PERUGIA
Artisti, associazioni e operatori culturali al centro del primo incontro promosso dal Comune per costruire insieme il futuro del teatro del Pavove. È stato definito un confronto ricco di spunti e visioni diverse quello che si è svolto martedì sera fra palco e platea, dove una quarantina di rappresentanti del mondo dell’arte, della musica, della danza e della formazione artistica si sono riuniti per immaginare insieme il futuro dello storico spazio cittadino.

Sul palco sono saliti tredici operatori culturali, portando esperienze, progetti e riflessioni sul ruolo che il Pavone può avere nella vita culturale di Perugia. Tra i partecipanti: Danilo Cremonte della Compagnia Smascherati, Luigi Caiola, manager e produttore legato al maestro Ennio Morricone, Valentina Romito di Dance Gallery, Seongwon Lim dell’Associazione dei Coach d’Opera della Corea-sezione di Perugia, Alfredo Buonumori di Trasimeno Prog Aps, Massimiliano Trevisan di Voci e Progetti Aps, Sabrina Pantacchini, Igor Borozan, Elisabetta Casamassima, Luca Tironzelli, Roberto Biselli del Teatro di Sacco, Piergiorgio Giacché e Federico Menichelli dell’associazione Lavori in Corso-Mestieri del Cinema umbri.
Ognuno di loro ha offerto un contributo per delineare un nuovo modo di vivere e gestire il Pavone, da spazio di spettacolo a vero e proprio laboratorio cittadino. Tra le idee emerse: un maggiore coinvolgimento delle scuole e dei giovani artisti, progetti di formazione, collaborazioni tra linguaggi diversi e un utilizzo più continuo della struttura, anche durante il giorno.

Ad aprire e coordinare l’incontro sono stati il vicesindaco e assessore alla Cultura Marco Pierini, l’assessore allo spettacolo dal vivo e alla città storica Fabrizio Croce e Matteo Svolacchia, dello staff dell’assessorato. Pierini ha spiegato la filosofia alla base del progetto: “Abbiamo scelto la via più difficile- non dare il Pavone a un gestore privato e non diventare noi direttori artistici - ma creare una rete. Una rete non nasce già fatta, si tesse maglia dopo maglia. Il percorso sarà basato sull’ascolto e sulla collaborazione. L’obiettivo è far vivere il Pavone come luogo di incontro, di progetti e di persone, quasi h24”.
Il vicesindaco ha anche ricordato che i giorni di apertura del teatro sono già stati più numerosi di quelli di chiusura, un risultato che testimonia la vitalità del nuovo corso e il lavoro svolto dagli uffici comunali e da Svolacchia che se ne occupa in prima persona. Anche l’assessore Fabrizio Croce ha ribadito la volontà dell’amministrazione di puntare su un modello partecipativo: “Abbiamo voluto una gestione fondata sull’ascolto e sul confronto. Vogliamo essere facilitatori di processi, non direttori artistici. In una città dove l’auditorium San Francesco al Prato è rinato e dove stiamo lavorando al Turreno, il Pavone può diventare un laboratorio dinamico e aperto alle arti performative, all’informazione e anche ai convegni”.
Matteo Svolacchia ha invece illustrato la parte più tecnica e organizzativa: “Vogliamo accompagnare gli operatori culturali per rendere il Pavone un punto di riferimento stabile. Spesso si è usata la sala dei Notari per mancanza di spazi: ora possiamo valorizzare questo teatro, restituendolo alla città. L’obiettivo è co-programmare e poi co-progettare, per arrivare a uno spazio vivo dalla mattina alla sera”.
Il Comune ha annunciato che tra novembre e dicembre ci saranno nuovi incontri per coinvolgere chi non ha potuto partecipare a questa prima tappa. In chiusura, Pierini ha raccolto gli spunti emersi dal dibattito: “Abbiamo imparato tre cose: il valore dell’incontro, la voglia di collaborare oltre i confini disciplinari e la capacità di accogliere sia piccoli che grandi progetti. Il mio sogno è un Pavone sempre aperto, animato da libri, spettacoli e, in futuro, anche da un caffè. Potremo inciampare, ma sarà un modo per andare avanti insieme”.
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