L'INTERVISTA
E' stato il concorrente rivelazione di MasterChef Italia 10. Un'esperienza incredibile affrontata con ingegno, estro e tanta simpatia (accompagnata da un inconfondibile accento umbro), ritagliandosi un posto nel cuore dei telespettatori del cooking show che, ancora oggi, non possono non ricordarsi con affetto di Monir Eddardary. Origini marocchine, nato e cresciuto a Bevagna, grazie al suo talento ha conquistato tutti nell'edizione 2020/2021. Come il giudice Giorgio Locatelli, il primo a scommettere su di lui, salvandolo da un'esclusione certa firmandogli il grembiule grigio e regalandogli l'accesso alla fase successiva delle selezioni. Lo chef ci ha visto lungo: Monir arriverà sino in finale, sfiorando la vittoria. Oggi, a 34 anni e con l'apertura imminente del suo ristorante Amina (in pieno centro a Milano) è pronto a iniziare un nuovo capitolo della sua vita coronando un percorso lungo 5 anni. Non sarà solo in questa avventura, al suo fianco ci sarà anche la fidanzata Alessia Liotta.
- Monir, qual è stato il suo percorso dopo MasterChef?
Ho frequentato l'Università dei Sapori a Perugia. Per iniziare a lavorare seriamente in una cucina, o aprire un'attività, è fondamentale continuare a fare esperienza e la famosa 'gavetta'. Non avevo mai lavorato nei ristoranti, se non come lavapiatti in Australia. All'Università dei Sapori ho fatto un corso di cucina per circa sei mesi, dal lunedì al venerdì, insieme a chef del territorio. Successivamente ho lavorato con i social e fatto varie collaborazioni. Nel 2022 mi sono trasferito a Milano. Qui ho trovato una ricerca culinaria più ampia, dove la cucina etnica è molto ricercata e c'è più voglia e interesse di scoprire sapori non italiani. Così sono tornato a lavorare nei ristoranti come commis. Ho anche fatto un'esperienza di otto mesi in pasticceria alla Taverna Trastevere di Nicolas Vaporidis, affiancato dalla pastry chef.
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- Poi la decisione di aprire un tuo ristorante. Come è nata questa idea?
Nel 2023 ho conosciuto la mia attuale fidanzata, Alessia, che aveva già un'attività di eventi e allestimenti. Nonostante fossero passati anni dal mio percorso in tv a MasterChef, osservò di persona l'affetto delle persone nei miei confronti, che continuavano ancora a fermarmi per strada. Fin da subito ha visto in me del potenziale, sia a livello culinario che di network, quindi un possibile socio con cui poter aprire un’attività. E' stata lei a chiedermi il motivo per cui non avessi ancora deciso di aprire un mio locale.

- E la risposta è stata?
Non ero ancora pronto. La gestione di un locale richiede esperienza. Partecipare a uno show culinario non è sufficiente per aprirsi un'attività, almeno secondo me. Le dissi che avrei fatto altri due anni in giro per ristoranti, anche abbandonando per un periodo il mondo social. Poi ci è capitata l'opportunità di un locale a Porta Romana, una zona di Milano che ci è sempre piaciuta. Era in buone condizioni e l'investimento non era altissimo rispetto ad altre realtà che avevamo visionato. Abbiamo preso la palla al balzo. Va bene l’esperienza e la gavetta, ma nella vita bisogna anche saper rischiare e buttarsi.
- Ci parli un po’ di Alessia. Come vi siete conosciuti?
Alessia e io dovevamo conoscerci già nel lontano 2017 a Sydney, in Australia. Io avevo scritto su un gruppo chiamato "Italiani a Sydney" perché lei era venuta in vacanza per tre giorni, ma non ci eravamo visti. Ho comunque conservato il suo contatto su Facebook. Nel 2019, quando ero a Milano (prima di MasterChef), le ho scritto e lei mi ha risposto, ma era fidanzata, quindi non ci siamo presi nemmeno un aperitivo... Poi, a distanza di tre anni, nel 2023, mi è ricomparsa su Facebook in un momento per me non felicissimo. Le ho scritto dicendole che il fatto che mi ricordassi ancora di lei, nonostante avessi conosciuto il mondo, mi faceva pensare, e le ho proposto un caffè per conoscerci e sfidare il destino. Dopo tre mesi siamo andati a convivere e, un anno dopo, abbiamo adottato un cucciolo di Labrador.

- Come si chiama?
Anice, in onore dei biscotti all'anice di San Nicolò, le pastarelle che si fanno a Bevagna il 6 dicembre.
- Che ruolo ha Alessia nel ristorante?
Innanzitutto, il locale è al 50% suo. E' una persona molto organizzata e focalizzata sui numeri. Diciamo che io sono l'artista e lei mi riporta sulla terra quando sono troppo sulle nuvole. Abbiamo trovato un connubio che, con impegno e sacrificio, sono sicuro ci porterà a risultati positivi. Alessia sarà la manager della sala.
- Come mai ha scelto di chiamare il ristorante Amina?
Mia zia si chiama Mina. L’insegna è una dedica a lei: A Mina, quindi Amina. È stata la prima persona che ho chiamato quando ho preso la scelta di aprire un ristorante. Per me è sempre stata come una seconda mamma. Ha vissuto con noi quasi 5-6 anni per aiutare mia madre quando nacquero i miei fratelli gemelli, soprattutto in cucina. Lei in questo periodo viveva a Parigi ed era disoccupata. Le ho chiesto di aiutarci a costruire delle basi solide per almeno il primo anno. Ha accettato con piacere ed è stata la prima persona che abbiamo assunto.

- Quindi sarà una componente della brigata…
Sì, in cucina siamo io, zia Mina, e un ragazzo dello Sri Lanka che ha esperienza e ha lavorato all'estero, sarà sia aiuto cuoco che lavapiatti. Oltre ad Alessia in sala, ci saranno altri due ragazzi giovanissimi, entrambi del 2005.
- Ci svela l’anima del progetto?
La cucina sarà tradizionale marocchina. L'obiettivo è modernizzarla a livello di tecniche di cottura, cercando di standardizzare le ricette, specialmente quelle con cotture lunghe come il tajine, per rendere il servizio più affidabile nei tempi. Mi piace la buona cucina e credo che la tradizione debba essere quasi sacra: chi entra deve mangiare marocchino. Inoltre, sia io che Alessia siamo persone solari e positive. Il nostro obiettivo, oltre a offrire buon cibo marocchino, è che Amina diventi un luogo di felicità e convivialità, dove le persone possano godersi il momento e sentirsi come a casa.
- Può spoilerarci qualche piatto speciale?
I piatti da provare saranno sicuramente il tajine con manzo e prugne e la bastila di pollo, una sorta di torta salata agrodolce con cipolla caramellata, mandorle tostate e cannella. Ci sarà anche il cuscus tradizionale. Gran parte della cucina marocchina è pensata per la condivisione e la convivialità, quindi i piatti saranno più "mappazzoni" rispetto al gourmet o al fine dining.
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- Ci sarà un pizzico di Umbria nel menù?
L'Umbria sarà presente nella carta dei vini. Abbiamo scelto due cantine del cuore verde. Presto arriveranno vini da Bevagna e Montefalco.
- Avete in programma serate tematiche o fusion?
Sì, l'obiettivo è fare almeno una volta al mese una serata con rivisitazioni dei piatti marocchini e magari qualche fusion con piatti italiani. Abbiamo già in mente una serata ad hoc con il mio amico Antonio Colasanto, anche lui finalista di MasterChef. Una serata a base delle ricette fusion che abbiamo creato insieme e raccolto nel nostro libro, unendo piatti marocchini a quelli italiani.

- E a livello di stile, come avete pensato gli spazi di Amina?
Il ristorante è suddiviso in tre sale per una trentina di coperti. La sala principale, il corridoio arabeggiante, e la sala finale, con la seduta a terra tipica marocchina, che darà al cliente la sensazione di non trovarsi più a Milano...
- Che fascia di prezzo dovranno aspettarsi i clienti?
A causa dei costi di Milano, tra affitti e tasse, non è possibile abbassare troppo i prezzi. Saremo su una fascia di almeno 35-40 euro a persona, in media con le altre realtà culinarie della città.
- A distanza di anni, come valuta l'esperienza a MasterChef?
MasterChef è stata una delle esperienze più belle della mia vita, e sarò sempre grato al programma. È un palcoscenico importante che offre un grande slancio e tante opportunità. Tuttavia, devi essere bravo tu a saperle sfruttare e gestire. Non basta andare in televisione; per ottenere risultati concreti servono lavoro, sacrificio e obiettivi chiari. Inizialmente, mi ero un po' perso nel mondo dei social e dei "soldi facili" delle collaborazioni, ma poi si capisce che nel mondo reale bisogna rimboccarsi le maniche.

- L'apertura del suo ristorante è ormai dietro l’angolo. Quindi, ad oggi, qual è il suo sogno?
Il mio sogno oggi è un sogno di vita che sta già prendendo forma: farmi una famiglia. Ho la ragazza e il cane, mancherebbero i figli. Poi posso dire che non mi vedo a vita all'interno di una cucina. Il mio obiettivo adesso è cercare di uscire dalla cucina nei prossimi tre anni. Mi vedo più come l'oste della situazione. In cucina mi sento chiuso e non riesco a esprimermi al 100%. Vorrei fare le preparazioni la mattina, poi la sera raccontare i piatti e avere un rapporto diretto con i clienti.
- E nel vostro futuro, ci sarà spazio anche per l’Umbria?
Come dico sempre alla mia ragazza, se Dio vorrà, molto probabilmente la nostra pensione sarà in Umbria. Sono molto legato a Bevagna, dove sono nato e cresciuto, e l'obiettivo è quello di tornare un giorno.
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