Attualità
Possiamo sapere o no se negli anni orrendi della pandemia qualcuno ha coperto il traffico miliardario di mascherine non idonee? Oppure chi ha avuto ha avuto e chi ha dato dato? La domanda è d’obbligo dopo che nella commissione d’inchiesta sul Covid sono emersi fatti che fanno accapponare la pelle, speculazioni ignobili che dovrebbero essere svergognate e punite con grande severità. Della commissione fa parte il senatore umbro Franco Zaffini per Fratelli d’Italia. Ha tratto un convincimento chiaro – e “desolante”, scrive su Facebook - dalle dichiarazioni del rappresentante della Jc Electronics, ditta che forniva mascherine all’Italia, certificate e a posto, a differenza di altre. “Si evince una gestione spregiudicata della pandemia da parte della struttura commissariale per l’emergenza, guidata da Domenico Arcuri, e dall’Agenzia delle dogane, guidata da Marcello Minenna”, afferma con nettezza il parlamentare di Fdi.
Gli elementi emersi – insiste - dimostrano che avevamo ragione, come Fratelli d’Italia e centrodestra, a voler fortemente istituire una commissione d’inchiesta sull’ennesima ‘notte della Repubblica’ della storia italiana rappresentata dalla gestione dell’emergenza Covid. È davvero paradossale che ricada sui Cinquestelle, proprio coloro che invocavano onestà, la responsabilità politica di tutto questo”. Era il tempo del governo Conte.
Gran parte delle mascherine portate in Italia non erano conformi. E chissà quante sono transitate anche in Umbria.
In pratica gli italiani hanno pagato mascherine per un miliardo e 200 milioni non idonee e comunque il quadruplo del normale. Nel frattempo Arcuri e l'Agenzia per le dogane bloccavano le mascherine idonee. L’atto d’accusa in commissione è forte: gli stessi che hanno imposto il bavaglio durante la pandemia, ora vorrebbero censurare chiunque non la pensi come loro. Il presidente Lisei ha semplicemente citato la risposta del procuratore della Corte dei Conti, ossia una verità inoppugnabile: 'Il contributo di due norme', l'art. 21 del decreto-legge 76/2020 e l'art. 11 comma 3 del decreto legge 14/2020, 'ha fatto si' che numerose segnalazioni di possibili danni siano state immediatamente archiviate (...) e che, nel contempo, gran parte delle istruttorie aperte sia stata chiusa con motivati provvedimenti di archiviazione stante la mancanza di comportamenti dolosi'. A proposito di “scudo” contro la legge.
E ciò che salta immediatamente agli occhi sono proprie le parole dell’azienda ascoltata in commissione.
"Abbiamo subito 28 controlli, che hanno investito tutte le persone che hanno lavorato in una condizione difficilissima e sono andati tutti in una direzione positiva". Lo hanno detto in audizione a San Macuto i rappresentanti della JC-Electronics Italia srl, l'azienda che dovrà essere risarcita per oltre 200 milioni di euro per la revoca di un contratto stipulato dallo Stato Italiano attinente alle mascherine.
Il rappresentante della società ha ripercorso i fatti di fronte ai componenti della commissione parlamentare di inchiesta sull'emergenza covid: "Riceviamo il contratto dalla protezione civile il 18 marzo 2020. Potevamo consegnare da un minimo di mascherine, 10 milioni di pezzi, a un numero indefinito. Il contratto, firmato il 23 marzo successivo, si sviluppa con assoluta regolarità, pianificando e garantendo le consegne fino a quando c'è stata la struttura della protezione civile. Il contratto è stato poi passato il 15 aprile alla struttura del dottor Arcuri, il quale invia il primo ordine al consorzio Wenzhou e Luokai il 25 marzo al prezzo di 2,20 euro, assolutamente uguale. Si rendono poi conto, evidentemente, che la nostra offerta era a misura e ordinano 100 milioni di pezzi a 2,16 euro". E ancora: "L'11 maggio comunichiamo di aver appena comprato 17 milioni di mascherine, il modello più approvato da Inail e Usa e che risultava essere dal punto di vista della conformità quello più idoneo. Non abbiamo mai avuto risposta. Il 26 giugno improvvisamente la prima contestazione per le mascherine, due piccolissimi lotti di un modello diverso, 'non conformi': scopriamo dopo che il segretario del Cts, il dottor Ciciliano, riferisce che non sono mai stati richiesti né espressi pareri dal Cts al quale la documentazione, anche per questi due lotti, non è mai arrivata. Il 14 agosto ci sono state sequestrate le mascherine approvate da Inail e testate fisicamente, assolutamente conformi rispetto invece alle centinaia di milioni di mascherine portate in Italia da Arcuri che sapeva fin dal principio che non erano conformi, certificate da un laboratorio Ecm di Reggio Emilia che la stessa Dogana dice che non erano buone". Chi deve rispondere? Non c’è bisogno di essere novax per pretendere chiarezza".
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