sanità
Franco Zaffini, senatore di Fratelli d'Italia e presidente della commissione sanità
Il senatore Franco Zaffini, scrupoloso parlamentare umbro di Fratelli d’Italia, ha seguito passo passo il decreto sulle liste d’attesa, anche come presidente della commissione sanità. Lo abbiamo intervistato.
- Saranno finalmente più brevi?
“Sì, le attese di prestazioni sanitarie saranno finalmente più brevi. E sfatiamo una prima bugia raccontata dalla sinistra, secondo cui nel decreto non ci sarebbe 1 euro.
Nel provvedimento c’è invece 1 miliardo di euro. 300 milioni sono per la maggiore retribuzione per le prestazioni fuori orario per i medici, perché mancano i medici e dobbiamo fare ricorso alla buona volontà di quelli che ci sono, pagandoli ovviamente molto meglio. Prima avevano 30 euro lorde che facevano cumulo con il reddito normale, quindi alla fine restavano 15 euro l’ora bene che andava, oggi la retribuzione oraria è stata portata a 100 euro ma soprattutto è tassata flat, con una tassa al 15% e non fa cumulo con il reddito da “orario normale”. E 680 milioni vengono dal Pnrr salute. Una priorità”.
- L’Umbria quali vantaggi potrà avere per il proprio servizio sanitario?
“Quelli di tutte le altre Regioni a partire proprio dalla possibilità di pagare di più i medici che lavorano fuori orario e quindi coprono turni scoperti e la possibilità di attingere alle risorse del Pnrr. Assorbiremo le liste d’attesa con queste risorse aggiuntive”.
- Che cosa cambierà per il cittadino?
“Intanto c’è un approccio completamente diverso. Mentre prima lo Stato scaricava sul cittadino i conflitti di competenza fra Stato e Regioni, oggi il Governo si è fatto carico di questo conflitto. Basti pensare che i conflitti di competenza tra Stato e Regioni impegnano 1 sentenza su 2 della Consulta, perché necessariamente una volta lo Stato, una volta le Regioni, fanno appello alla Corte Costituzionale per dirimere i conflitti di competenza. Ora lo Stato potrà vigilare, quei conflitti non ci saranno più”.
- L’opposizione lamenta carenza di personale e fondi. È una critica giusta o no?
“È il paradosso di una sinistra incapace, bugiarda e in malafede. La Schlein dice che per assorbire le liste d’attesa bisogna assumere più personale. Bene, dove lo prendiamo il personale? La programmazione della formazione dei medici è stata fatta dalla Sinistra, volutamente sbagliata. A un certo punto si è ritenuto che prima che quello facevano cinque, quattro, tre medici, poi miracolosamente lo potesse fare uno solo. Noi abbiamo portato il numero programmato di medicina da 14 mila a 20 mila l’anno scorso e quest’anno lo porteremo da 20 mila a 25 mila, ma questi medici usciranno tra 8, 9, 10 anni: sono medici da formare. Infermieri? Alla triennale di scienze infermieristiche i posti disponibili vengono coperti al 50%, perché gli infermieri erano pagati poco e avevano anche l’obbligo di non poter lavorare fuori orario in nessun’altra struttura. La prima cosa che ha fatto questo governo è stato togliere il vincolo di esclusività e poi ovviamente stiamo cercando di trovare risorse per pagarli di più”.
- Il saltacode per le prestazioni che non si riescono a garantire in tempi brevi consente il ricorso al privato: aumenterà la spesa?
“La sanità privata convenzionata da decenni è diventata un pezzo indispensabile e irrinunciabile del Servizio sanitario Nazionale che è sicuramente universalistico, che è sicuramente, forse, uguale per tutti, ma attinge almeno per il 40% delle prestazioni erogate dal privato convenzionato. Privato convenzionato che garantisce anche grande ed elevata qualità delle prestazioni. Pensate al Gemelli di Roma, pensate al San Raffaele di Milano, pensate all’Humanitas, cioè ormai il privato convenzionato è pezzo importante della sanità pubblica. Quindi continuare a sbandierare che smantelliamo la sanità pubblica per quella privata è continuare a mentire sapendo di mentire”.
- Le Regioni – contrarie alla prima bozza del decreto – riusciranno a rispettare le nuove norme?
“Le regioni sicuramente sono state messe a dura prova dal Covid, ancora di più sono state messe a dura prova, per la tenuta dei loro conti, dal ministro Speranza che ha attinto, per far fronte al Covid, alle loro risorse senza ripianare e restituire quanto dovuto, nonostante i circa 600 miliardi di scostamento autorizzati durante la pandemia. Non si capisce bene questo fiume di denaro dove sia finito, lo dovrebbe accertare la Commissione d’inchiesta che non a caso la Sinistra sta boicottando non nominando i membri di competenza”.
- È stato difficile trovare l’intesa sulla legge?
“Si, è stato difficile trovare l’intesa perché purtroppo le Regioni di sinistra hanno utilizzato questo frangente per fare politica, del resto la capofila delle regioni di sinistra in sanità è l’Emilia Romagna che tra un po’ andrà al voto.
Alcuni hanno fatto demagogia. Perché è vero che le Regioni possono e devono gestire le prestazioni sanitarie ma lo devono fare salvaguardando il diritto del cittadino ad essere curato nei tempi e nei modi previsti dalla legge. Se questo non avviene lo Stato ha il dovere assoluto di far rispettare le norme e le leggi e soprattutto ha il dovere assoluto di controllare i mille rivoli di una spesa esorbitante. Lo Stato deve vigilare”.
- Che cosa manca nel provvedimento che lei avrebbe voluto inserire?
“Il governo ha fatto bene a cercare e trovare l’intesa con le regioni, ma questo provvedimento da subito è stato già affiancato da un Disegno di legge di iniziativa governativa che arriverà i primi di settembre e potrà anche attingere alla programmazione economico finanziaria del 2025. Lì troveremo maggiori risorse e lì riusciremo ad aumentare la capacita di controllo del Ministero sulle attività dei direttori generali e delle Regioni”.
- C’è una norma che non serve?
“No, non c’è nessuna norma che non serve, semmai ne manca qualcuna. Quello che non serve è continuare ad ascoltare i sinistri che nella sanità hanno combinato guai a non finire, che oggi denunciano che i problemi che loro hanno determinato. Loro sono la malattia e vorrebbero anche essere la cura”.
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