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Jungle, la vera storia di Yossi Ghinsberg: il sopravvissuto nella giungla amazzonica boliviana

La sua esperienza, portata sul grande schermo nel film del 2017 con Daniel Radcliffe, continua a ispirare milioni di persone

Claudia Boccucci

27 Ottobre 2025, 21:00

Jungle, la vera storia di Yossi Ghinsberg: il sopravvissuto nella giungla amazzonica boliviana

Yossi Ghinsberg e Daniel Radcliffe sul set di "Jungle"

Aveva 22 anni quando Yossi Ghinsberg, l'avventuriero israeliano, si perse per tre settimane in una zona inesplorata della giungla amazzonica boliviana. Il suo viaggio si trasformò in una lotta per la vita, affrontando fame, inondazioni e allucinazioni. Nato il 25 aprile 1959 a Tel Aviv, in Israele, Yossi Ghinsberg è cresciuto a Ramat Gan in una famiglia di sopravvissuti all'Olocausto.

Chi è Yossi Ghinsberg

Lo spirito inquieto dei suoi 18 anni lo ha portato ad arruolarsi per tre anni nella Marina israeliana sul Mar Rosso, dove ha stretto amicizia con i beduini apprendendo così la loro cultura nomade. Dopo il servizio militare, ha lavorato come muratore in Norvegia, pescatore in Alaska e scaricatore di camion a New York, con lo scopo di poter finanziare i suoi viaggi. La laurea conseguita all'Università di Tel Aviv in Filosofia ebraica e Amministrazione aziendale, lo hanno portato ad approfondire anche la Kabbalah e altre tradizioni religiose. Ispirato dal libro Papillon di Henri Charrière, che narra la fuga dal carcere francese in Guyana, Ghinsberg parte per il Sud America nel 1981. A 21 anni, fa l'autostop da Caracas a Bogotá ed è lì che ha incontrato il primo compagno di viaggio, l'insegnante svizzero, Markus Stamm. Insieme hanno raggiunto La Paz, in Bolivia, dove si sono uniti a Kevin Gale, un fotografo americano, e a Karl Ruprechter, un austriaco che si presentava come geologo, con la promessa di guidarli verso un villaggio indigeno ricco d'oro nella giungla amazzonica.

La spedizione nella foresta

Il gruppo volò fino ad Apolo, per poi navigare fino al villaggio di Asariamas, alla confluenza del fiume Tuichi. Qui, riforniti di provviste, risalirono il fiume Asariamas in cerca del villaggio perduto. La fame li costrinse perfino a cacciare scimmie, ma Stamm si rifiutò e si indebolì progressivamente. Tornati ad Asariamas, Ruprechter propose di costruire una zattera e discendere il Tuichi fino a una miniera d'oro a Curiplaya, per poi raggiungere Rurrenabaque e tornare a La Paz prima di Natale. Con l'aiuto dei locali, assemblarono la zattera e partirono, ma vicino alla confluenza con il fiume Ipurama, Ruprechter rivelò la presenza di rapide pericolose nel Canyon di San Pedro e confessò di non saper nuotare, rifiutandosi di proseguire. Fu a questo punto che il gruppo si divise: Ghinsberg e Gale continuarono sulla zattera, mentre Ruprechter e Stamm optarono per un sentiero a piedi verso Ipurama, con l'impegno di ritrovarsi a La Paz. Poco dopo, la zattera perse il controllo vicino a una cascata, Gale riuscì a raggiungere la riva, ma Ghinsberg venne travolto dalle acque e trascinato via dalla corrente. Per quattro giorni cercarono invano i compagni risalendo il fiume, prima di rendersi conto di trovarsi in una zona inesplorata della giungla.

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Tre settimane di inferno

Il calvario di Ghinsberg iniziò il 25 novembre del 1981 e durò 21 giorni. Armato solo di un coltello, una torcia e una bottiglia d'acqua, Yossi riuscì a sopravvivere mangiando frutta, radici e insetti e bevendo acqua piovana. Immerso nella natura più selvaggia e crudele, Ghinsberg dovette affrontare le piogge torrenziali, a causa delle quali cadde due volte in paludi melmose. Poi, un fungo gli infettò il piede destro, facendolo marcire fino all'osso, mentre la fame lo portò a cacciare un piccolo roditore, l'unico pasto proteico e sostanzioso. Fu una donna a guidarlo in quei giorni di disperata solitudine e disidratazione, chiaramente un frutto della sua immaginazione. Kevin Gale, nel frattempo, venne soccorso dopo cinque giorni e da lì organizzò delle ricerche che si rivelarono inutili. Era il 14 dicembre, quando un gruppo di indigeni locali guidati da Abelardo "Tico" Tudela – partito tre giorni prima su indicazione di Gale – trovò Ghinsberg esausto lungo il fiume, dopo 21 giorni di sopravvivenza. L'uomo venne portato in ospedale, dove passò tre mesi in convalescenza. A Ruprechter e Stamm toccò un destino peggiore, i due non si ripresentarono mai all'appuntamento a La Paz e le diverse missioni di ricerca fallirono, lasciando solo un grande punto interrogativo sulla loro fine.  

Yossi Ghinsberg dieci anni dopo

Tra il 1992 e il 1995, rientrò in Bolivia per aiutare i popoli indigeni Tacana-Quechua del villaggio di San José de Uchupiamonas. Connettendoli alla Banca Interamericana di Sviluppo, Ghinsberg ottenne un grant di 1,25 milioni di dollari per un ecolodge solare, e collaborò con Conservation International per la creazione del Parco Nazionale Madidi, esteso su 1,8 milioni di ettari.

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Ghinsberg oggi

La sua odissea è diventata pubblica con il libro Back from Tuichi (1993, noto anche come Lost in the Jungle o Jungle). Nel 2006, Ghinsberg pubblicò un saggio motivazionale dal titolo "Laws of the Jungle: Jaguars Don't Need Self-Help Books". Ma è nel 2017 che la sua storia è approdata sul grande schermo grazie al regista australiano, Greg McLean che ha adattato la vicenda nel film "Jungle", con Daniel Radcliffe nei panni del protagonista. Oggi, Ghinsberg è un oratore motivazionale di fama internazionale, tanto che nel 2012 è stato tra le 20 persone più influenti su Twitter. Ha fondato centri per il trattamento delle dipendenze, aziende tech e ha organizzato eventi per la riconciliazione israelo-palestinese. A distanza di quarant'anni la storia di Yossi Ghinsberg risuona come un mantra nel tentativo di ricordare che "la sopravvivenza è anche mentale ed emotiva". 

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