HOLLYWOOD SECRETS
Brittany Renner e Kevin Gates
Negli Stati Uniti si consuma un caso che mischia matrimonio, spiritualità e social media in un cocktail esplosivo. Brittany Renner, volto noto del reality Basketball Wives e influencer da milioni di follower, ha chiuso il suo matrimonio con il rapper Kevin Gates dopo appena 52 giorni. Meno di due mesi, meno della garanzia di uno spremiagrumi, e sicuramente meno di quanto duri una stagione su Netflix.
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Il 6 aprile si sposano in segreto a Las Vegas. Il 28 maggio è già tempo di firmare il divorzio. Game over. Fine dei sogni, dei post romantici e degli anelli da dieci carati. Renner, intervistata il 7 giugno da REAL 92.3 LA, conferma senza giri di parole: "Sì, è finita". Nessun tentativo di riconciliazione, nonostante le regole della Sharia – da lei recentemente abbracciata – prevedano 90 giorni di riflessione post-divorzio. Ma a quanto pare, nemmeno la religione ha potuto rallentare il crollo.
Da un lato, la Renner che parla di reset spirituale e cita il Corano. Dall’altro, la Brittany che fino a poche settimane fa ballava in bikini su Instagram promuovendo il suo libro. Una contraddizione? Forse. Oppure una nuova strategia d’immagine mascherata da conversione. E non è passata inosservata: tra critiche dei leader musulmani e ironie social, in molti si chiedono se si tratti di fede sincera o marketing ben studiato.
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Il divorzio è diventato virale in tempo reale. L’hashtag #2DayFiancé – parodia del celebre reality americano – ha superato il milione di visualizzazioni. C’è chi invoca il rimborso dell’anello, chi cita Belen e i suoi 3 giorni di matrimonio come paragone tricolore. E il commento più ripreso? "La garanzia del Dollar Tree dura di più". Un colpo d’ironia che dice tutto sulla percezione popolare del caso.
Cosa resta dopo 52 giorni? Una valanga di commenti, una carriera rilanciata (forse), una fede sotto i riflettori, e un’altra prova che la linea tra vita vera e strategia digitale è sempre più sfocata. Renner continua a sorridere alle telecamere. Ma dietro quel sorriso c’è una domanda che riecheggia sui social: conversione spirituale o geniale trovata pubblicitaria?
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