Tennis
Sinner-Alcaraz: i riti prima della finale Roland Garros 2025 (LaPresse)
La finale del Roland Garros 2025 si gioca oggi, domenica 9 giugno, sul Philippe Chatrier. Ma per Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, la vera sfida comincia molto prima di scendere in campo. Ore prima. Nel silenzio degli spogliatoi, negli spazi personali blindati, nei gesti ripetuti che - nel bene o nel male - rassicurano e preparano la mente.

- Orario d'inizio: ore 14.30
- Diretta TV: su Eurosport 1 (canale 210 di Sky)
- Streaming: su Discovery+, Sky Go e NOW TV per gli abbonati
Un evento storico: è la prima finale del Roland Garros per Sinner, numero 1 al mondo, e l’ennesimo duello con Alcaraz, campione uscente di Wimbledon. Ecco perché, anche se ufficialmente si parte alle 14:30, per i due protagonisti la finale è già cominciata.
Il pre-partita di Jannik Sinner è quasi sempre lo stesso: massima distanza da ogni stimolo superfluo. Secondo quanto raccontato in diverse interviste, Jannik preferisce non parlare con nessuno nelle due ore precedenti. Non risponde al telefono, evita messaggi, e si rifugia nella routine: stretching, riscaldamento secco, occhi chiusi e testa bassa.
Non ascolta musica – o lo fa raramente – perché, come ha spiegato in passato a La Repubblica, “ho bisogno di silenzio, o di sentire solo me stesso”. Cura in modo maniacale la preparazione delle racchette e spesso le sistema lui stesso, una per una. Come ha raccontato il suo team, controlla l’impugnatura, la tensione delle corde, l’allineamento, quasi fosse un tecnico più che un atleta.

E poi la concentrazione: nessuna scaramanzia, ma una sequenza mentale che ripassa prima di ogni match, con punti chiave e frasi guida. In campo, si è visto spesso mentre si parla da solo durante i cambi campo. Anche quello, dicono, è parte del “codice Sinner”.
Il pre-partita di Carlos Alcaraz è l’opposto, ma funziona allo stesso modo: tiene a bada l’ansia con l’energia e il movimento continuo. Prima dei match importanti, ha rivelato più volte, balla nello spogliatoio, si carica con musica ad alto volume (soprattutto reggaeton e trap spagnola) e scherza con il suo staff. Non è leggerezza, è un modo per rimanere se stesso.
“Non riesco a stare fermo — ha detto a El País — mi muovo, canto, urlo. Così mi sento vivo.” Quando è troppo teso, chiede una battuta stupida al padre o al fisioterapista, e guai a cambiare le facce del team.
Ha anche un piccolo rituale scaramantico: entra sempre in campo col piede destro, sistema i polsini in un certo ordine e, durante il match, tiene la borraccia posizionata sempre nello stesso punto.
Visualizza questo post su Instagram
Secondo psicologi dello sport come Don MacPherson, che ha lavorato con Murray e altri top player, questi piccoli gesti sono forme di ancoraggio: creano un ambiente prevedibile che aiuta a restare lucidi sotto pressione. “Più il contesto è instabile — ha detto in un’intervista a BBC Sport — più l’atleta ha bisogno di una routine personale da cui non sgarrare.”
Nel caso di Sinner e Alcaraz, si tratta di due stili opposti: uno interno, l’altro esterno. Ma in entrambi i casi, l’obiettivo è lo stesso: arrivare al primo punto mentalmente già in partita.
Mentre i riflettori sono già puntati sul centrale di Parigi, i due protagonisti della finale stanno probabilmente facendo le stesse cose che hanno fatto prima di ogni vittoria. Un gesto, un respiro, un pensiero. Nessuno lo vede, nessuno lo applaude. Ma spesso è lì, in quei dieci minuti invisibili, che si decide tutto.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy