Oltre la ricorrenza
Papa Prevost, Leone XIV e Santa Rita da Cascia: un legame forte
E' il 22 maggio. E come ogni 22 maggio Cascia si colora di rose, di pellegrini e di preghiere silenziose. È il giorno di Santa Rita, la santa delle cause impossibili, quella che unisce donne anziane e giovanissime, camionisti, devoti e scettici. Ma quest’anno c’è un dettaglio in più, quasi simbolico, che lega la piccola città umbra ai palazzi più alti del Vaticano.
Perché tra le tante biografie segnate da questa santa, ce n’è una che oggi indossa il bianco pontificio: quella di Robert Francis Prevost, il cardinale agostiniano americano che da poche settimane è diventato Papa Leone XIV.
Molti in Italia lo hanno conosciuto solo di recente, ma la sua devozione per Santa Rita ha radici antiche e profondamente personali. Negli anni Ottanta, giovane religioso agostiniano, Prevost insegnava matematica alla St. Rita of Cascia High School di Chicago, come ricorda il Chicago Sun-Times in un lungo profilo dedicato al nuovo Papa. Una scuola, un quartiere, una comunità – e soprattutto una spiritualità agostiniana – costruita attorno alla figura di Rita, madre, vedova, monaca, pacificatrice.
In quel contesto, il nome di Santa Rita non era solo sulla targa fuori dalla scuola: era un modo di pensare, di vivere, di resistere. Prevost lo ha respirato da giovane professore, e non l’ha più lasciato.
Poi c’è il Perù. Prevost parte missionario e finisce per diventare vicario generale di un’intera diocesi in terra andina. Lì, in mezzo a povertà, tensioni sociali e spiritualità popolare, fonda una parrocchia dedicata a Santa Rita da Cascia, che negli anni diventa punto di riferimento per migliaia di fedeli.
In Perù, Santa Rita non è solo una figura devozionale. È una donna che ha sofferto, che ha trasformato dolore e perdita in riconciliazione. Una “santa delle periferie” che parla a chi ha perso un marito, un figlio, un lavoro. E lì, nel cuore dell’America Latina, Prevost costruisce il suo stile pastorale: discreto, concreto, radicato nel dolore e nella speranza.
Ma il segno forse più toccante arriva nel 2024, quando l’allora cardinale Prevost viene a Cascia, in Umbria, per celebrare la festa di Santa Rita, proprio nella sua terra. Lo ricordiamo sul Corriere dell’Umbria, emozionato e profondo, mentre pronuncia parole di pace nella Sala della Pace.
Quella visita – oggi lo possiamo dire – suona quasi come una tappa premonitrice, un passaggio simbolico tra il suo passato agostiniano e il futuro pontificato. Non un’apparizione di protocollo, ma un pellegrinaggio personale, che oggi acquista un nuovo significato.
Papa Leone XIV ha scelto un nome che richiama Leone XIII, proprio colui che canonizzò Santa Rita nel 1900. Coincidenza? Forse. Ma in un mondo dove ogni gesto pontificio è pesato, anche le scelte simboliche contano.
Quello che è certo è che il legame tra Prevost e Santa Rita non è solo emotivo o biografico. È un modello di Chiesa concreta, che parte dalle ferite. Che non fa proclami, ma lavora nel profondo. Come Rita, che non alzava la voce, ma taceva e cambiava le cose.
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