzato a poter chiederne il cambiamento. Nell’ordinamento c’è già una legge che consente di rinunciare al cognome dell’omicida per gli orfani di femminicidio. Manca quella probabilmente più importante, proprio dal punto di vista della memoria di chi non c’è più. Una norma di civiltà.

Catia Polidori si è posta un problema di tutela dei parenti delle vittime, almeno moralmente.

Quando un genitore uccide un altro, anche i parenti della vittima (entro il secondo grado) potranno richiedere il cambio del cognome per i figli, se coincide con quello dell’assassino. La memoria non sarà più deturpata dal cognome.

La pdl prevede, poi, che, nel caso in cui la vittima della violenza domestica sia un minore, i familiari superstiti possano richiedere la modifica del cognome anche post mortem, attraverso una procedura di urgenza, con tempi e burocrazia ridotti e in modo retroattivo rispetto all’approvazione della norma.

In pratica si raccoglie un grido: non seppellitemi col nome del mio assassino.

Ed è la stessa relazione della parlamentare di Forza Italia a spiegare che succede: i bambini ed i ragazzi orfani a seguito di un crimine domestico rappresentano il volto nascosto della violenza di genere. Quando si affronta un argomento delicato come la violenza sulle donne bisogna ricordare che ad essa conseguono gravi ripercussioni sui figli, spettatori e vittime diretti ed indiretti di tali episodi.

Proteggere i bambini ed i ragazzi significa fare il possibile per evitare che si creino situazioni di forte rischio, attraverso interventi preventivi di sostegno alla genitorialità fragile nei casi in cui le competenze educative siano difficili e precarie.

L’omicidio di un genitore da parte dell’altro reca, infatti, profonde conseguenze a livello emotivo, aggravate dalla perdita contemporanea delle due figure di riferimento familiare, ovvero il genitore vittima ed il genitore autore del reato (detenuto o in molti casi suicida).

La condizione in cui i figli si ritrovano improvvisamente catapultati è drammatica non soltanto a livello emotivo, ma anche sociale e giudiziario, per cui si ritiene necessario intervenire al fine di offrire una risposta tempestiva e concreta ai loro diversi bisogni rispetto ad un quadro familiare stravolto.

Già esiste una legge che disciplina anche il procedimento di modifica del cognome allo scopo di garantire la più efficace tutela dei figli rimasti orfani per un crimine domestico e che riconosce tutele processuali ed economiche ai figli minorenni e maggiorenni economicamente non autosufficienti della vittima di un femminicidio.

Il cambio di cognome chiude così in modo ufficiale l’unico filo che tiene legato il figlio al genitore assassino, togliendo il peso di portare tale fardello nel corso di tutta la vita.

Ma anche la possibilità del cambio post mortem del cognome paterno o materno per il figlio rimasto orfano rappresenta – dice l’on. Polidori - un impatto emozionale molto significativo.

Con la nuova proposta di legge, si pone l’obiettivo di rafforzare quanto già previsto a tutela della memoria e della dignità delle vittime di femminicidio in ambito familiare e dunque dei crimini domestici, ampliando la platea dei soggetti che possono chiedere la modifica del cognome, quando esso coincide con quello del genitore autore del reato, prevedendo la possibilità di richiedere il cambio di cognome postumo per una vittima di omicidio da parte di un familiare diretto (ad esempio padre, madre, fratello o coniuge), ed estendendola ai parenti più prossimi della vittima (ad esempio fratelli, sorelle, nonni e zii), al fine di rendere più agevole le procedure nei casi di femminicidio o di omicidio familiare, attraverso una procedura di urgenza con tempi ridotti e meno burocrazia.

Consentire ai familiari delle vittime di queste forme di violenza domestica la possibilità di richiedere il cambio di cognome, dissociandosi ufficialmente dal genitore assassino, fonte di ulteriore sofferenza, rappresenta un atto di giustizia morale nei confronti delle vittime.

Nel caso in cui la vittima sia un minore, i familiari superstiti dovrebbero avere il diritto di chiedere il cambio di cognome in modo immediato, al fine di tutelare la memoria del minore, dissociandola dal cognome dell’assassino.

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