Venerdì 19 Dicembre 2025

QUOTIDIANO DI INFORMAZIONE INDIPENDENTE

DIRETTORE
SERGIO CASAGRANDE

×
NEWSLETTER Iscriviti ora

La mostra

A Perugia Tina Modotti, immagini ribelli: la riscoperta di un'artista del Novecento

Sabrina Busiri Vici

19 Dicembre 2025, 14:39

A Perugia Tina Modotti, immagini ribelli: la riscoperta di un'artista del Novecento

Mostra Tina Modotti. Il curatore Riccardo Costantini e l'assessore vicesindaco Marco Pierini

Palazzo della Penna afferma mostra dopo mostra il proprio ruolo di centro per l’arte contemporanea a Perugia e in Umbria. Dopo un 2025 segnato da una programmazione espositiva che ha registrato una media di 90 visitatori al giorno, a fronte dei 20 abituali degli anni precedenti, lo spazio perugino ospita da oggi, fino al 12 aprile, una mostra di respiro internazionale, fortemente voluta dall’amministrazione comunale, dedicata a Tina Modotti, figura cardine e ancora in cerca di una sua centralità nell’arte del Novecento.

L’esposizione, tappa in corso di un progetto già avviato, si presenta a Perugia in una versione ampia e approfondita, ricca di materiali inediti, oggetti personali e nuove scoperte. Tina Modotti, L’opera è una mostra strutturata che comunque si inserisce pienamente in quella linea che è la missione primaria di un museo: “favorire e promuovere la ricerca, piuttosto che limitarsi alla sola funzione espositiva”, come ha sottolineato il vicesindaco e assessore alla Cultura Marco Pierini in sede di presentazione.
La mostra è curata da Riccardo Costantini e promossa dalla Fondazione Camera - Centro Italiano per la Fotografia di Torino. “La proposta della mostra su Tina Modotti è nata come naturale prosecuzione di quanto fatto in precedenza per Dorothea Lange - ha detto Carlo Spinelli di Camera -. Siamo convinti che la produzione dei grandi anche se risalente a cento anni fa, vada proposta per la sua capacità di parlare dell’oggi e del contemporaneo”. Il progetto è stato reso possibile anche grazie a Cinema Zero di Pordenone che conserva il più vasto archivio al mondo di Tina Modotti”. “Camera - Spinelli ha aggiunto -, nata dieci anni fa come luogo di ricerca e produzione, lavora per creare connessioni tra artisti e istituzioni; centrale, in questa occasione, restituire tutta l’attualità alla figura di Tina Modotti attraverso i 200 scatti esposti, circa un terzo dell’intera produzione dell’autrice”.
Per Costantini, l’operazione ha un obiettivo chiaro: “dare cittadinanza” a Tina Modotti, a cui è mancata in vita. Apolide, senza un riconoscimento stabile nella storia dell’arte, Modotti ha prodotto circa 650 fotografie in soli otto anni, prima di interrompere definitivamente la pratica fotografica. Molto di questo patrimonio è rimasto a lungo invisibile. L’intento è dare un posto centrale a una intellettuale complessa, cogliendo l’occasione che nel 2026 è il 13esimo anniversario della nascita, avvenuta nel 1896 a Udine in una famiglia modesta, in cui è stata determinante la figura dello zio fotografo.
Il percorso espositivo accompagna il visitatore attraverso le molte vite di Modotti. All’inizio del percorso tra i pezzi più suggestivi, un collage ritrovato nella borsa che portava con sé fino al giorno della morte; la sua stagione come diva del cinema muto; il costume utilizzato per promuoversi a Hollywood.


Tina Modotti cambia pelle continuamente: attrice, traduttrice, insegnante di fotografia- anche di Frida Kahlo - fotografa, attivista, etnografa. Dopo un primo matrimonio segnato dalla tragedia e una vita bohémien, Modotti arriva in Messico con Edward Weston, maestro e compagno. La mostra prosegue così raccontando molto di tutte le sue complesse “identità” di donna -artista e attivista.
Anche due sezioni “scrigno”: la prima raccoglie le fotografie-capolavoro; l’altra gli scatti della storica mostra del 1929.
Centrali nel percorso espositivo i temi della maternità e della denuncia sociale, con immagini dedicate ai bambini e alle donne messicane, colte nel loro “dinamismo sfuggente”, evidenzia Costantini. Nella sala sul Messico spicca la borsa originale da viaggio, accanto alle immagini di lotte politiche, miseria e violenza. Una fotografia – piedi nei sandali su una strada polverosa – diventa simbolo di un intero percorso di vita.


Seguono le sezioni dedicate al muralismo, che vedono Modotti fotografa ufficiale degli affreschi, in particolare di Diego Rivera, e quelle sui ritratti dell’intellighenzia messicana, da Anita Brenner ai protagonisti di una stagione culturale in fermento.
La mostra del 1929, l’espulsione dal Messico, l’assassinio di Julio Antonio Mella – di cui Modotti viene accusata – segnano una svolta drammatica. Le fotografie di Mella vengono posto in dialogo: l’attivista ritratto in posa e quella del corpo senza vita. Gli ultimi scatti rimandano a Berlino, alle foto segnaletiche, all’impegno politico in Germania e durante la guerra civile spagnola.
Tina Modotti muore a 46 anni, in modo improvviso e ingiusto. Sulla sua tomba, un epitaffio di Pablo Neruda. In mostra anche l’immagine della veglia funebre, celebrata solo di recente: chiusura necessaria per una storia che, ancora oggi, chiede di essere pienamente riconosciuta.

Newsletter Iscriviti ora
Riceverai gratuitamente via email le nostre ultime notizie per rimanere sempre aggiornato

*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy

Aggiorna le preferenze sui cookie