Politica
L'ospedale di Perugia
Viene da dire “e adesso”? Nei giorni scorsi ci è toccato leggere dotte dissertazioni – e insieme sciagurate – sulla sanità umbra. Era bastato citare i dati ufficiali pubblicati dal ministero della Salute per far insorgere i nostalgici dei vecchi tempi.
Per intenderci, il periodo in cui nel nome della salute si faceva man bassa di assunzioni e appalto col pilota automatico, di colore rigorosamente rosso.
Ci siamo beccati lezioni su come si orientano le politiche sanitarie, quasi a non dovercene occupare più. Eppure, c’è chi conferma quei dati ed è la fondazione Gimbe, che certo non può essere accusata di fiancheggiamento del governo e generalmente del centrodestra.
Ebbene, anche secondo i numeri diffusi da questa fondazione, l’Umbria è tra le regioni top, con particolare riguardo alle liste d’attesa. Sono sparite? No, ma almeno sono gestite molto meglio che in altri territori del Belpaese.
Dove non sono solo lunghe, ma spesso poco chiare: sono solamente sei le regioni promosse, con la Puglia unica al Sud, per la trasparenza delle liste di attesa in sanità. Mentre sono in arrivo le linee guida della piattaforma istituita presso l'Agenas per il loro monitoraggio, in attuazione dello specifico decreto legge, è proprio la Fondazione Gimbe a valutare i tempi per l'erogazione delle prestazioni ambulatoriali.
Lo fa – secondo quanto riferisce l’Ansa - in un'analisi sulla completezza e trasparenza delle informazioni presenti nei siti web di Regioni e Province autonome e sulla semplicità e accessibilità delle modalità di prenotazioni nei siti Cup regionali. Un report che, nota la stessa fondazione, rappresenta una prima istantanea, in attesa appunto delle rilevazioni ufficiali del ministero della Salute, "relativa al monitoraggio ex-ante dei tempi di attesa, che rileva in un determinato periodo la differenza in giorni tra data di prenotazione e data assegnata per l'erogazione della prestazione". Quello che emerge dall'analisi di Gimbe, innanzitutto, è che solamente 6 Regioni (Provincia autonoma di Bolzano, Puglia, Toscana, Umbria, Valle d'Aosta e Veneto) presentano tutti e sei gli indicatori considerati, comunicando i dati aggregati e delle singole Asl, il numero di prestazioni monitorate, il tempo di attesa medio, la percentuale di rispetto dei tempi previsti sul totale delle prestazioni monitorate, la presenza di classi di priorità (breve, differibile, programmata), la possibilità di confrontare le performance tra aziende sanitarie.
Il che vuol dire spendere bene le risorse a disposizione, perché poi gli utenti hanno diritto di conoscere in tempi più brevi possibili le proprie condizioni di salute e le cure necessarie a rimettersi in senso.
Dati da cui emerge la concretezza del sistema sanitario umbro e su cui ci eravamo già soffermati in precedenza. Prima le fonti ufficiali – come il ministero – e poi quelle indipendenti – come Gimbe – ci danno il responso sulle attività delle giunta Tesei in materia sanitaria.
Ad esempio, all’Umbria non è capitato di essere esclusa dal monitoraggio come per le varie regioni che non dispongono di un portale unico con i dati del monitoraggio ex-ante, ma rimandano ai siti delle singole Aziende sanitarie (ed è immaginabile quanti problemi di creino alla trasparenza dei dati).
Altre ancora hanno dati risalenti a prima della fine dello scorso anno, il che è un po’ troppo, potremmo dire.
I tempi di attesa sono fondamentali. E stando a quanto dichiara il presidente della fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, essi “sono oggi il sintomo più grave ed evidente della crisi organizzativa e professionale del Servizio sanitario nazionale. Questo crea pesanti disagi per i pazienti, peggiora gli esiti di salute e fa lievitare la spesa privata, che impoverisce le famiglie e può portare anche a rinunciare alle cure. Ma, paradossalmente, a fronte della rilevanza del problema, non esiste una rendicontazione pubblica completa e trasparente sui tempi di attesa".
Mai perdere la speranza, però. Perché a quanto si apprende sta per essere varato il decreto attuativo del dl Liste d'attesa in cui vengono fissate le linee guida per la costruzione della Piattaforma nazionale liste di attesa (Pnla), che servirà a monitorare il rispetto dei tempi di attesa per le prestazioni sanitarie.
La piattaforma dovrebbe garantire in particolare la misurazione delle prestazioni in lista di attesa su tutto il territorio nazionale e la disponibilità delle agende per le prenotazioni sia in regime di Ssn sia in regime Alpi (attività libero-professionale intramuraria).
Meno male che l’Umbria è già avanti rispetto al resto d’Italia.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy