IL PERSONAGGIO
Mauro Corona - scrittore e ospite fisso a È sempre Cartabianca su Rete 4 - è ospite oggi, sabato 25 ottobre, nel salotto di Silvia Toffanin. Nato a Baselga di Piné il 9 agosto 1950 - ma cresciuto a Erto -, entrambi i genitori sono venditori ambulanti. Un'infanzia difficile, segnata dalle violenze del padre - sia nei suoi confronti che contro la madre, costretta a scappare nel 1956 in Germania.
"Mio padre quando era ubriaco picchiava prima noi, poi mia madre Lucia. Tre volte la mandò in coma. Un giorno lei se ne andò. La vidi salire su un furgoncino rosso. Io avevo sei anni, mio fratello Felice cinque e Richetto, il più piccolo, solo quattro mesi. Era il 1956. Sarebbe tornata sette anni dopo", ha raccontato lo scrittore al Corriere della Sera. "Se ne andò perché non reggeva più le botte di mio padre, la miseria. Tornò subito dopo il disastro del Vajont. Lo sapemmo da zia Cate. Un giorno ci chiamò e ci disse: 'Canais, l’è torné vostre oma', bambini, è tornata vostra madre".
A tredici anni assiste a una delle esperienza più traumatiche della sua vita: quella del disastro del Vajont: "Avevo tredici anni, ricordo soprattutto il rumore. Immaginate trecento milioni di metri cubi di ghiaia che piovono in venti secondi. Un lampo di rumore, poi non si vide più nulla. Tutto diventò buio. All'alba, giallo. Non c'era più un albero. Nessuno sapeva che cosa stesse succedendo", ha raccontato - sempre al Corriere della Sera. "Arrivarono gli elicotteri. Non ne avevo mai visto uno. Corsi a piedi giù in valle, mi misero a forza a bordo. Ci presi gusto, tornai giù, mi ripresero. La terza volta mi riconobbero e mi presero per l’orecchio".
Mauro Corona ha ammesso - e scritto nei suoi libri autobiografici - di avere una dipendenza da alcol. Nel suo romanzo Aspro e dolce definito le bevande alcoliche come mezzo per vincere la timidezza e la diffidenza che lo ostacolavano nel rapporto con gli estranei. "Sono ancora vivo. Ma ci sono stati anni in cui sono arrivato a scolarmi da solo una intera bottiglia di whisky al giorno dopo essermi fatto dodici birre e un litro di vino. Dai venti ai ventotto anni, quasi tutti i giorni così - ha raccontato - In quegli anni folli, nelle mattine dopo le ciucche, andavo a fare tre ore di corsa in salita. O a scalare una montagna. A un certo punto, sei anni fa, smisi di bere. Ma il problema è che mi annoiavo. Ho provato ancora a smettere, negli anni successivi, ma niente".
"Molti dei miei libri sono nati così. Storia di Neve è nato da undici mesi di sbornie notturne. Oggi bevo ma molto meno rispetto a prima".
Negli ultimi anni è diventato noto al pubblico per le sue apparizioni a È sempre Cartabianca, il programma di Bianca Berlinguer: "Tutto cominciò per caso. Mi invitarono una volta in trasmissione, Cartabianca era ancora in Rai. Avevo bevuto, feci casino, piacque tanto, gli ascolti si alzarono. Cominciarono a richiamarmi fino a quando mi proposero un contratto".
Poi la prima sospensione, nel 2019, quando - nel corso di una puntata - bevve in diretta un alcolico. Dopo scuse private a Berlinguer, venne reintegrato per poi essere sospeso una seconda volta, quando - nel corso di una lite - definì la conduttrice gallina: "Nessuno si è accorto che quella non è stata l'unica volta in cui ho detto 'gallina'".
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