STORIA
Perugia protagonista del viaggio attraverso le memorie documentarie che hanno contribuito a formare la nostra storia collettiva. Il Ministero della Cultura, tramite la Direzione generale Archivi, annuncia il progetto Gli archivi raccontano l’Italia. L’iniziativa è realizzata in collaborazione con il Laboratorio di Comunicazione dell’Università del Sannio, impegnato nella produzione di contenuti audiovisivi dedicati alla valorizzazione del patrimonio archivistico nazionale.
Da Milano a Palermo, passando per Milano, Palermo, Napoli, Venezia, Siena, Perugia, Genova e Caserta, otto Archivi di Stato diventano protagonisti di un percorso narrativo che restituisce al pubblico storie sorprendenti, spesso poco conosciute, ma decisive per comprendere il tessuto sociale e culturale del Paese. Ogni documentario offre uno sguardo diretto su carte, registri, mappe, fotografie e testimonianze che riportano alla luce frammenti di vita, vicende umane e grandi eventi della storia italiana.
Il progetto attraversa un mosaico di temi: dalle speranze dei migranti in partenza per New York alle bufale della Reggia di Caserta, dalle battaglie legali della primogenita di Marco Polo alle ricerche manzoniane nelle sale del Senato di Milano; dai capolavori delle Biccherne senesi ai documenti legati all’attività di Joe Petrosino a Palermo. Storie di quotidianità, coraggio, dolore e riscatto: un patrimonio che gli Archivi di Stato custodiscono con cura e che oggi torna a parlare con voce nuova grazie alla forza del linguaggio documentario.
Gli archivi non conservano soltanto carte: custodiscono l’anima dell’Italia. Valorizzarli significa rendere accessibile la memoria, rafforzare il senso di comunità e invitare i cittadini a riappropriarsi della propria storia. I documentari integrali sono disponibili nel canale YouTube del Ministero della Cultura e rappresentano un invito a riscoprire la ricchezza dei luoghi che custodiscono la nostra memoria.
A Perugia, nell'ex convento di San Domenico, troviamo il diario di una ragazza chiusa in manicomio senza che avesse alcuna patologia e che narra la sua quotidianità di dolore e speranze. E ancora i Segni di Riconoscimento, ossia oggetti personali che le madri consegnavano dopo aver abbandonato, con straziante dolore, i loro figli che non riuscivano a mantenere o che erano frutto di relazioni al di fuori del matrimonio. Ma anche una lettera autografa di Giovanni Boccaccio, scritta in volgare e che reca preziose informazioni sulle attività commerciali dell'epoca. E ancora i registri dei ruoli matricolari da cui si ricavano le storie di migliaia di uomini coinvolti nelle guerre e tra questi quella di un militare che fu tra i carcerieri di Mussolini a Campo Liberatore e racconta come il Duce fu liberato dai nazisti. E ancora i registri dell'Arte delle Mercanzie, una delle più importanti corporazioni dell'Umbria.
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