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Umbria

La sanità umbra ha numeri giusti. Al settimo posto tra le 20 regioni

27 Agosto 2024, 18:30

donatella tesei

A sinistra forse hanno fatto male i conti. Perché le belle notizie agli umbri le portano i dati del ministero della Salute. E Donatella Tesei, governatrice in carica, li può sventolare con soddisfazione. A rendere pubblici i numeri, che stanno proprio sul sito del dicastero a Roma, è il segretario regionale della Lega, il deputato Riccardo Augusto Marchetti. Che ha deciso di passare al contrattacco per mettere a tacere quelle che definisce “narrazioni false”. E smontare il tentativo di “generare paure ingiustificate tra i cittadini col solo obiettivo di guadagnare facili consensi occultando la verità del grande lavoro che il Centrodestra sta facendo”. La propaganda altrui si smentisce proprio con i dati, afferma sulla propria pagina facebook il parlamentare leghista, che li definisce, proprio perché provenienti dalla fonte più autorevole – il ministero di Schillaci – “reali e incontrovertibili”. Infatti bisogna ricordare che se il ministero della Salute pubblica cifre sbagliate, a vantaggio di una regione o a danno dell’altro, insorgono proprio i diretti interessati. E su quei numeri non si può sbagliare affatto. Dice ancora Marchetti, prima di passare all’analisi delle statistiche sull’Umbria: “Bisogna ancora lavorare tanto per potenziare la sanità della nostra regione e garantire a tutti gli umbri le migliori cure nei tempi più rapidi possibili, ma abbiamo intrapreso la strada giusta. La sanità pubblica è e resterà sempre una priorità assoluta per la Lega e per tutto il Centrodestra”. Quei dati sono rimbalzati dal ministero a youtrend, che sui numeri è uno specialista: “Ci sono 7 regioni - più la provincia di Bolzano - non in grado di garantire i livelli essenziali di assistenza nella sanità in almeno una delle tre aree monitorate dal Ministero della Salute”. Le tre aree sono i sistemi distrettuali, il sistema sanitario, le politiche di prevenzione. Tutte e tre contribuiscono a determinare i livelli essenziali di assistenza, ormai noti come Lea. Ebbene, la Valle d’Aosta è l’unica con tutte e tre le aree sotto il livello di sufficienza. Calabria e Sardegna male per sistemi distrettuali (Sono tutte le attività attinenti al Distretto. Potrebbe cambiare da regione a regione, anche con le visite ambulatoriali, il Cup, assistenza integrativa, etc.) e prevenzione. Umbria invece promossa in tutti e tre i settori. Ed è una soddisfazione. Che diventa ancora più grande vedendo la regione al settimo posto nazionale nella graduatoria sui livelli minimi di assistenza. Nei gradini superiori ci sono Emilia e Veneto, la Toscana e la Lombardia, la provincia autonoma di Trento e il Piemonte. Sì, la Tesei può essere soddisfatta. Il dato che balza agli occhi, per l’Umbria, è proprio quello legato all’ospedalità, che poi è ciò che il cittadino avverte con maggiore incidenza sulla propria qualità di vita. E qui emerge una prestazione al livello delle grandi regioni e superiore, ad esempio, al Lazio e alla Puglia, che hanno circa sei milioni di residenti ciascuna. Le grandi difficoltà della sanità permangono nelle regioni meridionali, e davvero stavolta non si può mettere sotto accusa l’autonomia che non c’è... Insomma, nel settore più rilevante per la regione, l’Umbria del centrodestra si presenta con buoni primati agli occhi dei cittadini che saranno chiamati al voto. Vuol dire che tutto va bene, madama la marchesa? No, e sarebbe stolto sostenerlo. Ma vivere nella settima regione d’Italia per qualità del sistema sanitaria garantisce più sicurezza alle persone, ai nuclei famigliari, a chi ha bisogno di veder soddisfatto il diritto alla salute. Poi, sicuramente, ci saranno strutture da rimettere a posto per accogliere chi non sta bene; ma il dato di fondo riguarda un sistema che si è rinnovato in larga parte. La sanità che ereditò la Tesei al suo avvento, si distingueva per ben altri “primati”, a partire dalle manovre su appalti e assunzioni. Bastano i quattrini che arrivano dallo Stato? Intanto va detto che ce ne sono sempre più, come testimoniano le tabelle della legge di bilancio dello scorso anno. E quest’anno si vedrà ancora il segno positivo, visto che tutta la politica chiede maggiori investimenti. Ma importante è saper spendere i denari che finanziano la sanità. Troppo spesso ci si chiede quanto costa un servizio, mentre invece la domanda giusta dovrebbe essere semplicemente “a che serve?”. È evidente che in campagna elettorale la sfida sarà anche sulle politiche per la salute, ma avrà poco spazio chi continuerà a dire che non ci sono luci. Quella polemica sarebbe datata.

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