Spettacolo
Fedez torna a raccontare la sua vita privata, stavolta racchiusa tra le pagine del suo nuovo libro. Un flusso di coscienza che parte dalla separazione con la ex moglie Chiara Ferragni all'ultimo Sanremo a cui ha partecipato con "Battiti", passando per la malattia e i momenti bui legati alla depressione. L'artista ne dà un assaggio ai fan, pubblicando le foto di alcune pagine del suo libro autobiografico, disponibile a breve.
"Ero su quel palco, incapace di gestire il caos, ma anche in mille altri posti. In tutte le case dell'ultimo anno, su tutti i letti d’ospedale, sui divani dei litigi, nei locali dove mi sono rifugiato e ho fatto casini. Davanti alle facce che ho lasciato si coprissero di lacrime, le facce di chi, sfinito, sfinita, mi ha detto basta", scrive Fedez riferendosi all'esperienza sul palco dell'Ariston. "Ho tenuto gli occhi chiusi per non essere travolto, per arrivare alla fine della sola canzone che avrei potuto cantare in questo momento: tornare su quel palco, dove è iniziata la fine di tutto", prosegue alludendo alla rottura con l'influencer.
Tra lo spoiler delle pagine pubblicate si legge ancora: "Dove ho esagerato, mi è stato detto, urlato. Dove non ho avuto rispetto. Tornarci con un pezzo che è stato il mio modo di vedere davvero quello che ci è successo, quello che ho fatto. Poi ho aperto gli occhi, le pupille nere, ultra dilatate. Petrolio, buco nero, 'il paziente non è cosciente'".
Poi, arriva la parte dove controbatte alle accuse di Selvaggia Lucarelli: "Come con le sostanze, come coi farmaci che avrebbero dovuto salvarmi e non l'hanno fatto. Questa che leggerete è la storia di uno che non ce l'ha fatta. Le persone credono che io decida, pianifichi, organizzi: io sono il manipolatore, lo stratega, io sono la falena". E conclude con la parte più dura sull'analisi del tentato suicidio: "Non è il salto. Non è il colpo. Non è l'atto in sé. È tutto quello che succede prima. È la gestazione. Figlia di un lungo periodo di progettazione di tale atto. Un feto che cresce nel buio del cranio, che ti sussurra piano, ogni giorno, 'basta'. Io ci sono arrivato dopo aver mollato gli psicofarmaci di botto come si butta via un pacchetto di sigarette vuoto".
La sospensione dei farmaci ha quindi aggravato le sue condizioni di salute mentale, il rapporto simbiotico con le pillole che "erano diventate la mia pelle, la mia lingua, il mio pensiero. E quando le ho mollate il cervello ha cominciato a urlare. Come quando ti disintossichi dall'eroina. Dieci giorni. Crampi. Le gambe come blocchi di carne molle. I sogni si mangiavano la realtà, mi svegliavo e non capivo se ero sveglio o solo in un altro livello di inferno. Un tunnel. Ma mica con la luce in fondo. Solo cemento e buio e i miei occhi. Il dopo è stato peggio. Perché il corpo ha smesso di tremare, la testa era una stanza chiusa a chiave. Il mio cervello gridava per avere la sua dose e non c’era nessuno", si legge ancora.
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