COSTUME E SOCIETA'
Gli italiani sono un popolo che vive di riti e micro-abitudini. Nelle pubblicità si raccontano spesso come amanti della lentezza, magari in un mulino immerso nel silenzio, ma la verità è molto più vicina a Fantozzi. Tra le sveglie multiple e il buio che sembra notte fonda, le prime cose a cui si pensa, prima ancora del caffè, sono: cane, figli e cappuccino al bar.
Tutto comincia spesso con lui: il cane. In Italia ci sono oltre 10 milioni di cani domestici (dati Eurispes 2024), e quasi la metà dei proprietari dichiara di portarli fuori prima ancora di fare colazione. La scena è sempre la stessa: occhi lucidi che ti fissano dal lato del letto e musetto dolce che supplica un po’ di attenzione. A quel punto, niente da fare: ci si infila un cappotto sopra il pigiama, si recupera il guinzaglio e si esce dopo l’ennesima discussione familiare su “a chi tocca oggi”. Magari non è una bella giornata: nebbia e pioggerellina ti accolgono (si fa per dire) appena uscito di casa. Mentre il cane annusa ogni filo d’erba, la mente del proprietario inizia a vagare tra riunioni, orari, scadenze, mutuo, lavatrici e quell’email che andava mandata ieri. Eppure, paradossalmente, per molti questa è la parte più terapeutica della giornata: secondo l’Enpa, il 62% dei proprietari dice di sentirsi “più calmo” dopo la passeggiata mattutina.
Il secondo fronte si apre in casa, dove iniziano le operazioni di risveglio bambini. C’è chi tenta l’approccio soft con luci soffuse e musichette allegre e chi decide di affrontare subito la questione spalancando le finestre producendo gelo artico. Compiuta questa operazione, parte la fase due: la colazione. In teoria, dovrebbe essere sana e uguale per tutti; nella pratica è un tavolo che sembra l’espositore di un autogrill: merendine, biscotti, cereali diversi per ogni figlio, latte caldo, latte freddo, succhi, tazze preferite e qualcuno che protesta perché manca la sua. Poi c’è la toilette e i solleciti dietro la porta. Poi è la volta dell’inseguimento dei vestiti lasciati in giro “da una settimana” e dello zaino. Lo zaino è un capitolo a parte: si apre, si controlla e si scopre che mancano i compiti di matematica. Infine si esce di casa, ricordandosi delle chiavi solo quando si è già sulle scale. In base ai dati del Censis, oltre il 70% dei bambini italiani delle scuole primarie viene accompagnato in auto dai genitori. E nonostante la tensione e i bisticci di alcuni minuti prima, scatta sempre l’abbraccio o il bacio al volo: “ci vediamo stasera, viene nonna a prenderti!”.
A quel punto, finalmente, arriva il momento più atteso: la colazione al bar. Un rito che resiste a tutto. Secondo Fipe-Confcommercio, quasi il 30% degli italiani fa colazione fuori casa almeno tre volte a settimana. In Italia ci sono oltre 150 mila bar, uno ogni 380 abitanti: praticamente più dei farmacisti e quasi quanto i tabaccai. Il comparto “colazione al bar” genera un giro d’affari che supera i 5 miliardi di euro l’anno e coinvolge circa 350 mila addetti tra baristi, fornitori e pasticcerie. Cappuccino e cornetto, caffè al bancone: la ricompensa dopo il risveglio e la carica prima di iniziare davvero la giornata. È il momento in cui si tira il fiato, ci si specchia nella vetrata appannata e si scopre di avere la cravatta storta, il rossetto sbavato o una molletta dimenticata tra i capelli.
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