il personaggio
Leo Gassmann ha recentemente debuttato a teatro al fianco della mamma, l'attrice Sabrina Knaflitz. Dalla musica fino al cinema e alla tv, la carriera del 26enne è in piena ascesa. Lo scorso anno ha interpretato Franco Califano nel film diretto da Alessandro Angelini Califano - trasmesso su Rai 1 - e, a maggio 2025, ha rilasciato il suo singolo estivo Free drink. Alle porte del suo debutto teatrale con la commedia Ubi Maior - andata in scena in due anteprime internazionali il 29 e il 30 luglio al Festival di Borgio Verezzi - l'attore e cantante si è raccontato, a partire dalle sue origini familiari, in un'intervista a Il Messaggero.
Visualizza questo post su Instagram
La seconda n del cognome Gassmann è stata a lungo dimenticata. A reintrodurla è stato il figlio di Vittorio, Alessandro Gassmann - ha spiegato Leo nell'intervista: "Gassmann si scrive con due n. La mamma di Vittorio, cioè la mia bisnonna, decise di togliere una delle due enne a causa delle leggi razziali. Mio padre Alessandro ha voluto reintrodurla perché va molto fiero delle sue origini ebraiche".
A tal proposito, Alessandro Gassmann aveva già parlato della decisione di reintrodurre la seconda n nel cognome, in un'intervista al Corriere della era del 2011: "Mi sono aggiunto una enne alla fine: ora sul passaporto sono Alessandro Gassmann. Non per recidere il legame con mio padre, che è sempre stato fortissimo. Ma per recuperare la storia familiare. Noi siamo ebrei. Io a metà, mio padre per intero".
L'origine del nome, con due n, arriva dal padre di Vittorio, l'ingegnere tedesco Heinrich Gassmann. Tuttavia, come raccontato Alessandro, "Nel 1934 la nonna (Luisa Ambroon, ndr), che era rimasta vedova con due figli e intuiva la bufera che incombeva, tolse la "enne" al cognome dei figli e cambiò il suo da Ambroon ad Ambrosi".
"Mio padre Vittorio aveva tutte le caratteristiche che si attribuiscono agli ebrei - ha continuato -, compresa la parsimonia: uomo generosissimo - non gli ho mai visto lasciar pagare un pranzo o una cena al suo commensale -, in casa spegneva di continuo le luci, staccava l'interruttore centrale, svitava le lampadine. Era ossessionato dal consumo elettrico. Aveva il senso della provvisorietà delle cose, della caducità della vita. Anche l'ultima cosa che mi disse fu: 'Spengi la luce'".
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy