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Black Jannik: perché veste di nero. Un avvertimento per tutti e sui social i fan commentano il look del ritorno

Il completo nero non è una scelta fashion, ma una dichiarazione. Dopo lo stop, il numero uno torna a Roma e mette tutti sull'attenti. Senza dire una parola.

Ambra Costanzi

12 Maggio 2025, 19:08

Black Jannik: perché veste di nero. Un avvertimento per tutti e sui social spiegano perché

Jannik Sinner, il look è un segnale (foto LaPresse)

Jannik Sinner ha vinto. Ancora. Con un secco 6-4, 6-2 ha spazzato via l’olandese Jesper de Jong agli Internazionali di Roma. Ma più del punteggio, a far parlare è stato il look: total black. Nessun colore acceso, nessuna fantasia Nike ipertech. Solo nero. Polo, pantaloncini, cappellino. Come un agente segreto. Come uno che è venuto a chiudere i conti, non a giocarli.

I social sono impazziti: “Sinner in nero è il Batman del Foro”. “Cambia fisico, cambia tono, cambia sguardo: è lui o la sua versione 2.0?”. “Questa è roba da finale slam, non primo turno”.

Il completo ha generato speculazioni tra fan e addetti ai lavori. L’interpretazione più semplice – e probabilmente la più vera – è che questo look sia la dichiarazione silenziosa del nuovo Sinner post-stop. È l’“Era Nero”: l’estetica del riscatto. Dopo tre mesi di stop, dubbi e lavoro oscuro, Jannik ha deciso di uscire dall’ombra... vestito come l’ombra.

Secondo Tennis Channel, l’abbigliamento nero è spesso associato a “focus, controllo e autorità in campo”. Tradotto: non sono qui per giocare con voi, ma per battervi e andar via in silenzio. E Nike, che non lascia mai nulla al caso, ha approvato il design sobrio, muscolare, perfettamente in linea con la nuova silhouette di Sinner, palesemente più scolpita.

Non a caso, anche coach Vagnozzi ha confermato: “Jannik ha lavorato molto sul fisico. Più massa, più potenza. Ma ha voluto che fosse il campo a parlare”.

E infatti ha parlato. La palla corre come prima, ma ora c’è qualcosa in più: la camminata tra un punto e l’altro è meno da ragazzino, più da giocatore finito, maturo, pronto a sopportare i riflettori senza esserne schiacciato.

Questa Roma, che fino a ieri lo aspettava con lo stesso entusiasmo con cui si aspetta un treno in ritardo, ora lo osserva come si guarda una statua vivente. Ogni gesto pesa. Ogni battito di ciglia è parte del match.

Musetti, intanto, lo aspetta. Sogna una finale tutta italiana. Ma con Sinner così – vestito da guerra, muto, affilato – sembra più probabile che si stia scrivendo la sceneggiatura di un monologo. E il costume nero ne è solo la prima, definitiva battuta.

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