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Il primo caso di mobbing della storia italiana, è quanto racconta il film Palazzina Laf di Michele Riondino, adattamento cinematografico del libro di Alessandro Leogrande, intitolato Fumo sulla città. La pellicola si ispira alla storia vera della palazzina adiacente al Laminatoio a freddo dell'impianto dell'Ilva Taranto, dove era stato organizzato un sistema di punizione dei dipendenti non allineati alle direttive aziendali circa la novazione dei contratti di lavoro, ossia al declassamento a operai.
Nella palazzina Laf, priva di strumenti di lavoro e suppellettili, i dipendenti venivano portati per la prima volta dai vigilanti e trascorrevano l'orario di lavoro senza prestare alcuna attività. Questo evento tramite una serie di esposti alla Procura della Repubblica diverrà noto a livello nazionale.
Il protagonista, Caterino Lamanna, non è un personaggio realmente esistito. Interpretato da Michele Riondino, regista/attore del film, è un operaio che vive in una masseria caduta in disgrazia a causa della vicinanza al polo siderurgico e che sta per sposarsi con Anna con cui condivide il sogno di andare a vivere in città. Quando i dirigenti aziendali decidono di fare di lui una spia per individuare gli operai di cui sarebbe bene liberarsi, Caterino comincia a pedinare i colleghi con lo scopo di denunciarli.
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Il film è stato girato a Taranto, nel quartiere Tamburi, tra cui la Parrocchia Gesù Divino Lavoratore. Alcune riprese si sono svolte anche a Massafra, in provincia di Taranto, e all'interno dello stabilimento siderurgico ex Lucchini di Piombino, in Toscana, dove sono stati del tutto ricreati gli ambienti dell'ingresso dell'acciaieria, della cokeria e della stessa Palazzina LAF.
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