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POLITICA

Il Pd attacca il centrodestra che si è alleato con Bandecchi

01 Ottobre 2024, 19:33

Walter Verini

Walter Verini, senatore Pd

E sia. Con la campagna elettorale alle porte, anche in Umbria si apre il festival dell’ipocrisia. Gran regista il Pd, ansioso di rimettere le mani sulla regione persa malamente cinque anni or sono grazie ai suoi peggiori personaggi, che ora attacca il sindaco di Terni Stefano Bandecchi. Questi stavolta è reo di accordo con il centrodestra alle elezioni. Chi si è distinto è una personalità solitamente compassata come il senatore Walter Verini, che invece è andato a Palazzo Madama al solo scopo di fare propaganda contro la coalizione di Donatella Tesei, addirittura in una sede istituzionale.
E la mente torna a quelle elezioni di Terni dove Bandecchi fece strike degli avversari di destra e di sinistra vincendo al ballottaggio. Battè, al secondo turno, il centrodestra: non è difficile indovinare chi lo votò “contro le destre” secondo lo slogan di ieri e anche di oggi in voga nel Pd.
Adesso non ci sarà ballottaggio, ma le regionali si vinceranno a turno unico. I voti di “Alternativa popolare” confluiranno sulla Tesei e ora che se ne è accorto il Pd strepita in Parlamento.
La nuova accusa, lanciata proprio da Verini, è: Bandecchi a Terni ha violato ogni regola democratica, la destra ci fa accordi. Dov’era di grazia il senatore del Pd quando gli accordi li faceva la sinistra con il sindaco che adesso disprezza così tanto?
Ecco come ha tuonato Verini a Palazzo Madama: "Che altro deve accadere a Terni, dove consiglieri comunali vengono minacciati con violenza e intimiditi dal sindaco e costretti a uscire dall'Aula e a sporgere denuncia? Quando l'agibilità democratica di un organo eletto dal popolo viene compromessa, come nel caso di Terni, anche in attesa dei doverosi accertamenti dell'attività giudiziaria, credo che il Prefetto e il Viminale dovrebbero verificare concretamente cosa sta succedendo in quella città. Bandecchi ha violato ogni regola democratica e ha messo in crisi il consiglio comunale. Non solo, ci sono i temi del conflitto di interessi e dell'incompatibilità; c'è poi una chiusura di indagine della Guardia di Finanza e della Procura di Roma che ha portato al sequestro di 22 milioni di euro a Bandecchi, il quale ha interessi nella realizzazione del nuovo stadio e di una clinica privata e che per questo si è dovuto dimettere formalmente da presidente della Ternana. Non solo, la destra che finora aveva combattuto Bandecchi, ha ora stretto un accordo elettorale cinico e spregiudicato con il sindaco di Terni, dettato dalla presidente Meloni, in vista delle regionali, tanto che il candidato sindaco Masselli e la dirigente scolastica Fabrizi si sono dimessi da Fdi". Fin qui Verini, che citiamo per dovere di cronaca. Insomma, Bandecchi è il diavolo che fa cose che non si fanno e che pure accadono anche in tanti consigli comunali dove è ben raccolta l’eredità di Peppone contro don Camillo. Poi si esalta pure chi non era entusiasta dell’accordo: fino a un minuto prima erano “fascisti” pure quegli esponenti di Fdi strumentalizzati da Verini.
Ma il parlamentare del Nazareno ha presentato quell’interrogazione solo perché annusa una rovinosa sconfitta elettorale, e l’ha condita con argomenti surreali e pretestuosi. La risposta in Aula del ministro Piantedosi è stata puntuale. Il Viminale non interviene nella dialettica politica e se ci sono reati lo stabilisce la magistratura secondo l’ordinamento vigente. Tanto più che in alcuni casi non ci sono nemmeno denunce.
Quanto accaduto al Senato dimostra una sola cosa: il partito di Elly Schlein è sempre più governato da una deriva giustizialista che sembrava dovesse essere abbandonata nelle sole mani dei grillini. Per risalire la corrente, ne fa sfoggio persino Verini. È la solita storia: non ce la fai a battere “il nemico” – a questo siamo – con il voto popolare? Ti rifugi in tribunale, il fronte più utile a smuovere montagne di fango per mortificare l’avversario politico.
E non c’entra davvero nulla la critica al centrodestra per l’accordo elettorale con Alternativa popolare. Dalla Salis al professor Raimo la storia delle alleanze del Pd a sinistra è ricca di compagni che sbagliano. Solo che non le vedono, fingono di non capire, e ululano contro la destra. A prescindere, insomma…
Loro innocenti sempre, la destra colpevole comunque. Ma così non si ottengono voti e semmai si allontanano dalle urne anche quegli elettori che vorrebbero una sinistra in grado di comprendere come si fa politica in maniera seria. Peccato per loro. Si asterranno dal voto, come hanno fatto in Parlamento per la Rai. E perderanno come al solito. Le urla al vento non aiutano.

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